Nuovo reintegro per i dipendenti Fiat licenziati a Melfi

 La Fiat fa sempre parlare di sé, in un modo o nell’altro, nelle cronache finanziarie del nostro paese: in un periodo in cui si discute nel dettaglio quale sarà la futura riforma del mercato del lavoro, una sentenza della Corte di Appello di Potenza accende di nuovo i riflettori sul Lingotto e sui suoi stabilimenti. In pratica, la corte lucana ha accolto il ricorso che era stato presentato dalla Fiom (Federazione Impiegati Operai Metalmeccanici), la quale si era scagliata molto duramente contro il recente licenziamento di tre dipendenti dello stabilimento di Melfi. In questo caso, quindi, la pronuncia in questione ha di fatto riconosciuto come l’azienda automobilistica torinese si sia comportata in maniera antisindacale, dando ragione ai lavoratori.
FIAT FIRMA L’ACCORDO PER IL NUOVO CONTRATTO
La vicenda risale al mese di luglio del 2010, quando queste tre persone avevano perso il posto di lavoro dopo aver partecipato a uno sciopero che prevedeva anche una manifestazione interna all’impianto menzionato in precedenza. Tra l’altro, si tratta dell’ennesima pagina di questo caso così complicato, visto che già nell’immediato i dipendenti coinvolti erano stati reintegrati nelle loro occupazioni grazie a una sentenza del giudice del lavoro di Melfi, ma tutto questo era poi stato reso vano dalle decisioni adottate dalla Fiat stessa; quest’ultima, infatti, aveva deciso di non riservare ai tre soggetti nessun tipo di impiego nelle linee di assemblaggio, con l’unica sosta autorizzata nella saletta sindacale.

LA CEI SULLA QUESTIONE FIAT: NEGATA DIGNITA’ DEL LAVORO

La scorsa estate, poi, il tribunale melfitano aveva giudicato in favore della casa piemontese, accogliendone il ricorso. Ora l’esito si è nuovamente capovolto e il reintegro sul lavoro dovrebbe essere possibile nell’immediato. Non si sa ancora come Fiat reagirà a questa sentenza, ma intanto la Fiom si gode il successo ottenuto nell’ennesimo grado di giudizio: il precedente potrebbe essere importante e suggerire che i lavoratori possono scioperare sui luoghi di lavoro senza essere per questo licenziati.

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