Unicredit pronta a separarsi da Fineco

A quanto pare Unicredit sarebbe pronta a separarsi da FinecoBank: la ragione? E’ stata spiegata in una nota congiunta delle due società presentata questa mattina prima dell’apertura in Borsa dove veniva affrontata la questione.

Il testo spiega l’approvazione di decisioni e passaggi intrapresi “al fine di assicurare a Fineco di poter operare come società pienamente indipendente dal punto di vista regolamentare, di liquidità ed operativo, anche nel caso di potenziale futura uscita dal gruppo Unicredit“. Non dobbiamo dimenticare che l’istituto di Jean Pierre Mustier possiede il 35,47% del capitale di FinecoBank e che già negli scorsi anni ha ceduto progressivamente delle quote.

Come viene spiegato nel comunicato in merito alla banca gestita dall’ad Alessandro Foti:

In caso di completa indipendenza, Fineco sarebbe in grado di concentrarsi pienamente sul proprio sviluppo strategico e sulle proprie prospettive di crescita autonoma. Ciò non avrebbe implicazioni sul modello di business di Fineco né sui clienti e, inoltre, non comporterebbe nessun impatto significativo sul suo solido profilo di capitale e liquidità, né sulla sua redditività: tali azioni concordate consentirebbero a Unicredit di cogliere qualsiasi opportunità di mercato, anche nel breve termine, in relazione alla sua quota in Fineco. Di conseguenza, l’assorbimento in termini di attivo ponderato e il rispetto dei limiti di concentrazione del rischio per Fineco rimarranno sostanzialmente inalterati anche a seguito di una potenziale uscita futura dal gruppo Unicredit . Pertanto, Fineco conferma la sua attuale strategia di investimento della liquidità, senza impatti significativi attesi sulla sua redditività.

L’accordo raggiunto tra le due banche prevede, tra le altre cose,  la concessione da parte di Unicredit di una garanzia finanziaria a favore di Fineco al fine di neutralizzare l’esposizione al rischio di credito presente. Questo perché attualmente Fineco possiede circa 8,3 miliardi di euro di obbligazioni Unicredit che dovranno essere “protetti” fino alla naturale scadenza del 2024.