Petrolio, fallimentare la mossa di Biden?

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha deciso d’intervenire direttamente sul problema del caro energia per tentare di abbassare i prezzi del greggio, evitando in questo modo potenziali minacce alla ripresa finanziaria degli Stati Uniti. Il problema, secondo la stampa specializzata in economia, consta nel fatto che questa mossa è stata inutile.

Iniziativa nata per proteggere la crescita del paese

L’annuncio dato dal presidente Biden due giorni fa era relativo al rilascio nel mercato di 50 milioni di barili di petrolio dalle riserve strategiche degli Stati Uniti: un’operazione condotta in coordinamento con altri paesi e più nello specifico con la Cina, con l’India, con il Giappone, con la Corea del Sud e con la Gran Bretagna. Una mossa questa nata per tentare di raffreddare il mercato o meglio i prezzi dell’energia, i quali negli ultimi mesi hanno mostrato un incremento molto importante in tutto il mondo. Un’azione che arriva dopo che gli appelli fatti all’Opec+ d’incrementare l’offerta di greggio sul mercato sono andati a vuoto. Quello di Joe Biden è senza dubbio un intervento che è stato eseguito sia per motivi economici che per motivi politici: è la prima volta che gli Stati Uniti prendono una iniziativa del genere a livello globale, da soli e senza un vero e proprio accordo con i paesi che gestiscono la maggior parte delle riserve di petrolio perché produttori. Ha dichiarato Joe Biden:

Gli elevati prezzi della benzina sono un problema, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Questo non significa che dobbiamo stare a guardare: per questo ho ordinato il rilascio delle riserve petrolifere strategiche, il maggiore di sempre. Aiuterà.

Avvertimento all’Opec+ per il futuro

Comprendere perché Joe Biden abbia deciso di agire in questo modo è semplice: la necessità di mantenere la ripresa su determinati livelli positivi basterebbe già da sola come ragione. Allo stesso tempo però questa mossa deve essere riconosciuta per quello che è:  ovvero un avvertimento all’Opec+ affinché si muova attivamente per calmare i prezzi del greggio, saliti da gennaio di quasi il 60%. Altro fattore importante: Biden ha sottolineato la necessità di capire che il caro benzina non è legato alla lotta al cambiamento climatico ma deve esserne riconosciuta la causa reale, ovvero il comportamento scorretto delle aziende del settore, dato che i prezzi di vendita all’ingrosso stanno scendendo mentre quelli alla pompa continuano a salire.

La mossa del presidente degli Stati Uniti non è piaciuta al Financial Times, il quale ha sottolineato come si sia trattata di una mossa inutile a causa della creazione di un effetto boomerang che non ha portato allo scendere del prezzo del Brent ma ha un suo incremento oltre gli 80 dollari. Nonostante questo, la Cina ha comunque confermato la sua intenzione di seguire l’esempio del presidente degli Stati Uniti.