E’ veramente la direzione giusta quella presa dagli Usa dopo il fallimento Lehman

 Dopo mesi di turbolenze finanziarie senza sosta e dopo il fallimento clamoroso di Lehman e quelli a rischio di Morgan Stanley e Goldman Sach, le autorità goverantive hanno finalmente deciso di intervenire in maniera diretta per cercare di porre un qualche freno a quella che appare come la più grave crisi finanziaria dell’ultimo secolo. Secondo quanto spiegato dal segretario al Tesoro Henry Paulson, di concerto con Casa Bianca e Fed, infatti, gli asset non liquidi presenti in misura massiccia nei bilanci delle banche dovrebbero essere trasferiti in un fondo speciale a carico del governo per essere ceduti sul mercato in modo ordinato. Ma sul senso di questo intervento come su altri già adottati è innegabile che restano ancora aperte molte questioni irrisolte.

E’ sicuramente vero che in una situazione di tale emergenza occorrono misure assolutamente eccezzionali, e qesta di certo lo è, ma il dubbio è che cosi facendo alla fine i veri responsabili di tutto questo caos non vengano toccati resta. Basti pensare che il famigerato ceo di Lehman Brothers, Richard Fuld, che con i suoi mega stipendi era il più pagato banchiere di Wall Street, a poche ore dal collasso della sua banca è stato in grado di avanzare richieste per se alla banca coreana che voleva salvare Lehman, provocando di fatto la fuga degli stessi. E questo episodio ben rappresenta la protervia di certi supermanager della finanza americana che con la loro bulimia di avidita e di speculazione hanno porato istituzioni bancarie storiche al collasso, con tutto quello che ne è conseguito. Ecco perchè mentre è stata apprezzabile la decisione di far fallire Lehman, senza aiuto statale, lascia qualche dubbio invece la decisione di creare una sorta di veicolo che possa accollarsi tutti i titoli rischiosi, in barba a tutte le regole del libero mercato. Il problema alla radice che è quello delle fiducia fra operatori stessi. Nessuno si fida più della solvibilità della controparte: i prestiti fra banche in Europa e negli Stati Uniti sono quasi congelati. I tassi sui mutui sono rincarati anche in Italia. La recessione americana ha bloccato la crescita europea, colpisce le prospettive di chi cerca lavoro. I fondi pensione, ormai diffusi nel mondo intero compresa l’Italia, sono esposti a perdite pesanti che ridurranno il tenore di vita dei futuri pensionati. Difficile pensare che queste mosse della Fed e del tesoro americano riescano a riequilibrare lo stato di cose e non invece allan lunga possano avere un effetto addirittura opposto.

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