Social card: come è andata a finire?

 Torniamo ancora una volta a parlare della tanto discussa social card: la tessera sussidiaria introdotta dal Governo italiano per sostenere il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione, crollato in seguito alla forte crisi che ha colpito i mercati internazionali. Dopo aver in precedenza illustrato cosa è la social card e come è possibile ottenerla, vediamo oggi come è andata a finire. Secondo i dati resi noti dall’Inps, dei circa un milione e 300 mila cittadini aventi diritto previsti dal Governo, solo 520 mila hanno inoltrato la richiesta per la social card. Di questi ultimi solo 330 mila hanno ottenuto la tessera sussidiaria mentre 140 mila si sono visti respingere la domanda e 50 mila attendono ancora una risposta.

La social card -come dichiara il deputato del Pd, on. Franco Laretta– si è rivelata quello che si sospettava fosse sin dall’inizio: un clamoroso flop, un pasticcio di Stato in salsa tremontiana.

Ma non finisce qui. Circa il 40% delle tessere assegnate sono risultate scoperte al momento del loro utilizzo, ad esempio nei supermercati, mettendo così in ulteriore imbarazzo i cittadini indigenti. Inoltre, molte persone rischiano di perdere il bonus di 120 euro, pari alla ricarica iniziale della social card per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2008, ottenibile entro il limite improrogabile del 31 dicembre 2008. Indignati numerosi deputati che chiedono a gran voce l’intervento del Governo per porre rimedio a quella che definiscono una truffa ai danni della povera gente. La principale causa del fallimento della social card è da ricercare nelle condizioni troppo restrittive per ottenerla. A tal proposito, sempre l’on. Laratta, scrivendo al Ministro dell’Economia Tremonti spiega che

L’insuccesso della social card è dovuto ai requisiti molto restrittivi per ottenerla.Tra le condizioni per aver diritto alla card ci sono:

a) non si deve superare complessivamente l’importo di 15.000 euro di valori mobiliari (depositi, titoli ecc.).;

b) non si deve essere proprietari, insieme al coniuge, di più di un immobile con quota maggiore al 25%. La quota di proprietà dei due coniugi deve essere sommata (es. marito 15%, moglie 15%, totale 30%: non si ha diritto alla card); tra questi immobili rientrano anche le pertinenze delle abitazioni principali (garage-box);

c) I soggetti interessati, quale prima condizione per avere diritto alla card, non devono avere un ISEE superiore ai 6.000 euro, (un valore realmente troppo basso) e non devono avere un reddito complessivo superiore a 6.000 o 8.000 euro (dipende se sono under o over 70).

Si rende, dunque, necassario un drastico intervento del Governo per ripristinare e chiarire la situazione soprattutto nel rispetto di cittadini che, già beffati dalla vita, non meritano una simile presa in giro.