Cosa sono i “futures”?

I futures sono contratti che impegnano ad acquistare, o vendere, in una data futura una certa quantità di merce o attività finanziarie ad un prezzo fissato. Più precisamente se si tratta di merce parleremo di commodity futures, mentre se i tratta di beni finanziari allora avremo dei financial futures. I contratti futures sono anche detti derivati o a termine e permettono di operare sui mercati con capitali limitati dal momento che possibile usufruire di una leva (o leverage) interessante.


Un investimento fatto su leva consente di investire solo una piccola parte del capitale rispetto al valore complessivo del bene movimentato. Generalmente i valori sono del 5%-10%-20%. Questo vuol dire che se decidete di investire ad esempio in granoturco, con i vostri 10’000 euro movimenterete 100’000 euro di granoturco. Sia ben chiaro però che le perdite, come i profitti, sono sul totale, ovvero si riferiscono all’intero valore della merce movimentata. Se quindi la merce aumenta o diminuisce del 3%, significa 3% dell’intero valore movimentato, quindi in questo caso 3000 euro. Qualora la merce aumenti del 3%, avendone investiti 10’000 il profitto sarà del 30%. Questo fa sì che gli investitori possano effettuare operazioni meno costose ma con un uguale fattore di rischio, o di possibilità di guadagno.

Il future viene acquistato o venduto allo scopo di guadagnare dai rialzi o dai ribassi del mercato, beneficiando appunto della leva e dei bassi costi. La maggior parte delle operazioni sui futures hanno una durata brevissima, anche intraday. I prezzi pubblici ed ufficiali dei futures derivano dalle contrattazioni in appositi mercati specializzati, con propri organi di controllo e regole di funzionalità. In Italia ad esempio è possibile trattare i futures sull’IDEM (Italian Derivatives Equity Market),il mercato italiano dei derivati azionari. L’IDEM è nato nel novembre del 1994 in seguito all’introduzione del contratto future sull’indice MIB 30; solo dal marzo 2004 è possibile contrattare i nuovi derivati sull’indice S&P Mib, che è poi andato a sostituire i vari Mib e Fib.

Chi acquista un future deve acquistare alla scadenza l’attività o la merce sotto contratto, ma può anche vendere un future analogo e chiudere così la propria posizione. Lo stesso vale per l’altra controparte: chi vende il future si impegna a consegnare la merce, ma può anche acquistare un future analogo a quello venduto, chiudendo così analogamente la posizione. Quando il prezzo del future aumenta chi lo aveva acquistato ne trae profitti, mentre chi lo aveva venduto perdite.

Le consegne devono avvenire entro scadenze prefissate, generalmente sono 4 all’anno, secondo quantitativi fissi per ogni contratto. La standardizzazione dei contratti permette di ridurre i costi degli operatori ed aumentare la liquidità. E’ bene chiarire che quasi mai avviene la consegna materiale del bene, soprattutto se si tratta di financial futures. Il contratto viene più spesso regolato tramite il pagamento della differenza del valore tra il mercato ed il prezzo indicato sul contratto (cash settlement). Chi compra e vende contratti futures ha un conto presso la clearing house, costantemente aggiornato, su cui sono calcolati i profitti e le perdite della giornata.

Il prezzo del derivato è dato dalla combinazione tra domanda ed offerta e le quotazioni del future sono ovviamente connesse all’andamento di prezzo della merce sotto contratto. I futures sono scelti dagli investitori soprattutto per la possibilità di giocare al ribasso, in quanto è possibile vendere un future prima di averlo acquistato ed acquistarlo solo in seguito, contando sul calo del prezzo.

I commodities, rispetto ai financial, hanno inoltre una caratteristica specifica: non falliscono. O meglio, le aziende che li producono possono anche fallire, ma le materie prime, come ad esempio il granoturco del nostro esempio, no. Il loro valore sarà sempre legato all’uso globale, per cui sono ritenuti un investimento a basso rischio.