Cassa Depositi e Prestiti: il nuovo piano industriale

Cassa Depositi e Prestiti  ha presentato il nuovo piano industriale, valido fino al 2021. E grazie ad esso si può avere un’idea di quello che l’istituto sarà in corrispondenza all’attuale Esecutivo: l’obiettivo principale, quello di far crescere le imprese e l’economia italiana di svariati miliardi.

Come hanno spiegato il presidente Massimo Tononi e l’amministratore delegato Fabrizio Palermo, Cassa Depositi e Prestiti possiede “un portafoglio di partecipazioni molto ampio, pari a 35 miliardi. Stratificato nel tempo e dislocato su varie società“: quel che si intende fare è riorganizzare il suddetto portafoglio, per aumentare i ricavi ed allo stesso tempo favorire la creazione delle giuste competenze nel mercato al fine di supportare la crescita del Paese e dei suoi interlocutori industriali, sia in Italia che all’estero. Spiegano dal Cdp:

[L’istituto] mobiliterà oltre 110 miliardi di risorse proprie per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile del Paese, attivando oltre 90 miliardi di risorse aggiuntive da investitori privati e altre istituzioni territoriali, nazionali e sovranazionali. […] Cdp privilegerà investimenti che creino sostenibilità. Non possiamo sprecare soldi in investimenti in perdita, azzardati o sbagliati, o che non abbiano ricadute positive sulla collettività. Ci occuperemo di operazioni straordinarie, se sarà il caso, ma lo scopo primario della Cassa è di altra natura: finanziare le infrastrutture, essere vicini a imprese e agli enti locali.

E se il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ne ha approfittato per lanciare sui social qualcosa che suona più come uno spot da campagna elettorale che il punto della situazione, quello che ha lasciato il segno è stato l’intervento del presidente dell’Acri e della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti che ha sottolineato:

Il gruppo Cdp non deve svolgere compiti che spettano allo Stato. L’imperativo categorico deve essere quello di mantenere una gestione prudente dell’amministrazione del risparmio postale: il mantenimento di questi principi è un valore non negoziabile.