Eni annuncia il piano strategico 2008-2011

L’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha annunciato ieri il piano strategico 2008-2011. Gli obiettivi sono ambiziosi: la società punta a raggiungere un incremento delle vendite di gas fuori dall’Italia del 9%, nonostante la competizione si faccia sempre più aggressiva.

Il 2007 si è chiuso con un utile netto di 10 miliardi (+8,6%) e le vendite di gas sono aumentate dello 0,9%. Paolo Scaroni lo ha definito comunque un risultato eccellente, considerato l’apprezzamento dell’euro sul dollaro, i problemi legati alla nazionalizzazione dei pozzi venezuelani ed i ritardi nelle estrazioni in Nigeria e Kashagan.

Il “problema Venezuela” è stato risolto proprio ieri con un accordo che sancisce la fine della disputa sul giacimento di Dacion. Eni infatti riceverà una compensazione cash in linea con il valore contabile dell’asset. La compagnia nazionale PDVSA aveva infatti annullato il precedente accordo nel 2006 e secondo Eni il raggiungimento di questa soluzione è il segno di un miglioramento dei rapporti con le autorità locali, miglioramento che permetterà una maggiore produttività anche degli altri giacimenti venezuelani di cui la società italiana possiede delle quote.


Secondo il piano strategico annunciato da Eni la produzione di idrocarburi crescerà ad una media annua del 4,5%, mentre nel precedente piano strategico era previsto un incremento del 4%. La produzione dovrebbe inoltre raggiungere nel 2011 i 2 milioni ed oltre di barili al giorno.

La produzione potrà aumentare grazie alle acquisizioni dell’ultimo periodo, come Russia, Turkmenistan, Congo ed Alaska. Secondo quanto comunicato da Eni gli incrementi saranno dovuti solo alla messa in produzione di questi ultimi e non ad ulteriori acquisizioni.

A livello di mercato l’obiettivo principale resta quello di consolidare una posizione di leadership in Europa, aumentando le esportazioni di gas. Secondo quanto rivelato gli incrementi previsti dovrebbero andare anche ben oltre il piano strategico e continuare anche fino al 2014.

Se il piano dovesse essere rispettato sarebbe un’ottimo risultato, ma non va dimenticato che il costo delle acquisizioni si è fatto sentire sull’indebitamento, cresciuto a 16,3 miliardi, rispetto ai precedenti 9,5.

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