Il G20 pianifica a Berlino le future strategie di regolamentazione finanziaria

 Il meeting di Berlino che ha riunito il G20 (ovvero il gruppo che riunisce i 19 paesi più industrializzati insieme all’Unione Europea), in preparazione del prossimo vertice di Londra del 2 aprile, ha mostrato molti punti comuni nelle intenzioni dei diversi interlocutori: i rappresentanti delle principali economie dell’Unione Europea hanno infatti ritenuto prioritari aspetti come il controllo su qualsiasi tipo di prodotto finanziario, la lotta ai cosiddetti “paradisi fiscali” (gli Stati in cui la normativa sulla fiscalità presenta condizioni vantaggiose), una maggiore tutela della concorrenza e l’aumento delle risorse da destinare al FMI. L’intento comune è dunque quello di dar vita ad una nuova struttura finanziaria mondiale: il premier britannico Gordon Brown ha parlato in proposito di un vero e proprio “new deal globale”.


Molto chiare sono state le parole del presidente francese Nicolas Sarkozy, il quale ha anche parlato di una futura fusione tra Caisse d’Epargne e Banque Populaire:

L’unica scelta possibile è quella delle misure strutturali. C’è la consapevolezza di come questo vertice rappresenti la nostra ultima possibilità e non possiamo dunque fallire.

Si parla comunque di un ulteriore incontro del gruppo prima del vertice di Londra: il premier italiano Silvio Berlusconi ha infatti parlato di un possibile viaggio negli Stati Uniti, per concordare le varie decisioni con l’amministrazione americana.

Dunque il G20 ha uno scopo ben preciso, ovvero quello di creare una situazione finanziaria ben sorvegliata, in cui ogni segmento, mercato e prodotto venga sottoposto a costante regolamentazione; ma il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, si è dimostrato ottimista sul futuro dell’Europa, ritenendo inesistenti i pericoli di default e di pagamenti per i paesi dell’area euro. All’incontro erano presenti Gran Bretagna, Francia, Italia, Repubblica Ceca, Olanda, Spagna e Germania, mentre non figurava nella lista dei partecipanti la Svizzera, paese che deve ancora definire le proprie strategie nei confronti dei paradisi fiscali.

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