Germania rimpatrierà quasi 700 tonnellate d’oro

 La Bundesbank, ovvero la Banca Centrale tedesca, rimpatrierà 674 tonnellate d’oro entro il 2020. Il valore dell’oro che sarà riportato in Germania dall’estero corrisponde a circa 27 miliardi di euro. Ad annunciare la notizia è stato Carl-Ludwig Thiele, membro del consiglio direttivo della “Buba”. Secondo Thiele l’obiettivo dell’istituto centrale teutonico è quello di conservare all’interno dei propri confini nazionali circa la metà delle 3.391 tonnellate d’oro possedute dalla Germania, che attualmente è il secondo paese al mondo con maggiori riserve d’oro (al primo posto ci sono gli Stati Uniti, al terzo posto l’Italia, quarta la Francia e quinta la Cina).

Occupy Germany: le proteste di Berlino e Francoforte

 Il fenomeno delle proteste “Occupy” si estende sempre più a macchia d’olio e sta coinvolgendo ora un paese in cui sono presenti diversi simboli economici contro cui scagliarsi: si tratta della Germania, la cosiddetta “locomotiva d’Europa”, in cui gli indignati stanno dando vita alle loro dimostrazioni da almeno tre settimane consecutive, anche se non con la stessa intensità che si nota altrove. Le città principali in tal senso sono la capitale Berlino e, ovviamente, Francoforte, in cui ha sede la Borsa tedesca, ma soprattutto la Banca Centrale Europea, due dei bersagli più gettonati. Le richieste sono esplicite e chiare: Occupy Germany vuole infatti puntare su una finanza più trasparente e sull’aumento degli stipendi, sempre all’insegna del consueto slogan adottato dai “colleghi” americani, vale a dire “Siamo il 99%”.

Con la crisi finanziaria la Germania vuole allargare la lista nera dei paradisi fiscali a Svizzera e Lussemburgo

 E’ da anni ormai che si discute a livello internazionale del ruolo e dell’esistenza dei cosidetti paradisi fiscali, cioè quei luoghi dove il regime fiscale viene considerato altamente favorevole ai possessori di ingenti capitali. Ma ora che la crisi finanziaria ha creato un enorme problema di liquidità la questione torna in primo piano sopratutto nel vecchio continente. In Europa, infatti, i paesi inseriti nella cosidetta lista nera dei paradisi fiscali ufficcialmente sono il Liechtenstein , Andora, Monaco, ma certo è che da sempre la Svizzera e il Lussemburgo, per le loro regole in materia bancaria sono guardati con sospetto dai grandi paesi europei, Germania in testa. Berlino, infatti, da sempre è maggiormente attenta al contrasto di queste forme di fiscalità agevolata, come ha dimostrato il recente scandalo della scoperta dell’esistenza di centinaia di conti correnti di tedeschi, celati dietro le fondazioni del Liechtenstein e parcheggiati in banche del principato e svizzere, scoperti dai servizi segreti tedeschi, grazie ad un atto di corruzione costato al contribuente quasi 5 milioni di euro, andati nelle tasche di un infedele funzionario della società fiduciaria Lgt, appartenente all’omonimo gruppo bancario, il cui proprietario altro non è che il principato stesso.