Fondi comuni di investimento: crisi nel Belpaese, riunioni a Bankitalia

I Fondi comuni di investimento sono dei patrimoni gestiti da apposite società (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, OICR) che appunto gestiscono (investendolo in strumenti finanziari) un patrimonio autonomo, quindi separato da quello della società di gestione del risparmio (SGR), da quello dei singoli partecipanti e da qualsiasi altro patrimonio gestito dalla stessa SGR, diviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti. Tali fondi possono essere: aperti e chiusi. Quando il fondo è aperto il risparmiatore può a ogni data sottoscrivere ulteriori quote del fondo o richiedere il rimborso parziale o totale di quelle già sottoscritte. Invece l’ammontare del fondo chiuso è predeterminato ed il termine massimo di sottoscrizione è stabilito in un anno, la durata dello stesso deve essere predefinita (massimo 30 anni) e le quote non possono essere riscattate prima della scadenza.

Cosa significa tutto questo? Significa che Pinco e Pallino, avendo a disposizione una certa quantità di denaro, decidono di investire per far lievitare quanto già posseggono, ma siccome non hanno molta dimestichezza con i mercati finanziari, si affidano a dei professionisti, che effettueranno per loro conto, un’ottima gestione. Almeno si spera. Perché magari mentre Pinco ha avuto il suo bel gruzzoletto in eredità da una vecchia zia d’oltreoceano sbucata e deceduta all’improvviso, Pallino i suoi soldi se li è sudati tutta una vita ed essi sono il frutto di anni e anni di lavoro. Entrambi comunque, aldilà di quale sia stata la fonte del loro denaro, hanno il sacrosanto diritto di essere tutelati. Quali sono quindi le garanzie per i due amici? Innanzitutto la SGR ha obblighi di corretta gestione, di informazione e rendiconto verso i sottoscrittori, i nostri amici quindi saranno costantemente informati dell’evoluzione dell’investimento. Inoltre sui soggetti abilitati alla gestione vigilano: la Banca d’Italia, in merito al contenimento del rischio e alla stabilità patrimoniale della società di gestione e la Consob che assicura la trasparenza e correttezza dei comportamenti e dei mercati e la tutela degli investitori.

Crisi fondi comuni: a gennaio solo 19 miliardi

Una raccolta negativa per 19 miliardi in un solo mese è il risultato peggiore registrato storicamente dall’industria dei fondi comuni. Anche il patrimonio ha segnato il passo, scendendo a 538 miliardi e registrando un decremento del 5,5% rispetto a dicembre 2007. Cosa può aver contribuito a questa situazione negativa? A gelare la raccolta di gennaio ha sicuramente contribuito il pessimo andamento dei mercati finanziari, scesi in media del 15%. I costi spesso troppo elevati dei fondi obbligazionari, che con rendimenti mediamente al di sotto dell’inflazione non sono giustificati, spingono molti risparmiatori a cercare alternative. Inoltre le banche da mesi stanno dirottando i loro clienti verso prodotti (in primis le loro obbligazioni) che consentono agli sportelli di incassare commissioni di ingresso più ricche. Solo i fondi monetari, quelli usati per parcheggiare temporaneamente la liquidità, segnano un dato positivo (un modesto più 886,4 milioni di euro). Soffrono i fondi di diritto italiano (che perdono poco meno di 9 miliardi di euro), ma anche i “roundtrip” (i fondi creati all’estero da società italiane, con un saldo negativo fra raccolta e riscatti di 7,8 miliardi), e i fondi esteri (meno 2,7 miliardi). Se a questi dati si aggiungono i cali che hanno colpito le Borse nel mese di gennaio, si arriva a un patrimonio complessivo in calo dai 570,2 miliardi di dicembre agli attuali 538,6 miliardi.