Non è una novità purtroppo: il settore turistico è uno di quelli che ha sofferto di più l’emergenza coronavirus ancora in corso: e il calo degli introiti internazionali è senza dubbio la piaga più evidente.

L’Europa abbassa le stime del PIL italiano. Secondo l’unione la crescita italiana per il 2024 sarà pari allo 0,8%. Una revisione al ribasso che ricalca
Non è una novità purtroppo: il settore turistico è uno di quelli che ha sofferto di più l’emergenza coronavirus ancora in corso: e il calo degli introiti internazionali è senza dubbio la piaga più evidente.

Ristoranti e commercianti in crisi: bisogna evitare un nuovo lockdown. E’ questo l’allarme lanciato dal Confcommercio, che intervenendo con il suo rapporto sulla congiuntura sottolinea come a causa della crescita di contagi da Covid-19 si rischi davvero tantissimo a livello economico.

Il 2017 non è stato un anno pessimo per l’economia italiana: il Pil è cresciuto infatti dell’1,4% rispetto al 2016, così come comunica l’Istat, rendendo nota la prima stima sulla crescita del Pil basata su dati trimestrali: a marzo verrà reso noto il dato di riferimento definitivo.

La Bce ha diramato il suo bollettino di dicembre e nonostante tutto le notizie sembrano essere confortanti: secondo l’istituto centrale europeo l’espansione economica nell’area continua, è abbastanza forte ed è generalizzata in tutti i paesi e settori di appartenenza.

Il Pil italiano accelera e fa registrare nuovi dati positivi rispetto allo scorso trimestre, guadagnando lo 0,2% passando ad un + 0,5% dallo 0,3%. Contestualmente però si registra un calo di quelli che sono i proventi legati al comparto dell’agricoltura.

Il Fondo Monetario Internazionale si allinea alle previsioni del governo italiano e rivede al rialzo il Pil del nostro paese dello 0,2%. Quindi, dopo il
Una crescita che ben pochi analisti si aspettavano: nel primo trimestre del 2017 il prodotto interno lordo italiano è salito dello 0,2% rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno e dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2016.

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al Def ed alla manovra ed il tutto è stato ottenuto, secondo il premier Paolo Gentiloni, senza toccare eccessivamente le tasche degli italiani e senza aumentare le tasse. Qualcosa che in parte rassicura gli investitori e l’Europa ed in parte delude.

L’Italia è sulla strada giusta per ciò che concerne il debito pubblico ed i suoi sforzi “vengono riconosciuti“. E’ questo ciò che ha riportato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a margine dell’incontro con il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis.

La pressione fiscale in Italia cala, anche se la maggior parte della popolazione non riesce a percepirlo. Secondo l’Istat, l’istituto di statistica italiano, essa ha infatti raggiunto il 42,9% dal 43,3% dello stesso periodo dello scorso anno.

Se non sarà in grado di cambiare il trend, l’Italia potrebbe trovarsi fuori dal G20 per via del PIL in calo. E’ un dato di fatto che i mercati emergenti stiano sollevando sempre di più la testa, spingendo economie più deboli come quella del bel paese ad uscire dalle classifiche.

Differenze che fanno riflettere. Il Pil per abitante nel 2014 risulta pari a 32,5mila euro nel Nord-ovest, a 31,4mila euro nel Nord-est e a 29,4mila euro nel Centro.
Secondo quanto emerge da uno studio della Bce, l’impatto sullo spread dell’aumento dell’indebitamento pubblico non è affatto di poco conto. L’ingente debito pubblico italiano, che ha già superato quota 2.000 miliardi di euro sul finire del 2012, risulta essere l’elemento-chiave nell’andamento dello spread Btp-Bund. A quanto pare per ogni punto di crescita del nostro debito, avviene un contestuale aumento del differenziale tra i tassi italiani e quelli tedeschi. Tuttavia, può essere comprensibile il fatto che gli investitori chiedano un maggior premio per il rischio al crescere del debito pubblico.