La Federal Reserve ha deciso di lasciare invariati i tassi d’interesse in una fascia tra l’1,75% e il 2%: si è arrivati a tale decisione dopo circa due giorni di vertice dell’istituto, ma allo stesso tempo si è stabilito che entro la fine dell’anno potrebbero trovare spazio ben due rialzi degli stessi.
FED
Fed limita Deutesch Bank negli Stati Uniti
Quello che sembrava già essere un periodo davvero complicato per Deutsche Bank si aggrava con il giudizio della Fed sull’istituto: la Federal Reserve ha infatti designato come “problematiche” le condizioni delle attività americane della banca.
Fed, tassi di interesse rimangono invariati per ora
La Fed ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati al momento: una soluzione che la banca centrale statunitense considera temporanea. Almeno è quello che si è compreso dalle parole di Jerome Powell, il quale nonostante tutto, è apparso ottimista in merito alla salute dell’economia americana.
Federal Reserve pronta ad una politica aggressiva?
Sono tante le domande che i maggiori esperti dell’economia mondiale si pongono in merito a quella che sarà la politica della Federal Reserve statunitense dopo la riunione prevista per domani, ma una svetta su tutte: la banca centrale americana è pronta a iniziare una politica più aggressiva?
Trump vuole Powell alla Fed ed il dollaro cala
Donald Trump vuole Jerome Powell presidente della Fed e mentre si sussurra che abbia già avvertito di ciò il diretto interessato, sulla linea delle indiscrezioni in tal senso il dollaro ricomincia a scendere. In attesa di ascoltare l’uomo alla banca centrale, è evidente che la moneta verde non rimanga immune da contraccolpi.
Fed indecisa sui tassi di interesse
Tempi duri per la Federal Reserve: l’istituto sembra essere diviso attualmente su tutto. Ed in particolare sui tassi di interesse, vero punto focale dell’economia dei prossimi mesi e del percorso economico che gli Stati Uniti saranno chiamati a intraprendere.
Fed, Yellen cauta e le borse scendono
La Fed non sorprende ed una Janet Yellen troppo cauta rispetto a quello che ci si aspettava non dà la giusta spinta alle borse europee che aprono tutte deboli ed in calo. L’aumento dei tassi di interesse è avvenuto di un quarto di punto come ci si aspettava.
Fed pronta ad alzare di nuovo i tassi d’interesse
La Fed americana è pronta ad alzare nuovamente i tassi di interessi, e l’attenzione dei mercati mondiali, ancora una volta, è focalizzata su tale annuncio: si tratterebbe del secondo rialzo dei tassi sui fed funds dall’inizio del 2017.
FED, presto tassi più alti?
Tassi d’interesse negli Stati Uniti più alti? E’ una possibilità che la Federal Reserve (FED) sta prendendo in seria considerazione per via di una politica fiscale in arrivo caratterizzata da una forte espansione che potrebbe letteralmente “accendere” l’inflazione.
Fed pronta ad alzare i tassi
Lo avevano preannunciato. Il 2015 sarà l’anno della svolta per la politica monetaria americana, destinata a diventare meno accomodante nei confronti del resto del mondo soprattutto a seguito delle strategie promosse dall’Eurotower.
Titoli di stato: si allarga lo spread tra Btp e Bund
Non ci sono buone notizie tra quelle provenienti dal mercato europeo dei titoli di stato. Le valutazioni del Fondo Monetario e le (cattive) notizie provenienti dall’industria tedesca hanno condizionato il trend e allargato lo spread tra BTP e Bund a 147 punti segnando un aumento dei rendimenti. Il decennale settembre 2014 ha fatto registrare una quota di rendimento pari a 2,366%.
FED non alzerà i tassi prima di fine 2014 secondo M&G Investments
Le borse mondiali stanno recuperando quasi tutte le perdite accumulate nelle settimane precedenti, che avevano visto l’inizio di una brusca correzione sia delle azioni sia dei bond. La motivazione principale di questo sell-off improvviso è stata ricondotta alle dichiarazioni del numero uno della FED, Ben Bernanke, che lo scorso 19 giugno ha tracciato la road map della exit strategy dall’attuale politica monetaria ultra-espansiva. Bernanke non ha escluso la riduzione del piano di quantitative easing entro fine 2013 e addirittura l’azzeramento degli stimoli monetari entro metà del 2014.
Oro ai minimi dal 2010 dopo le mosse della Fed
Il trend ribassista dell’oro sperimenta una nuova brusca accelerazione. Nel giro di tre giorni i prezzi si sono allontanati definitivamente dalla resistenza di area 1.400 dollari, per incamminarsi verso i minimi dell’anno toccati lo scorso 16 aprile a 1.321 dollari. L’approdo su questi livelli ha scatenato una forte attività degli operatori finanziari, che si è tradotta con il breakout esplosivo del supporto “psicologico” di area 1.300 dollari l’oncia. I prezzi hanno accelerato al ribasso fino a 1.377 dollari l’oncia. Si tratta del minimo più basso da ottobre 2010.
Fed continuerà a stampare denaro
Gli investitori internazionali hanno tirato un sospiro di sollievo quando ieri pomeriggio Ben Bernanke, il numero uno della Federal Reserve, ha dichiarato che non ci sarà alcuna interruzione del piano di quantitative easing da 85 miliardi di dollari. La Fed continuerà a stampare denaro, acquistando sul mercato bond e asset-backed securities. I mercati finanziari continueranno ad essere inondati di liquidità, vero motore della crescita senza freni delle borse mondiali. Il tutto mentre l’economia reale dei paesi occidentali arranca e aumentano le distorsioni sui mercati obbligazionari globali.