Protesta dei suinicultori: non si consegnano le certificazioni dop. A rischio prosciutti come il Parma e il San Daniele

In un’Italia scossa dalle proteste scendono in campo anche i suinicultori e i produttori di prosciutto. Dal primo giugno, infatti, è scattata ufficialmente la sospensione dei certificati di qualità che accompagnano i suini alla macellazione per produrre salumi. Una decisione drastica che pesa sui guadagni degli allevatori poiché, così facendo, si ritrovano a vendere senza incassare il sovrapprezzo dato dalle certificazioni.

Al centro delle proteste degli allevatori il calo del prezzo dei suini, l’aumento dei costi per l’alimentazione degli animali con un rialzo del 40 per cento del prezzo di cereali e oleaginose, i rincari anche nelle spese energetiche e la necessità di investimenti nelle strutture e nei macchinari all’interno delle aziende per ottemperare agli obblighi imposti dall’Unione Europea.

Tfr: fondi chiusi, aperti o PiP?

Per chi ancora non avesse ben chiaro cos’è il TFR e che cosa è cambiato con l’ultima riforma: il TFR è il Trattamento di Fine Rapporto, quella che comunemente viene chiamata liquidazione. Da qualche tempo a questa parte è possibile decidere come usare il TFR. la prima opzione è ovviamente quella di lasciarlo all’azienda, come previsto nella vecchia normativa. In alternativa è possibile destinare il TFR a dei fondi complementari cosicchè la liquidazione potrà andare ad integrare la pensione pubblica.

La terza opzione è invece offerta da banche ed assicurazioni. Quasi tutte le banche offrono fondi di pensione e fondi di investimento del gruppo a cui appartiene la banca. Quando uno va alla propria banca e chiede un consiglio su come destinare il proprio TFR è molto probabile che la banca consigli come soluzione il fondo del suo gruppo con evidente conflitto di interesse.

Stesso discorso vale per le assicurazioni, che possono proporvi dei PIP (piani individuali pensionistici) ma la scelta deve essere ovviamente valutata con attenzione. Le offerte che banche ed assicurazioni sono molte e variegate e non è facile orientarsi tra le diverse proposte.

C’era una volta il latte… Oggi incremento medio di circa il 10%

I dati parlano chiaro: l’Osservatorio prezzi e tariffe del Ministero dello Sviluppo economico ieri in occasione della convocazione dei rappresentanti dell’industria e del commercio di settore da parte del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, De Castro, e del Garante per la sorveglianza dei prezzi, Antonio Lirosi, ha diffuso i dati riguardo l’aumento del prezzo del latte. In un anno, dal gennaio 2007 al gennaio 2008, il latte ha subìto un aumento dell’8,7%. E Milano e’ da record: nel 2007 il prezzo è aumentato del 16%. Impennata anche a Torino (+15%), mentre gli andamenti piu’ moderati si sono avuti a Napoli (+4,7%) e Firenze (+2,4%). Nell’ incontro al Mipaaf si sono esaminate le dinamiche e i problemi del settore latte, e si e’ appurata la presenza sul mercato di livelli di prezzo che variano in relazione alla tipologia del servizio, del punto vendita e come abbiamo visto, delle citta’. Al tavolo sono state anche rilevate le numerose segnalazioni riguardanti aumenti del prezzo del latte ricevute dal numero verde delle Camere di commercio in questi primi due giorni di attivazione (40 sulle 750 telefonate pervenute).