Social card: come è andata a finire?

 Torniamo ancora una volta a parlare della tanto discussa social card: la tessera sussidiaria introdotta dal Governo italiano per sostenere il potere d’acquisto delle fasce più deboli della popolazione, crollato in seguito alla forte crisi che ha colpito i mercati internazionali. Dopo aver in precedenza illustrato cosa è la social card e come è possibile ottenerla, vediamo oggi come è andata a finire. Secondo i dati resi noti dall’Inps, dei circa un milione e 300 mila cittadini aventi diritto previsti dal Governo, solo 520 mila hanno inoltrato la richiesta per la social card. Di questi ultimi solo 330 mila hanno ottenuto la tessera sussidiaria mentre 140 mila si sono visti respingere la domanda e 50 mila attendono ancora una risposta.

Avviato il recupero sgravi per i contratti di formazione-lavoro

Dopo l’aiuto dello Stato nei confronti della regione Sicilia, una mannaia si sta abbattendo su un gran numero di imprese. E’ un pericolo che rischia di atterrare le imprese commerciali che hanno più dipendenti e che rappresentano l’unica fonte di sostentamento per migliaia di famiglie siciliane. Consiste nel recupero complessivo di milioni di euro elargiti dalla Regione e dallo Stato e corrispondenti a sgravi fiscali e incentivi per l’assunzione di personale, a partire dal 1995 fino al 2001. Sei anni: un salasso per ogni contratto stipulato. Il recupero è stato già avviato dall’Inps, a seguito di una decisione della Commissione europea e poi della Corte di Giustizia Ue: le agevolazioni, di cui nel passato hanno potuto usufruire le imprese, secondo la giurisprudenza europea, sono illegittime, perché violano le norme sulla concorrenza tra gli Stati membri.

Con l’entrata in vigore della legge n. 101/2008 nel maggio scorso, che reca disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e l’esecuzione di sentenze della Corte di Giustizia dell’Ue, l’Italia ha dato seguito all’ultimo avviso di Bruxelles. Ormai non sembra esserci scampo, dopo ricorsi respinti e battaglie legali fallite: per alcune imprese le cartelle sono ormai partite e, in alcuni casi, gli sgravi da restituire sono superiori a 250 mila euro.