Chrysler riapre il 2010 sul web con una campagna per Jeep Wrangler

 Il Salone dell’auto di Detroit, fino al prossimo 24 gennaio, sarà per tutte le case automobilistiche un grande trampolino di lancio per lasciarsi alle spalle due anni difficili che hanno portato, in particolare in America, a dei veri e propri sconvolgimenti poi sfociati, tra l’altro, nell’alleanza tra Fiat e Chrysler.
Osservando che la prima campagna web lanciata da Chrysler Italia nel 2010, è dedicata a Jeep Wrangler, con relativa offerta commerciale, si intuisce l’importanza che le 2 case automobilistiche vogliono dare al marchio Jeep.

Ed è proprio sul binomio Italia-USA che si sta giocando la presenza al Salone della casa automobilistica americana, e di quella italiana, ora ufficialmente insieme, per stupire i visitatori, gli addetti ai lavori nonché gli analisti e gli investitori. Per quanto riguarda i prossimi modelli pronti a sbarcare sul mercato, Fiat gestirà il marchio Chrysler, comunque, nel segno della continuità col lavoro svolto nel passato, nonostante la novità di ora, ovverosia quella della fusione.

General Motors: conti in rosso e tagli al personale

Perdite maggiori del previsto per General Motors che chiude il 2007 con un nuovo record: 38,7 miliardi di dollari di passivo. Nel settore auto i ricavi sono saliti del 7% nell’ultimo trimestre e del 4% in tutto l’anno, ma a pesare è soprattutto l’eliminazione di crediti di imposta non più utilizzabili.

La casa automobilista, un tempo ai vertici mondiali, nel 2006 aveva registrato un miliardo e mezzo di deficit. Se si escludono dal conto totale le rettifiche dovute ai benifici fiscali di cui GM non ha potuto godere, la perdita si attesta sui 23 milioni contro un utile di 1,2 miliardi.

Nel settore delle vendite auto GM ha registrato un calo in Nord America, ma il passivo peggiore è stato registrato in Europa, dove le tedesche hanno avuto la meglio. Bene invece nei mercati emergenti, in Asia e America Latina con due miliardi di profitti complessivi. Il mercato interno costituisce ormai meno del 40% e i piani di espansione riguardano tutto il settore dei mercati emergenti.