Supereuro, il dollaro non riesce a rialzarsi ma resta comunque la valuta guida

L’euro ieri ha stabilito un nuovo record sul dollaro e la sua corsa sembra inarrestabile. L’inflazione sale negli Stati Uniti e l’euro sale, l’inflazione cresce in Europa e l’euro cresce ugualmente.

Wall Street in rally attraversa un momento positivo ed i dati macroeconomci sugli Stati Uniti non sono poi così negativi: l’Empire State Manufacturing Index è risultato essere superiore alle attese e il dato sui flussi di capitali ha dimostrato che investimenti stranieri continuano ad arrivare. Allora come mai il dollaro continua a perdere?

Christian Noyer, Governatore della Banca di Francia e consigliare della Bce, ha descritto la crescita dell’euro come “abnorme“, ma ha anche ammesso che è proprio il supereuro a proteggere il vecchio continente da un’inflazione ancora maggiore di quella attuale.

Sembra sempre di più che il mercato valutario non rispecchi i fondamentali economici. O almeno è quello che credono i gestori interpellati da Merryl Linch: secondo un sondaggio effettuato dalla banca d’affari statunitense il 71% dei gestori crede che l’euro sia sopravvalutato.


La soglia dell’1,60 adesso è incredibilmente vicina e la moneta americana negli ultimi 6 anni ha perso più del 40% del suo valore con ovvie conseguenze su tutto ciò che è basato su di essa, in primis le materie prime. Il problema infatti non è il crollo del dollaro in sè per sè ma il fatto che continui ad essere la valuta guida a livello mondiale.

Così come il dollaro resta al centro dell’economia mondiale così è anche per gli Stati Uniti, nonostante se anche di recessione non si vuol parlare di sicuro ha rallentato. E non è un rallentamento dovuto solo ed esclusivamente al credit crunch, ma una tendenza che ha avuto inizio ben prima.

Più dell’80% delle transazioni quotidiane nel mercato dei cambi sono effettuate in dollari, così come in dollari sono la maggior parte delle riserve delle Banche Centrali e degli stati sovrani più ricchi. Per non parlare delle commodities, cosa succederebbe, o sarebbe successo, se la quotazione del greggio fosse stata convertita in euro? Lo scenario a cui stiamo assistendo sarebbe totalmente diverso.

E tutto va a scapito nostro, dei nostri prezzi che salgono e delle nostre esportazioni che sono sempre più costose, mentre le aziende statunitensi riescono anche a compensare il rallentamento dei consumi “locali” con le vendite oltreoceano.

Oltre a penalizzarci questa situazione impone anche agli occhi di tutti l’enorme squilibrio della politica monetaria internazionale: possibile che nessuno “lassù” abbia il coraggio di dirlo?

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