Cina: stretta monetaria per frenare crescita

Il 2008 per la Cina sarà il sesto anno consecutivo di crescita, la previsione è del Centro d’informazione dello Stato, le cui stime sono riportate dal giornale Shanghai Securities News. Secondo lo studio, la crescita del surplus commerciale cinese dovrebbe ridursi a causa del “protezionismo straniero” (molte aziende cinesi sono bersaglio di inchieste antidumping), delle incertezze sull’economia Usa e del ridimensionamento degli incentivi fiscali agli esportatori (finora un soggetto straniero che decideva di intraprendere un’ investimento diretto in Cina, godeva di una serie di agevolazioni fiscali alquanto vantaggiose, soprattutto nei primi anni d’impresa). Tuttavia questo non frenerà la crescita del Paese asiatico, il Centro prevede infatti per l’anno in corso una crescita del Pil del 10,8%, contro il +11,5% del 2007.

Le autorità cinesi danno più opportunità alle proprie aziende di emettere bond

La National developement and reform commission (Ndrc) ha dato il via ad una nuova regolamentazione che permetterà alle aziende cinesi di emettere obbligazioni. L’importante sarà avere per queste aziende dei requisiti specifici:

  • Le società per azioni devono avere un patrimonio minimo di 4,1 milioni di dollari
  • Le società a responsabilità limitata devono dare una garanzia patrimoniale pari a 8,2 milioni di dollari

Inoltre l’ammontare dell’emissione obbligazionaria non potrà eccedere il 40% degli asset dell’azienda emittente. Gli utili degli ultimi tre anni dovranno essere sufficenti per pagare un anno d’interesse delle obbligazioni emesse.

Cina: entro il 2010 assorbirà il 62% della produzione di lana mondiale

La Cina è un paese ormai destinato a rimanere alla ribaltà per tutto ciò che riguarda l’economia mondiale. Nello specifico sta diventando leader mondiale per la lana, infatti non è solo il più grande acquirente ma è anche il secondo produttore mondiale di questo filato. Scusate dimenticavo un particolare, è primo come numero di capi prodotti. Nel 2007 la Cina ha importato 202mila tonnellate di questa materia prima, vale a dire il 27% in più rispetto lo scorso anno, assorbendo il 63% della produzione australiana, movimentando un giro d’affari di 1,5 miliardi di dollari australiani.