Pacific Hydro prevede buoni profitti con la nuova legislazione “verde” australiana

 Pacific Hydro Ltd., l’azienda australiana attiva nella produzione di energia eolica ed idroelettrica, ha annunciato di attendersi profitti per 2 miliardi di dollari australiani (1,4 miliardi di dollari) dai progetti per l’energia eolica, una volta che verrà approvata la legge della nazione oceanica sull’energia rinnovabile. Gli investimenti in tali progetti, in particolare negli stati di Victoria, Western Australia e South Australia, dovrebbero ottenere il via libera tra tre o cinque anni, secondo quanto fatto sapere dal portavoce della Pacific Hydro, Andrew Richards: quest’ultimo ha anche aggiunto che la società ha ancora alcune preoccupazioni riguardo alla bozza di legge.

 

La legge del governo australiano dovrebbe permettere l’afflusso di circa 20 miliardi di dollari australiani di nuovi investimenti e portare dei tagli immediati alle emissioni di gas. Pacific Hydro, la quale è di proprietà della Industry Funds Management Pty, ha espresso soprattutto il proprio timore riguardo al raggiungimento dell’obiettivo del 20% di energia rinnovabile, traguardo che appare difficile da realizzare dato che i contributi derivanti dai progetti solari rappresentano solo un quinto dei crediti generati. La compagnia australiana sta anche valutando ed esaminando attentamente il drammatico peggioramento nell’obiettivo di energia rinnovabile posteriore al 2025, il quale potrebbe avere implicazioni nell’ambito degli investimenti a lungo termine. Tali aspetti della bozza di legge stanno creando notevole incertezza intorno a questo tipo di investimenti: Pacific Hydro sta dunque pensando di considerare maggiormente l’energia geotermica e delle onde.

L’Australia inserisce incentivi per l’energia solare nel suo piano anti-inquinamento

 Il piano del governo australiano per produrre il 20% dell’energia da fonti rinnovabili a partire dal 2020, prevede ora anche degli incentivi per i pannelli solari, così come ha precisato il ministro per i cambiamenti climatici, Penny Wong. Wong ha anche fatto sapere di avere intenzione di includere i cosiddetti Crediti Solari per quelle persone che utilizzano l’energia proveniente dal sole. Le leggi promosse dal ministro permetteranno, tra l’altro, di espandere gli obiettivi dell’elettricità da fonti rinnovabili fino a 45.000 gigawatt-ora nel 2020 dai 9.500 gigawatt-ora di partenza del 2010. In una dichiarazione via e-mail, il ministro australiano ha precisato il suo progetto:

Stiamo costruendo una economia del futuro con livelli di inquinamento molto bassi, attraverso la fissazione di un costo sul carbone e con maggiori investimenti nelle tecnologie rinnovabili, come le energie eolica, solare e geotermica.

 

L’obiettivo del governo australiano per quanto riguarda l’energia rinnovabile fa parte di un piano più ampio volto a ridurre i gas ad effetto serra del 60%  nel 2050. Lo stesso ministro Wong ha spiegato questa settimana che il governo dovrebbe utilizzare lo scambio di emissioni per abbassare il livello di inquinamento del 5-15% a partire dal 2020. Il progetto darà quindi la possibilità ai consumatori di guadagnare cinque crediti, detti anche Renewable Energy Certificates, per ogni megawatt-ora di energia solare prodotta dai loro pannelli. Questi crediti saranno una sorta di anticipo dei 7.500 dollari australiani (5.194 dollari) per chi acquisterà sistemi fotovoltaici domestici.

Il governo australiano vara un piano anti-crisi da 5 miliardi di dollari

Quasi due miliardi e mezzo di euro per risollevare l’economia duramente colpita dalla forte crisi finanziaria che ha travolto i mercati mondiali. E’ quanto ha stabilito il governo dell’Australia. Il primo ministro australiano, Kevin Rudd, ha, infatti, stanziato circa 5 miliardi di dollari australiani, pari a 2,3 miliardi di euro, per aiutare il Paese ad uscire dalla crisi economica. I nuovi fondi serviranno principalmente a finanziare interventi di miglioria delle infrastrutture.

Abbiamo cercato di mettere in atto -ha spiegato il primo ministro Rudd– una serie di misure allargate che potesse stimolare l’economia da subito e per il prossimo anno. Tutto il Paese ne trarrà giovamento.

L’Australia stanzia un ingente pacchetto di spesa per istruzione e salute al fine di superare la crisi

 Il primo ministro australiano Kevin Rudd ha annunciato che il governo federale e gli stati si sono accordati per approntare un pacchetto di spesa di circa 15 miliardi di dollari australiani (9,9 miliardi di dollari), al fine di creare di nuovi posti di lavoro: la misura si è resa necessaria per affrontare nel migliore dei modi la crisi finanziaria globale. Il piano, che ha come principali obiettivi i settori dell’istruzione e della salute, consentirà di generare nuovi impieghi per 133.000 persone, come ha tenuto a precisare lo stesso Rudd durante una conferenza stampa a Canberra. Si prevede tra l’altro che i surplus di budget saranno in grado di finanziare nuove spese, in modo da far avviare questo anno fiscale.

Il primo ministro della nazione oceanica ha anche spiegato:

Questo ampliamento di spesa di 15 miliardi di dollari australiani agli stati creerà lavoro e darà un forte impulso all’economia. Esso sarà il piano principale di una nuova agenda di riforme in più settori.

Il meeting di oggi fa parte delle trattative che ogni anno sono approntate dal governo per finanziare gli stati australiani: tra di esse molto importanti sono le allocazioni dalla tassa del 10% su beni e servizi. C’è inoltre da dire che il pacchetto di spesa porta ulteriore denaro (332 miliardi di dollari australiani) per questo e i prossimi tre anni fiscali.

Cina: entro il 2010 assorbirà il 62% della produzione di lana mondiale

La Cina è un paese ormai destinato a rimanere alla ribaltà per tutto ciò che riguarda l’economia mondiale. Nello specifico sta diventando leader mondiale per la lana, infatti non è solo il più grande acquirente ma è anche il secondo produttore mondiale di questo filato. Scusate dimenticavo un particolare, è primo come numero di capi prodotti. Nel 2007 la Cina ha importato 202mila tonnellate di questa materia prima, vale a dire il 27% in più rispetto lo scorso anno, assorbendo il 63% della produzione australiana, movimentando un giro d’affari di 1,5 miliardi di dollari australiani.