SNB messa in difficoltà dai continui apprezzamenti del franco svizzero: non bastano i tagli dei tassi

 Philipp Hildebrand, vicepresidente della Swiss National Bank, ha annunciato che i policiy makers devono essere pronti a intervenire nei mercati valutari a tassi di cambio fissi nel caso fosse necessario, al fine di prevenire il nuovo apprezzamento del franco svizzero. La moneta svizzera ha infatti guadagnato circa 6 punti percentuali nei confronti dell’euro a partire dal mese di ottobre: questa crescita è stata provocata dalla crisi finanziaria globale, la quale ha spinto l’istituto bancario centrale della Svizzera a tagliare i suoi tassi di mercati di ben 225 punti base, portandoli fino allo 0,5%. In particolare la nazione europea è stata colpita da una forte inflazione e dal peggioramento delle esportazioni, che rappresentano più della metà del prodotto interno lordo di tutto il paese.

Sterlina sempre più debole nei confronti delle altre valute: il debito britannico crescerà ancora

 La sterlina è scesa al suo livello più basso nei confronti dello yen: inoltre, la valuta britannica ha raggiunto la sua peggior quotazione nei confronti del dollaro da sei anni a questa parte. Il motivo di questi cali dev’essere ritrovato nell’azione del governo, il quale è costretto a provvedere al salvataggio di un numero consistente di banche. Jim Rogers, portavoce della società Rogers Holdings di Singapore, non ha usato mezzi termini al riguardo ed ha definito come “completamente rovinata” l’economia del Regno Unito, precisando anche che gli investitori dovrebbero vendere la valuta. La Commonwealth Bank of Australia ha annunciato che esiste ancora un alto rischio di taglio dei tassi di credito del paese ed ha quindi provveduto ad abbassare le sue previsioni per la sterlina. Il primo ministro Gordon Brown ha autorizzato lo stanziamento di circa 100 miliardi di sterline (142 miliardi di dollari) in favore degli istituti creditizi maggiormente in difficoltà.

La fiducia degli investitori verso Obama fa indebolire lo yen nei confronti delle altre valute

 Lo yen perde terreno nei confronti dell’euro, dopo gli sforzi intrapresi dal governo giapponese per risollevare la situazione delle banche maggiormente in difficoltà. La valuta asiatica si è inoltre indebolita anche nei confronti del dollaro della Nuova Zelanda e del dollaro australiano: tale evento è stato provocato in particolare dall’atteggiamento degli investitori, i quali hanno mostrato tutta la loro fiducia nei confronti dei piani del presidente eletto statunitense Barack Obama per ricapitalizzare le banche statunitensi, potenziando la domanda per gli assets ad alto rendimento finanziati in yen. Yuji Saito, a capo del settore degli scambi esteri della sede di Tokyo della Societe Generale, seconda banca francese per quanto riguarda il valore di mercato, non si è mostrato molto ottimista:

Le speranze mostrate nei confronti dell’amministrazione Obama stanno favorendo la propensione al rischio. Lo yen verrà dunque venduto.

Terza svalutazione in una settimana per il rublo dopo il ribasso del prezzo del petrolio

 Bank Rossii, banca centrale della Russia, ha provveduto a svalutare il rublo per la terza volta in una settimana: la valuta russa ha così raggiunto il più basso livello nei confonti del dollaro da gennaio 2006. Tale provvedimento è stato preso per far fronte all’indebolimento della crescita economica causato dal raggiungimento da parte del petrolio della quotazione di 39 dollari a barile. Il rublo ha perso circa 0,9 punti percentuali nei confronti di dollaro ed euro, ed è stato scambiato a quota 33,7 alla borsa di Mosca, dopo che la banca centrale aveva permesso che la valuta potesse scendere di un altro punto percentuale.

C’è inoltre da dire che la moneta russa si è anche indebolita nei confronti del dollaro dello 0,7% e dello 0,8% nei confronti dell’euro (chiudendo in questo caso a quota 39,9407). Come già detto, il greggio, principale fonte di esportazione del paese, si è notevolmente avvicinato ai 39 dollari al barile ed è prossimo a raggiungere un livello del 75%. Il governo russo ha bisogno del petrolio per bilanciare il suo budget del 2009, raggiungendo una media di 70 dollari. Mikhail Galkin, a capo della ricerca finanziaria della MDM Bank di Mosca, ha così commentato la situazione:

Finchè il petrolio rimarrà in una situazione così depressa, la banca centrale non avrà altra scelta che attuare continue svalutazioni.

Won ai minimi dopo oltre dieci anni: resa vana la recente ripresa del Kospi

 Il won della Corea del Sud è scivolato sotto quota 1.500 per ogni dollaro per la prima volta negli ultimi dieci anni: ad aggravare la situazione c’è il fatto che le azioni sono cadute per l’ottavo giorno consecutivo, il che rappresenta la più lunga perdita dal 2003 per la nazione asiatica, dato che la recessione globale ha spinto gli investitori a puntare sui fondi dei mercati emergenti. La brusca caduta delle azioni coreane si ripercuote di conseguenza sull’andamento dell’indice Kospi, che recentemente era apparso in ripresa; quest’ultima era stata sicuramente favorita da tagli senza precedenti ai tassi di interesse e dall’annuncio da parte del governo di voler approntare un pacchetto da 14 trilioni di won (9,3 miliardi di dollari) per sostenere l’economia.

 

Le esportazioni della Corea del Sud dovrebbero probabilmente subire un declino questo mese per la prima volta nel 2008, secondo quanto affermato da un funzionario del Ministry of Knowledge Economy. Im Jeong Jae, manager finanziatore della Shinhan BNP Paribas Investment Trust Management Co. di Seoul, è stato molto chiaro al riguardo:

Il mercato instabile del forex si sta rivelando una grandissima scocciatura per i titoli. Alcune previsioni economiche sono così pessimistiche che stanno rendendo la gente molto preoccupata riguardo alle misure volte a fronteggiare una recessione.

Il won è sceso alla quota minima di 1.523 per ogni dollaro, mentre il Kospi ha perso circa 6,7 punti percentuali (chiudendo a quota 948,69), estendendo in tal modo il calo subito in quest’anno.

Soffre l’export orientale e chiudono in rosso le borse asiatiche. Toyota perde il 10,35%

La crisi che sta investendo l’economia mondiale è davvero di vastissime proporzioni. Lo dimostrano le grandi difficoltà in cui verte l’export orientale, che da sempre primeggia in particolare nei settori della tecnologia e dell’automobile. La crisi finanziaria, infatti, ha determinato un forte crollo della domanda sia in Oriente ma soprattutto in Occidente. A questo si va a sommare la ripresa della moneta giapponese nei confronti del dollaro e dell’euro. Lo yen si è rafforzato con il cambio euro/yen che si attesta attorno a 126,45 e quello dollaro/yen che si aggira attorno a 98,50. Le aziende esportatrici giapponesi, dunque, sono in crescente difficoltà, penalizzate dal rafforzamento dello yen e dai timori di una recessione. Tutto questo ha influito sull’andamento delle borse asiatiche, neutralizzando i buoni risultati ottenuti ieri dopo la vittoria di Barack Obama.

L’elezione di Obama porta ottimismo nelle piazze asiatiche: indici in rialzo e buone prestazioni delle principali società

 I titoli asiatici hanno immediatamente fatto rilevare dei rialzi generali all’annuncio dell’elezione di Barack Obama come presidente degli Stati Uniti: la vittoria del candidato democratico ha infatti portato maggiore ottimismo per quanto riguarda le speranze di risollevare l’economia globale dalla crisi creditizia. Toyota Motor Co., la quale deve la maggior parte delle sue vendite al mercato nordamericano, ha guadagnato ben 10 punti percentuali: Obama si è infatti impegnato al versamento di 175 miliardi di dollari come stimolo ai settori economici.

 

L’indice MSCI Asia Pacific è in rialzo del 4,8% ed ha chiuso a quota 94,52 yen alla borsa di Tokyo: tutti i gruppi industriali più importanti sono in crescita e altri positivi effetti sono stati avvertiti dall’indice giapponese Nikkei 225 Stock Average (+4,5%). I principali mercati asiatici hanno aperto le contrattazioni col segno positivo: l’indice Hang Seng di Hong Kong ha guadagnato 3,2 punti percentuali, guidato in particolare dalla società PCCW Ltd. di Richard Li, dopo che il miliardario e la China Network Communications Group Co. ha offerto 1,9 miliardi di dollari per il rilevamento di altri investitori.

 

È attesa per domani la decisione di Taiwan sui limiti dei movimenti delle quotazioni: il Taiex Index è ancora in calo

 Taiwan annuncerà domani se ha intenzione di conservare uno stretto limite nei movimenti delle quotazioni, dopo che il governo ha avviato la ricerca di misure volte a stabilizzare i mercati durante la crisi finanziaria globale. Le decisioni possibili a questo riguardo sono due: continuare a rafforzare il limite del 3,5% sui prezzi delle azioni a un giorno, oppure andare a ristabilire il precedente tetto del 7%. Gordon Chen, portavoce della Taiwan’s Financial Supervisory Commission, ha annunciato che la decisione finale verrà presa nel tardo pomeriggio di domani (orario di Taipei).

Solamente due giorni fa il governo di Taiwan aveva fatto sapere di voler estendere l’utilizzo del suo National Stabilization Fund per poter sostenere il mercato per almeno un mese. I governi statunitense e inglese stanno attualmente provvedendo ad acquistare le partecipazioni bancarie, garantendo in tal modo i prestiti interbancari e immettendo liquidità nei mercati per evitare il collasso finanziario globale. Altre misure che sono state intraprese dal governo della nazione asiatica riguardano in particolare quello di dare maggiori garanzie per tutti i depositi bancari.

Sedute negative per lo yen: la valuta asiatica perde nei confronti di dollaro, euro e persino del dollaro australiano e neozelandese

 Lo yen è in calo nei confronti delle valute principali degli altri continenti, dopo che i governi di Stati Uniti, Europa e Australia si sono impegnati a sostenere le banche, incoraggiando in tal modo gli investitori ad accrescere i patrimoni di euro, sterline e dollari australiani. Il Tesoro statunitense dovrebbe acquistare a breve le partecipazioni bancarie, tra cui quella di Citigroup Inc. e JPMorgan Chase & Co.; le nazioni europee si sono invece impegnate a versare 1,8 trilioni di dollari per garantire i prestiti.

 

Neil Jones, a capo del comparto hedge fund della società Mizuho Capital Markets a Londra, ha così commentato:

I policy maker si sono fatti sotto con le giuste iniziative per affrontare la questione del credito, e ciò rappresenta un’operazione fondamentale per ristabilire la confidenza. Queste misure faranno aumentare la propensione al rischio: gli investitori acquisteranno azioni e venderanno lo yen per le valute più competitive.

La valuta giapponese ha perso 1,8 punti percentuali a New York, raggiungendo quota 141,07 per un euro. È uno dei maggiori declini da gennaio 2001: lo yen ha perso anche nei confronti del dollaro (-0,8%) chiudendo a quota 1,3742. La moneta asiatica dovrebbe tornare a crescere verso la fine del 2008, quando raggiungerà quota 130 yen per un euro, a causa della stagnazione globale dell’economia: tale crescita futura dovrebbe anche garantire l’aumento della domanda per asset più sicuri.

Rush positivo delle borse asiatiche dopo il piano di salvataggio euro-americano: sugli scudi Hong Kong, Corea del Sud e Singapore

 È stata più che positiva la reazione delle principali borse asiatiche all’annuncio dei giorni scorsi di un piano di salvataggio per le banche in difficoltà, che verrà attuato da Stati Uniti ed Europa. Se si esclude la borsa di Tokyo, la principale borsa asiatica, chiusa per festività, i principali rialzi e guadagni percentuali sono stati ottenuti dalla borsa di Hong Kong, che ha fatto registrare un sorprendente recupero, dopo la debolezza iniziale (+2,4%; l’indice Hang Seng ha guadagnato 9,94 punti percentuali) e dalla Corea del Sud, in rialzo del 3,79%. Molto interessanti sono state inoltre le performance della borsa australiana (l’Australian Securities Exchange è in rialzo di oltre cinque punti percentuali) e quella di Singapore, dove il Singapore Exchange Limited (SGX) ha ottenuto un buon spunto finale, con l’indice Straits Times in progresso.

 

 

Gli unici ribassi che sono stati registrati sono relativi alla borsa cinese di Shanghai (-2,5%) e la borsa di Taiwan (-2,85%). È molto attesa la borsa di Tokyo, che riaprirà domani dopo le festività e su cui ancora pesa la perdita record di 24 punti percentuali la scorsa settimana. Gloria Macapagal Arroyo, presidente delle Filippine, ha chiesto una convocazione urgente di un vertice dell’Asean (l’associazione che raggruppa le nazioni del sudest asiatico), allargando la partecipazione ad altri paesi come Giappone, Cina e Corea del Sud.