Il Senato Usa boccia il piano salva auto e i mercati crollano nuovamente

 I future sulla Borsa di Wall Street sono in forte calo prima dell’apertura di oggi pomeriggio, dopo che il Senato Usa ha bocciato il pacchetto di aiuti urgenti da destinare all’industria dell’auto. Le perdite dei tre indici principali si aggirano intorno ai 3 punti percentuali. General Motors e Ford sono attese a un avvio molto pesante. GM, la società più colpita dalla mancata approvazione del piano, cede oltre il 30% nelle contrattazioni del preborsa di Francoforte, Ford perde quasi il 10%. E l’Europa ovviamente non può ch reagire malissimo alla decisione del Senato di bocciare il piano di aiuti alle auto. Come già accaduto in occasione del piano Paulson di salvataggio delle banche, la camera alta del Congresso americano, ha bocciato gli aiuti di Stato da 11 miliardi di dollari, gettando i mercati finanziari nuovamente nel panico. Il problema infatti si pone a livello mondiale, essendo molto forte la presenza dei colossi dell’auto Usa in Europa ed Asia. E’ per questo motivo che si moltiplicano le iniziative dei governi europei che hanno sul loro territorio impianti e personale delle divisioni europee dei colossi americani dell’auto.

La Opel del gruppo GM ha chiesto al cancelliere Angela Merkel di offrire garanzie finanziarie per 1 miliardo di euro. Il governo svedese ha proposto ieri garanzie e sostegno di tipo finanziario per Saab e Volvo, che fanno capo rispettivamente a GM e Ford. Si muove anche la Spagna, il governo della regione dell’Aragona, GM possiede un impianto a Saragoza, ha offerto garanzie finanziarie per 200 milioni di euro. Fiat in borsa lascia sul terreno oltre il 6% anche perchè al contrario di Germania e Francia il nostro paese non sembra molto disposto a mettere mano ad un piano di aiuti per il settore. La speranza è che cosi come per il piano Paulson due mesi fa alla fine si giunga ad un compromesso per salvare i colossi del’auto Usa, come auspicato più volte anche dal neoeletto Barack Obama. Il fallimento dell’auto infatti non è nemmeno pensabile, considerando gli effetti a valanga che avrebbe sull’occupazione e sull’economia in generale. Il nodo principale su cui si sta lavorando è quello sul taglio dei costi, che il Senato vorrebbe ancora maggiore di quello contenuto nel pacchetto.

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