Piazza Affari sotto la parità. Colpa di Fitch?

 La notizia diffusa ieri dalla nota agenzia di rating va’ direttamente ad affiancarsi a quelle del taglio di rating sul debito pubblico Italiano e sulla Cassa Depositi e Prestiti; il taglio netto sulle stime di crescita per il 2012 ed il 2013 comunicato da Fitch contribuisce a diffondere il panico per l’imminente fase di recessione in cui rischiamo di entrarci mani e piedi.

Se la colpa è da ricercare nelle manovre del Governo che in nessun modo sembrano favorire concretamente la crescita e lo sviluppo nei prossimi anni, gli effetti non si può dire che saranno immediati. Fermo restando che Fitch potrà tranquillamente rivedere “in corsa” le aspettative, se queste rimarranno invariate allora non sprofondare in una crisi vorrebbe dire entrare in una fase di stallo di lunghissimo periodo che vedrà l’indice italiano (ancora) stretto in un laterale ad ampio range, come prima del crollo di Agosto.

Agenzie di Rating: scure su enti locali

 Anche se dopo il taglio di rating per l’Italia ed il tardivo taglio sul debito USA le agenzie di rating hanno perso molta credibilità la loro influenza è ancora forte e molte decisioni operative degli investitori retail dipendono ancora dai giudizi delle agenzie.

Se lo spread BTP-Bund sale veloce quando il mercato è in crisi e scende lentamente anche quando gli indici recuperano e la situazione tenta di stabilizzarsi è anche colpa del rating USA che ha allontanato gli investitori mettendo tutti sull’attenti. L’effetto del periodo complessivamente negativo si estende anche ai CTZ che nell’asta di oggi sfiorano un rendimento del 4.511% andando vicino ai massimi del 2008 (come è successo ai Bot) confermando il rischio massimo di questo periodo altamente volatile.

Piazza Affari mossa dai rating: scure di Moody’s su Fiat

 Open nella media per Piazza Affari in questo 21 Settembre; la perdita attuale di poco superiore al mezzo punto percentuale è quasi una ventata d’aria fresca confronto ai ribassi a cui ci siamo abituati. Considerando anche la scure di Moody’s su Fiat, oltre che le notizie in zona Euro ancora una volta contrastanti e poco orientate alla ripresa, si può dire che fin’ora Piazza Affari tiene.

La negatività è quindi da inserire in un contesto più grande per accorgersi che la situazione è positiva e resterà tale fino a che non verrà perso in close daily il supporto psicologico dei 14000 punti. A sostegno del listino delle blue-chips  troviamo Ansaldo in testa con un guadagno prossimo al 5%. A seguire Impregilo con il 2% di guadagno e subito dopo Terna che chiude il podio con 1.53% di guadagno a 2.66 euro per azione.

Piazza Affari dopo il down-grade di Standard & Poor’s

 Era solo questione di tempo; S&P già minacciava silenziosamente un downgrade all’Italia e probabilmente voleva aspettare la fiducia alla manovra per confermare le aspettative di crescita nulle, fatto sta che da oggi invece di una A+ il nome del Paese sarà accompagnato da una bella “A”.

Crescita nulla abbiamo detto, ed è proprio in base a questo che arriva il voto di S&P; secondo l’agenzia di rating infatti il Governo italiano non ha saputo prendere le misure per evitare la crisi ed incentivare la crescita e si prevede per il Paese un momento di stallo (se non recessione) causato proprio dall’impotenza della classe Governativa di fronte ai problemi.

Usa: la legge sul debito diventa realtà

 La legge tanto discussa è diventata infine realtà: gli Stati Uniti potranno infatti aumentare ulteriormente la soglia del proprio debito (14,3 trilioni di dollari), un provvedimento che era stato richiesto a gran voce dal presidente Barack Obama per evitare quello che sarebbe stato il primo default a stelle e strisce della storia. D’altronde, una misura simile era stata adottata anche in passato, così come sottolineato a più riprese dalla Casa Bianca nei giorni scorsi, uno degli esempi più recenti è senza dubbio quello dell’amministrazione Reagan, in carica sin dal 1980.

“Dalle stelle alle stalle”: le agenzie di rating criticate per i giudizi troppo generosi

 Sta mutando in maniera repentina la fiducia nei confronti delle agenzie di rating; se in passato venivano acclamate per i loro giudizi puntuali e fondamentali per il settore economico, ora esse si trovano ad essere severamente criticate, tanto che il prossimo G20 che si terrà a Londra ha già messo tra le sue priorità la regolazione e supervisione di queste società, anche le più autorevoli, a causa dei giudizi troppo generosi che sono stati prodotti negli ultimi tempi. Questa eccessiva generosità di giudizio ha finito per minare gli interessi degli investitori. Sono dunque tempi difficili questi per agenzie celebri e illustri come Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch: queste ultime non vengono più considerate come in passato dei punti di riferimento essenziali per chi investe in titoli obbligazionari.