Il calo del petrolio? Paradossalmente fa bene all’economia, al contrario di ciò che temono i banchieri centrali di tutto il mondo. Per le famiglie, ad esempio, rappresenta un vantaggio.

Il calo del petrolio? Paradossalmente fa bene all’economia, al contrario di ciò che temono i banchieri centrali di tutto il mondo. Per le famiglie, ad esempio, rappresenta un vantaggio.

Le aziende sempre attive, quelle che da ormai molte lune reggono portandolo sulle proprie spalle il tessuto imprenditoriale tricolore, hanno creato in tre anni (tra il 2013 e il 2015) 1,1 milioni di posti di lavoro. Di questi 845 mila sono quelli distrutti, con un saldo positivo di 255.000 posizioni.
Durante lo scorso anno Snam ha fatto registrare un utile netto pari a 1.238 milioni. Il dato è apparso in crescita del 3,3% in confronto all’anno precedente. Inoltre, Snam ha mandato in archivio il 2015 con un utile ‘adjusted’ (che assorbe soprattutto i minori costi del debito) di 1.209 milioni, per una crescita pari al 12%.

Quella di oggi è stata una giornata incerta per le Borse europee, reduci da una vigilia di ribassi dopo le mosse della Banca centrale europea della scorsa settimana. Mosse che avevano permesso di consolidare il recupero andato in scena nelle ultime ottave.

La parola d’ordine è “internazionalizzazione”. Una parola che può anche essere tradotta con il termine “futuro”, in particolar modo sotto il profilo economico. Lo sa
I dati rappresentano la chiave del successo nell’immediato futuro. A dire il vero, lo sono già nel presente e lo sono già da molto tempo in ogni tipologia di comparto produttivo. Basti pensare al peso che hanno le statistiche, i sondaggi e più in generale i numeri.

A seguiso due mesi pesanti, caratterizzati dal segno meno, torna a ricevere prezioso ossigeno la produzione industriale dell’Eurozona che anzi cresce e si attesta in maniera sorprendente ai massimi dallo scoppio della grande crisi durata sette lunghi anni.

La Norvegia punta molto sulle due ruote lanciando le autostrade per biciclette. Un caso unico al mondo.

Durante il primo trimestre 2016, come negli ultimi tre mesi del 2015, si registra una crescita moderata per il Belpaese. In un contesto di indebolimento della ripresa globale l’Italia è attesa evolversi a ritmi moderati anche nel primo trimestre del 2016.

Sono passati circa dodici mesi da quando Mario Draghi lanciò il ‘Bazooka’. Da allora il Quantitative easing, ovvero il programma d’acquisto di titoli da 60 miliardi al mese che ha compreso anche i bond sovrani, avrebbe dovuto riportare l’inflazione verso l’obiettivo vicino al 2%.

Oggi le quotazioni del petrolio hanno trattato in rialzo in Asia e si sono confermate positive nel pomeriggio: nel momento in cui gli scambi Ue volgono alla conclusione, a New York il Wti tratta in rialzo sopra 37 al barile, sospinto dal nuovo callo delle trivelle negli States certificato da Baker Hughes. Balzo sensibile anche per il Brent, che tratta ormai a 40 dollari al barile.

La Bce chiede alla Banca Popolare di Vicenza di approvare la trasformazione in Spa, l’aumento di capitale da 1,5 miliardi e la quotazioni in Borsa al voto dell’assemblea dei soci sabato prossimo.

Londra e Francoforte meditano una fusione tra listini. La conferma proviene d’Oltre Manica: il London stock exchange, la Borsa di Londra, e la tedesca Deutsche Borse hanno avviato le discussioni preliminari al fine di esplorare una possibile “fusione fra eguali”.
E’ necessario usare a pieno i margini di bilancio per supportare la crescita. Il bazooka della Banca centrale europea, pur con misure straordinarie, si è sta infatti rivelando non sufficiente nell’attuale contesto di crescita e inflazione bassa.