Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa accusate di truffa

Gli uffici di Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa sono stati perquisiti ieri dalla Guardia di Finanza su richiesta del pm Alfredo de Robledo. La vicenda inizia tre anni fa. Nel 2005 il Comune di Milano lanciò un prestito obbligazionario da 1,7 miliardi con un tasso fisso al 4,019 per cento. In quel periodo i tassi variabili erano più bassi di quelli fissi e il Comune e le banche decidono di trasformare il 4,019% in un tasso variabile con dei contratti derivati. Il tasso comunque non avrebbe dovuto mai superare il 6,19% (“cap“) e mai scendere al di sotto del 3,48% (“floor“). Vennero fissati quindi, il limite massimo e minimo sopra e sotto i quali il tasso d’interesse, diventato variabile, non poteva andare.

Ubs travolta dall’uragano subprime

Non è la prima volta che Ubs si trova al centro di una bufera a causa dei mutui subprime: tra febbraio ed aprile aveva infatti annunciato svalutazioni per la cifra record di 37 miliardi di dollari. Ma le magagne continuano per l’istituto svizzero, che nel primo trimestre 2008 ha registrato una perdita di 11,500 franchi svizzeri, perdita già annunciata in aprile, ma non per questo meno influente.

Ubs procederà quindi ad un ridimensionamento: entro il 2009 saranno tagliati 5500 posti di lavoro e 22 miliardi di asset ceduti a BlackRock. La banca d’investimenti statunitense, “sottoposta” di Merril Lynch, ha già firmato un accordo preliminare per acquisire 15 miliardi di dollari di asset a rischio dalla banca svizzera.

Cedere questi asset ad alto rischio permetterà ad Ubs di ridurre l’esposizione ai subprime, sebbene ancora nessuno abbia voluto avventurarsi in previsioni per il resto dell’anno. L’esposizione è stata ora ridotta del 60% ma i mercati stanno attraversando una fase troppo delicata perchè si possa dire con certezza se Ubs andrà incontro ad ulteriori problemi.

Ubs ancora perdite legate ai mutui subprime, e la crisi non è finita

La banca svizzera Ubs ha annunciato svalutazioni sui mutui Usa per il valore di 19 miliardi di dollari, una cifra record. Già nel mese di febbraio aveva già svalutato per 18,5 miliardi, raggiungendo così cifra 37. E’ previsto un nuovo aumento di capitale di 15 miliardi di franchi svizzeri (che corrispondono perlopiù alla stessa somma in dollari). Per fare chiarezza ed evitare incertezze future Ubs ha scelto di rendere note subito tutte le svalutazioni, scelta premiata dalla Borsa: a Zurigo il titolo ha infatti guadagnato il 12%.

Il buco che si è creato è di 12 miliardi di dollari e per coprirlo parteciperanno all’aumento di capitale Morgan Stanley, Jp Mporgan, Bnp Paribas e Goldman Sachs. Nel mese di febbraio invece a “tappare il buco” era stato il fondo sovrano di Singapore. Nei primi tre mesi del 2008 Ubs si è impegnata nel ridurre l’esposizione sul mercato immobiliare statunitense, passando da 27,6 miliardi di dollari a 15.

Per risanare i propri profitti Ubs ha annunciato che creerà una divisione separata per occuparsi di questi assets, in modo da poter gestire le altre attività ed ottenerne profitti. Conseguenza delle svalutazioni anche le dimissioni del presidente del Cda Marcel Ospel, sostituito da Peter Kurer.

Fiat balza in borsa dopo le rassicurazioni di Marchionne e la ripresa della produzione

Fiat ha reso noto che i problemi legati ai motori 1.3 multijet sono stati risolti e la produzione dovrebbe ripartire tra domani e mercoledi. L’attività è stata sospesa per alcuni giorni negli stabilimenti italiani di Mirafiori e Termini Imerese e non potrà non intaccare i volumi di consegna del mese di febbraio, ma il Lingotto ha riconfermato gli obiettivi del 2008.

Il motore diesel multijet 1.3 è prodotto in Polonia, nello stabilimento di Bielsko Biala, dove la produzione è stata sospesa fino a sabato. Questo tipo di motorizzazione è montata su numerosi modelli di veicoli, tra cui la Punto, la Cinquecento, l’Idea e la Lancia Ypsilon, quindi tra i veicoli più venduti.

Il titolo Fiat nella seduta di venerdi era sceso sotto i 14 euro ed ha chiuso a -4,9%, rimbalzato tra le perdite legate alla sospensione della produzione e le voci sul futuro di Marchionne, che lo davano vicino a lasciare il gruppo torinese per la carica di vice presidente della Ubs.

Chavez minaccia guerra economica contro gli Usa: aumenta prezzo del greggio

Il ministro venezuelano dell’energia Rafael Ramirez ha denunciato in questi giorni la manovra intrapresa dalla compagnia statunitense Exxon Mobil per congelare 12 miliardi di dollari di beni della compagnia petrolifera venezuelana Pdvsa in vari Paesi del mondo in attesa di un arbitrato internazionale, definendola una azione di terrorismo giudiziario.

A differenza di altre compagnie petrolifere internazionali, lo scorso anno Exxon Mobil non ha accettato di cedere alla Petroleos de Venezuela (PDVSA) la propria quota di maggioranza in un ricco progetto nel bacino del fiume Orinoco. La società statunitense ha deciso di avviare un arbitrato internazionale. In una conferenza stampa tenutasi a Caracas, Ramirez ha dichiarato che il congelamento dei beni è una norma transitoria a cui si ha il diritto di replicare e Chavez, presidente venezuelano, per “replicare” ha minacciato di lanciare una “guerra economica” contro gli Usa bloccando le esportazioni di greggio, proprio in risposta alla sfida legale promossa da Exxon.