I titoli di stato tedeschi sono considerati da tempo dei porti sicuri in questa fase di turbolenza nella zona euro. D’altronde, la Germania vale per i due terzi dell’economia della zona euro, ha una crescita economica positiva rispetto agli altri, basso livello di disoccupazione e debito contenuto. Gli investitori istituzionali sono ancora molto attratti dai titoli di stato tedeschi, tanto che ieri l’asta dei titoli decennali ha registrato un nuovo sold-out: 5,81 miliardi sono stati piazzati a fronte di un’offerta di 5 miliardi, con il 20% che come sempre è stato coperto dalla Bundesbank.
Investimenti
Come creare un portfolio anti-crisi se salta l’euro
La zona euro è probabilmente ad un bivio. La crisi bancaria in Spagna, le elezioni in Grecia, la recessione e l’effetto-contagio sembrano essere i fattori in grado di mettere definitivamente in ginocchio la farraginosa struttura dell’unione monetaria europea. Alla Spagna è stato promesso un aiuto fino a 100 miliardi di euro per ricapitalizzare le banche. Tuttavia, il debito pubblico di Madrid – che a fine 2010 era al 61,2% del pil – dovrebbe attestarsi al 90-95% del pil entro fine anno.
Titoli di stato europei ad alto rischio nel 2012
La crisi dei debiti sovrani europei continua ad infuriare pericolosamente sui mercati finanziari, facendo preoccupare non poco gli investitori di tutto il mondo. In Cina hanno liquidato da tempo le posizioni sul debito europeo (tenendo solo un pò di titoli tedeschi e francesi), molti fondi sovrani esteri e fondi di investimento americani hanno fatto lo stesso da tempo. Così, l’Europa si aggrappa su se stessa e sulla speranza che la BCE metta in campo risorse tali da sostenere i titoli di stato dei paesi in difficoltà facendo così scendere i rendimenti attualmente su livelli quasi insostenibili.
Titoli di stato europei a rischio nullo nel 2012
La corsa all’acquisto dei Bund tedeschi riflette un sentiment particolarmente incerto sui mercati finanziari. Gli investitori mondiali, non solo europei, stanno riversando enormi flussi di denaro nei titoli di stato che vengono considerati sicuri e senza rischio. Qualche anno fa era impossibile pensare ai titoli di stato di paesi sviluppati come asset rischiosi o addirittura a rischio default, anche se storicamente esistono numerosi casi di improvviso aumento del rischio-paese anche per gli stati sovrani percepiti come free-risk. Paesi come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia alcuni anni fa avevano tutti rating invidiabili, mentre oggi sono praticamente tutti sull’orlo del precipizio.
Alleanza strategica Rockefeller-Rothschild negli USA
Le due più grandi dinastie bancarie del mondo, con una storia nel mondo finanziario ultracentenaria, hanno deciso di unirsi in una partnership strategica per sbarcare sul mercato americano. Il fondo di investimento Rit Capital Partners, guidato da Lord Jacob Rothschild, ha annunciato l’acquisizione del 37% del capitale del gruppo di consulenza e gestione fondi della famiglia Rockefeller. Non si conosce ancora il controvalore dell’operazione, ma non dovrebbe essere inferiore ai 100 milioni di sterline. Attraverso questa alleanza si punta alla creazione di nuovi fondi di investimento e all’acquisizione congiunta di società di gestione fondi.
Spread Spagna ai massimi storici
La crisi del debito spagnolo inizia ad assumere contorni molto preoccupanti. Stamattina lo spread Bonos-Bund è volato a 533 punti base, che equivale ad un rendimento del decennale spagnolo del 6,65%. Siamo ormai vicini alla soglia limite del 7%, che se sarà sfondata potrebbe impedire a Madrid di continuare a finanziarsi sui mercati finanziari in modo sostenibile nel breve-medio periodo. Gli investitori sono sempre più concentrati sul paese iberico, dopo aver già decretato il proprio giudizio sulla Grecia (praticamente fallita e vicina all’uscita dall’euro), Irlanda e Portogallo (che hanno richiesto gli aiuti finanziari del fondo salva-stati Efsf).
Exor prepara investimenti fino a un miliardo di euro
Exor, holding della famiglia Agnelli che controlla il gruppo Fiat, è pronta a mettere sul tavolo nuove risorse per investimenti per una cifra compresa tra i 500 milioni e un miliardo di euro. Ieri l’assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio 2011, terminato con un utile netto di 58,7 milioni di euro e con un monte-dividendi da 80 milioni di euro. Exor guarda con interesse sia al mercato europeo che nelle Americhe, dopo che l’operazione Formula Uno non è andata a buon fine in quanto ritenuta eccessivamente onerosa.
Emissione bond in yuan verso record 2012
Le obbligazioni denominate in yuan cinesi continuano a riscuotere grande interesse tra gli investitori. A Hong Kong è boom per le “dim sum bond”, cioè le obbligazioni che Pechino ha intenzione di collocare sulla piazza finanziaria di Hong Kong, direttamente o attraverso istituzioni controllate. Secondo indiscrezioni provenienti dalla stampa locale, sarebbe al vaglio l’idea di emettere un bond celebrativo del 15-esimo anniversario della riunificazione della città-stato di Hong Kong alla Cina, avvenuta il 1 luglio 1997. Inoltre la Cina ha intenzione di allungare la curva dei rendimenti, in quanto finora le scadenze non superano quasi mai i dieci anni.
Telecom Italia viene sfidata dai fondi di Cdp nella banda larga
Il Fondo strategico italiano (Fsi) della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), a cui si affianca il Ministero dell’Economia attraverso Fintecna, ha intenzione di investire massicciamente nella fibra ottica italiana. Il piano prevede una forte cooperazione con la F2i di Vito Gamberale, grazie ad un investimento nel progetto della “Grande Metroweb”. Quest’ultima possiede già la più grande rete di fibre ottiche in Europa nell’area metropolitana di Milano. Il Fsi finanzierà la nuova rete, proponendo il modello di business di Metroweb in altre 30 città della penisola.
Investire in titoli di stato con rendimento nullo
La crisi dei debiti sovrani e i timori di un collasso dell’euro nel medio termine stanno spingendo sempre più ad acquistare titoli di stato percepiti come free risk, che però non offrono alcun rendimento sul capitale investito. Si tratta del cosiddetto fly to quality, letteralmente volare verso la qualità. E’ un contesto di mercato che vede gli investitori acquistare strumenti finanziari con rendimenti reali negativi (cioè depurati dal tasso di inflazione), con l’obiettivo di preservare il capitale piuttosto che cercare un ritorno fisso dal capitale investito.
AdR auto-denuncia disservizi aeroporto Fiumicino
L’amministratore delegato di Aeroporti di Roma (AdR), Lorenzo Lo Presti, lancia l’allarme per l’aeroporto di Fiumicino. Secondo il ceo della società di gestione dello scalo capitolino, a Fiumicino si “è al limite della capacità operativa e a rischio di frequenti black-out”. Lo Presti ha fatto sapere che già lunedì c’è stato un black-out con interruzione di energia elettrica, poco prima delle ore 8 del mattino, che è durato circa 26-27 minuti. Il black-out ha pesato soprattutto sul Terminal 1, per cui i clienti di Alitalia sono stati tra i più penalizzati.
Asta bond tedeschi a cedola nulla
La crisi dei debiti sovrani nella zona euro sta creando una serie di anomalie sui mercati finanziari. Prima tra tutte c’è senza dubbio l’offerta di quei titoli di stato percepiti come free risk a tassi nulli. A generare questa anomalia è il fly to quality (letteralmente “fuga verso la qualità”), che sta spingendo sempre più gli investitori a proteggere il proprio capitale acquistando i costosissimi titoli di stato tedeschi senza preoccuparsi dei rendimenti nulli. Oggi ci sarà l’asta degli Schatz a 2 anni per 5 miliardi di euro, che avrà la peculiarità di avere una cedola nulla.
Come proteggersi dai ribassi delle borse
La parola d’ordine che oggi risuona frequentemente tra i risparmiatori è “protezione”. Le turbolenze sui mercati finanziari e le aspettative di forte rallentamento economico nei prossimi 2-3 anni si mescolano con la crisi dell’euro e lo spettro di un’uscita della Grecia dalla moneta unica. Senza dimenticare la grave crisi bancaria in Spagna, il possibile effetto-contagio sull’Italia e i recenti timori per la forte esposizione sui derivati di JP Morgan. Quanto basta per spingere gli investitori, grandi e piccoli, verso una maggiore protezione del capitale.
Rischio derivati sui mercati finanziari
Il recente scandalo legato alle attività di trading sui derivati di JP Morgan, che ha collezionato una perdita pari a oltre 2 miliardi di dollari in circa 6 settimane, ha fatto tornare a galla il timore che questo mercato sia troppo grande per essere controllato e che le banche d’affari siano in grado di mettere in piedi scommesse speculative altamente rischiose senza dover dare conto a nessuno, ma facendo tremare mezzo mondo quando le cose non vanno per il verso giusto.