Ieri sera gli indici azionari americani hanno chiuso in forte calo, a seguito del downgrade effettuato dall’agenzia di rating Moody’s su ben 15 grandi banche di rilievo internazionale. Nel novero delle bocciature di Moody’s sono entrate anche le prime cinque banche statunitensi, ovvero Citigroup, Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan e Bank of America. Solo quest’ultima ha ricevuto un taglio del rating di un solo livello, mentre per le altre è avvenuto un downgrade di due notch. Tra le big bank a stelle e strisce, Morgan Stanley è quella che preoccupa di più.
Corte dei Conti accusa le agenzie di rating
Continua a tenere banco la diatriba tra la Procura della Corte dei Conti del Lazio e le tre principali agenzie di rating mondiali (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch), accusate di aver stilato rapporti “avventati” tra maggio e novembre 2011 sul debito pubblico italiano portando al paese un grave danno patrimoniale e finanziario. L’istruttoria dovrebbe essere conclusa entro fine anno, forse già entro Natale, e solo dopo potrebbe scattare la citazione a giudizio con l’ipotesi di danno erariale nei confronti dello stato italiano.
Rating 15 grandi banche mondiali tagliato da Moody’s
Ieri pomeriggio era circolata con insistenza la voce di un possibile downgrade di Moody’s su numerosi big del credito di caratura internazionale, tra cui banche americane, inglesi ed europee. Le borse europee avevano invertito la rotta dop una buona partenza, mentre a Wall Street avveniva addirittura una forte accelerazione ribassista che portava alla formazione di un bearish trend intraday molto solido per i principali indici azionari. Alla fine il Dow Jones chiuderà con un calo dell’1,96%, mentre l’S&P500 con una flessione del 2,23%. Poi è arrivata la notizia ufficiale: Moody’s ha bocciato 15 grandi banche mondiali.
Previsioni Eurostoxx Giugno 2012
Tra i futures più importanti dell’Eurozona quello che maggiormente rispecchia l’andamento generale è sicuramente l’Eurostoxx quotato all’Eurex. Le ore di contrattazioni riescono a dare seguito alla sessione Europea con il proseguo degli scambi oltre gli orari di chiusura delle principali Piazze, collegando il mercato Europeo a quello USA e diminuendo i gap di apertura e chiusura.
La capacità previsionale e la forte componente “tecnico-grafica” che caratterizza l’Eurostoxx lo rende anche la scelta preferita per chi segue sia l’analisi fondamentale sia l’analisi tecnica. L’altissima liquidità infine ne fa’ uno degli strumenti finanziari più scambiati e più stabili dell’intera Eurozona, secondo forse solo al Bund quotato nello stesso mercato.
Gruppo Benetton: ottimo utile per Sintonia
Per Benetton le buone notizie giungono soprattutto dal piccolo Granducato di Lussemburgo: è questa, infatti, la nazionalità della holding Edizione, a cui fa capo Sintonia, tutte società che fanno comunque riferimento a un’unica capogruppo, la celebre multinazionale della moda di Treviso. In effetti, l’utile di Sintonia ha fatto registrare un miglioramento molto importante, tanto che ora si può parlare con una certa precisione di un dividendo in aumento da distribuire. I risultati finanziari dello scorso anno della stessa Sintonia sono senza dubbio incoraggianti, con un utile di sessantadue milioni di euro rispetto ai 55,5 del 2010, anno in cui il monte dividendi era già stato piuttosto sostanzioso, vale a dire quasi cinquanta milioni di euro.
Tra agosto e settembre l’Opa Greenvision-Ladurner
L’offerta pubblica di acquisto dovrebbe verificarsi nel periodo compreso tra i prossimi mesi di agosto e settembre: il riferimento non può che andare al lancio dell’Opa obbligatoria che andrà a coinvolgere i titoli azionari di Greenvision Ambiente e che è stata annunciata da Ladurner Finance per un importo complessivo di oltre due milioni di strumenti finanziari. In pratica, si sta parlando di una quota pari a quasi il 35% dell’intera società in questione, la spa di Bolzano che è attiva nella progettazione e realizzazione di impianti che sfruttano le energie rinnovabili, attualmente in fase di liquidazione. Ebbene, l’ammontare previsto è di 6,61 euro per ogni singolo titolo di cui non si è ancora in possesso.
Come far ripartire la crescita in Italia con il private equity
Secondo il parere di Innocenzo Cipolletta, eletto da poco presidente dell’associazione italiana del private equity e venture capital (Aifi), “i fondi di private equity oggi devono essere considerati uno strumento indispensabile anche per portare capitali esteri in Italia, una soluzione che deve essere favorita in tutti i modi per invertire la tendenza della fuga dall’Italia”. Gli scarsi investimenti in capitali di rischio stanno penalizzando oltremodo il sistema-Italia e in particolare le aziende del Belpaese, mentre le banche preferiscono speculare con il carry trade sui titoli di stato piuttosto che erogare prestiti a famiglie e imprese per far ripartire la crescita.
Accordo Enel – Lukoil
Importante accordo tra Enel e la compagnia petrolifera russa Lukoil. Le due parti hanno infatti siglato un accordo di cooperazione per le attività di upstream e midstream in Russia, Europa e Nord Africa, ponendo così le basi per lo sfruttamento sinergico dei propri business. La compagnia italiana, attualmente guidata da Fulvio Conti, e la società presieduta da Vagit Alekperov, si impegneranno su potenziali progetti congiunti, relativi a giacimenti di gas sia nella Federazione Russa che all’estero e, in particolar modo e in prevalenza, nel Mar Caspio e nel bacino del Nord Africa.
Oltre a quanto sopra, Enel e Lukoil condivideranno le rispettive conoscenze, intraprendendo studi di marketing sul gas naturale liquefatto, e sui gasdotti in Europa e nella Federazione Russa, con focalizzazione degli impieghi, e possibile e atteso ritorno positivo nel medio termine.
Previsioni negative su crescita e disoccupazione USA 2012
Nella giornata di oggi la Federal Reserve ha rivisto le stime di crescita ed occupazione relative agli USA ed a sorpresa il quadro previsto è in peggioramento. Secondo Ben Bernanke il tasso di disoccupazione arriverà all’8,2% con la crescita che frenerà da 2,9% al 2,4%. Le stime vengono riviste al ribasso proprio al culmine di un periodo di netto recupero per i mercati azionari che vedono il Dow Jones puntare direttamente a quota 13000 punti.
Anche se il tasso di disoccupazione sta scendendo la decrescita registrata è troppo lenta secondo la FED ed in queste condizioni il rilancio del Paese e della Valuta USA si allontana e sfora il 2012.
Durante l’intervento è stata confermata inoltre l’estensione dell’Operazione Twist; per un valore complessivo di 267 milioni di dollari verrà eseguito lo “swap” dei bond a breve termine con quelli a lungo termine, entro la fine dell’anno. Proprio sull’operazione la commissione si è trovata in leggero disaccordo, con il voto contrario di Jeffrey Lacker, contrario all’estensione dello swap.
Strategie anti-crisi delle banche centrali
Dallo scoppio della crisi finanziaria nel 2008, le principali banche centrali mondiali sono intervenute a più riprese per tentare di arginare la crisi, sostenere il sistema finanziario, evitare gli squilibri sul mercato valutario e provare a rilanciare la crescita economica. I risultati finora ottenuti non sono stati esaltanti anche se dopo il crack di Lehman Brothers i mercati finanziari globali si sono pian piano allontanati dal precipizio proprio grazie all’interventismo delle banche centrali, evitando i gravi errori commessi in passato, come ad esempio durante la Grande Depressione degli anni Trenta.
Giuseppe Mussari confermato presidente Abi
Il comitato esecutivo dell’Abi ha confermato all’unanimità Giuseppe Mussari come presidente dell’associazione bancaria italiana. Mussari resterà ai vertici di Palazzo Altieri per altri due anni. Mussari, già presidente di Banca Mps e della Fondazione Banca Monte dei Paschi di Siena, ricopre il ruolo di presidente dell’Abi già da due anni e la sua conferma era scontata da diverso tempo. Qualche problemino era sorto soltanto lo scorso 16 maggio, quando qualche esponente del comitato aveva pensato a maggiori riflessioni prima della riconferma a causa dell’apertura delle indagini sulla gestione di Banca Mps con ipotesi di aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza.
Bond Eni meno rischiosi dei Btp
Alessandro Bernini, direttore finanziario di Eni, ha definito l’emissione obbligazionaria settennale del Cane a Sei Zampe come “opportunistica”, in quanto si è sfruttato il momento più opportuno per finanziarsi a costi contenuti. Eni ha collocato bond a 7 anni per 750 milioni di euro, con cedola del 3,75% e rendimento a scadenza del 3,84%. Il rendimento spuntato dal colosso energetico italiano è nettamente più basso rispetto a quello offerto dal Btp di pari scadenza (intorno al 5,5%), ma è anche inferiore a quello ottenuto con l’emissione di gennaio da un miliardo di euro.
Norges Bank aumenta la partecipazione in Prelios
C’è una presenza sempre più scandinava all’interno di Prelios, la società di gestione immobiliare che è quotata a Piazza Affari: in effetti, Norges Bank, l’istituto di credito centrale della Norvegia, ha deciso di aumentare la propria quota di partecipazione dal 2,913 al 5,060% per quel che riguarda il capitale sociale. La modifica in questione è stata resa nota dalla Consob (Commissione Nazionale di Società e Borsa), la quale ha provveduto come di consueto a pubblicare le comunicazioni sulle partecipazioni rilevanti. Insomma, si può proprio dire che la banca norvegese ha deciso di scommettere su Prelios, altrimenti ora non si spiegherebbe questo secondo posto nella classifica ideale degli azionisti, subito dopo Camfin.
Fininvest rinuncia ancora al dividendo
Il 2011 di Fininvest, la celebre holding di proprietà della famiglia Berlusconi, non è stato certo uno dei migliori anni dal punto di vista finanziario: in effetti, il bilancio dello scorso anno del gruppo si è chiuso con un crollo piuttosto pesante per quel che concerne l’utile netto, con 7,5 milioni di euro in meno che non hanno consentito di sforare, come successo nel corso del 2010, i 160 milioni complessivi. Vari sono i motivi che spiegano una performance tanto negativa. In particolare, il risultato è stato sicuramente influenzato dalle svalutazioni che hanno riguardato alcune tra le più importanti attività finanziarie, in primis i titoli governativi della Grecia (i più altalenanti per quel che concerne l’eurozona) detenuti da Mediolanum, ma anche la quota di partecipazione all’interno di Mediobanca, visto che sono stati persi quasi quindici milioni di euro in questo senso.