Geox: risultato netto di 123 milioni, ma crollano le azioni

Durante un viaggio in Nevada, poco più di 10 anni fa, Mario Moretti Polegato decide di fare una passeggiata. Infastidito dal surriscaldamento dei piedi causato dalle scarpe con le suole gomma che indossava, fora entrambe le suole di gomma con un coltello. Ecco le origini della “scarpa che respira”. Successivamente Moretti Polegato lavora nei laboratori di una piccola azienda calzaturiera di proprietà della famiglia, mette a punto la tecnologia per le suole in gomma e la brevetta immediatamente.

Oggi il gruppo Geox prevede di raddoppiare il numero di negozi monomarca nei prossimi tre anni, passando dai 724 Geox shop di fine 2007 ai circa 1500 nel 2010. Solo nel 2008 sono previste circa 300 aperture, di cui 40 in Italia e 90 nel resto d’Europa, secondo quanto dichiarato l’amministratore delegato del gruppo Diego Balzanello durante la conferenza stampa di presentazione dei conti 2007 e degli obiettivi 2008-2010. Geox chiude il 2007 con ricavi in crescita del 26% a 770,2 milioni e con un risultato netto di 123 milioni (+26%). Nel corso dell’esercizio l’ebitda è stato di 200,9 milioni (+31%), l’ebit di 179,7 milioni (+33%). La posizione finanziaria netta positiva passa dai 78,2 milioni del 31 dicembre 2006 ai 106,8 milioni del 31 dicembre 2007. Il free cash flow del 2007 è positivo per 74,1 milioni (56,6 mln nel 2006).

Carico fiscale: rapporto tasse servizi sempre più alto

Allo scopo di alleggerire il pesante carico fiscale che grava sulle 300 mila piccole e medie imprese svizzere, con il 50,5% dei voti vince il ‘si” al referendum sulla riforma dell’imposizione fiscale delle aziende in Svizzera. Il ‘no’ e’ prevalso in 8 cantoni della Svizzera occidentale, in maggioranza francofoni. L’Italia è confinante con la Svizzera ed è curioso notare come cambi nettamente la situazione da un confine all’altro.

Tra i grandi Paesi europei l’Italia sui colloca all’ultimo posto del rapporto tra tasse pagate e servizi ricevuti. Nel nostro paese, calcola la Cgia di Mestre , grava su ciascun cittadino un peso fiscale annuo pari a 6.747 euro, solo i francesi pagano più di noi: una media di 7.490 euro di tasse allo Stato ma che vengono ricompensate da una spesa sociale pro capite che e’ pari a 9.868 euro. Il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi commenta:

La situazione e’ fortemente sconfortante perche’ dimostra ancora una volta come pur in presenza di un peso tributario tanto elevato, in Italia non vengano destinate risorse adeguate per la casa, per aiutare le famiglie indigenti, i giovani, i disabili e chi vive ai margini della societa’.

Crescita europea in calo, Italia ultima della classe

Ultimo quarto trimestre del 2007 in rallentamento per l’Europa: lo 0,4% da settmebre a dicembre, contro lo 0,7% del trimestre estivo. Un rallentamento leggero ma che non poteva preannunciare nient’altro che un taglio delle stime per il 2008. E così è stato: inflazione elevata ed in crescita, congiuntura internazionale negativa e rialzo delle materie prime. La zona euro crescerà appena dell’1,8% nell’anno in corso.

L’inflazione sarà al 2,9% nell’Ue e del 2,6% nella zona euro e secondo le stime non ritornerà a livelli normali fino all’ultimo trimestre. Dalla commissione europea arrivano comunque parole rassicuranti, soprattutto per le economie europee più robuste, e la certezza che non servano pacchetti fiscali stile “Bush”.

Nel dettaglio la Germania crescerà dell’1,6%, la Francia dell’1,7%, la Spagna del 2,7%. E l’Italia? Per noi il discorso è un po’ diverso. Mentre le altre grandi economie europee possono contare, parola di Almunia, su

buoni fondamenti,

noi rappresentiamo “l’ultimo della classe“.

Gas: guerra evitata (o rimandata?) tra Russia ed Ucraina

Evitata, o perlomeno rimandata, un’altra crisi del gas. Gazprom rifornirà l’Ucraina ed il suo gas raggiungerà senza problemi anche gli altri paesi europei. L’Ucraina da parte sua comincerà già da oggi a ripagare il debito di 1,5 miliardi di dollari, senza però interessi per il ritardo.


L’accordo è arrivato in extremis, appena prima dell’orario in cui Gazprom aveva annunciato di voler tagliare i rifornimenti. Ma non è la prima volta che i due paesi si scontrano su questo tema: nel 2006 la Russia chiuse temporaneamente i rubinetti, mettendo in atto ciò che aveva minacciato.

Ma quali rischi correrebbe il resto d’Europa? I maggiori consumatori di gas russo sono Germania, Francia ed Italia e un blocco dei rifornimenti verso l’Ucraina significherebbe anche la chiusura di quei gasdotti che attraversano l’Ucraina per raggiungere questi paesi.