Dubai World, rischio default: ecco chi deve tremare

Dubai World – holding dell’emirato – ha chiesto lo scorso mercoledì che venissero congelati per sei mesi i debiti accumulati (la bellezza di 59 miliardi di dollari): sono seguiti giorni di preoccupazione e ripercussioni anche sui mercati finanziari. Così, mentre gli sceicchi si apprestano a festeggiare il 38esimo anniversario dell’indipendenza di Abu Dhabi con il “più grande spettacolo pirotecnico nella storia dell’umanità” (fonte, il quotidiano Al Ittihad), crescono ancora i credit default swaps (Cds), ovvero il costo per assicurare il debito sovrano dell’emirato del Golfo, attestandosi a 708,96 punti base (+31% rispetto a ieri). In soldoni: occorrerebbero 708mila dollari per assicurarsi per cinque anni 10 milioni di dollari di debito sovrano.

Intanto, il primo effetto immediato di quanto accaduto al Dubai World sta nel fatto che Dubai è ora nelle posizioni di vertice all’interno della classifica dei paesi a rischio default: in vetta l’Ucraina con una probabilità che oscilla attorno al 57%, stessa probabilità anche per il Venezuela; segue al terzo posto l’Argentina, con una probabilità di default preventivata per il 46% e a ruota c’è proprio Dubai, il cui rischio default e del 39%.
Rispetto alla situazione attuale negli Emirati è peraltro intervenuto più di un esperto economista:

Fiat: ancora cassa integrazione ma l’ad rimane positivo

 Mentre oltreoceano hanno approvato il progetto di legge che destina fino a 15 miliardi di dollari alle tre sorelle dell’auto di Detroit: General Motors, Chrysler e Ford. Al contrario, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha precisato che il governo non ha esaminato alcun provvedimento a favore del settore automobilistico. Infine, oggi si è riunito il consiglio di amministrazione di Fiat, per esaminare i dati di budget del 2009.

La filiale Case New Holland ha annunciato ieri altri tre mesi di cassa integrazione per lo stabilimento di San Mauro Torinese (macchine movimento terra). Le agenzie di rating (Morgan Stanley e Sal. Oppenheim) non sono molto clementi con l’azienda: nei giorni scorsi sono arrivati altri due declassamenti per le azioni Fiat. La banca americana vede nero nel futuro dell’intero settore auto in Europa; il titolo Fiat cede così il 5% in Borsa.