Quali sono i mercati emergenti più a rischio nel 2013

 L’andamento dei mercati emergenti nei primi cinque mesi e mezzo dell’anno è stato piuttosto deludente. Ci si aspettava di più soprattutto dai BRIC, ovvero Brasile, Russia, India e Cina, le grandi potenze economiche emergenti nel panorama del commercio internazionale. Il rallentamento delle economie occidentali e l’incertezza sulle strategie di politica monetaria della Fed hanno favorito la frenata di molti paesi emergenti, che hanno sperimentato un forte rallentamento della crescita. Molti paesi hanno rafforzato le misure anti-shock, in particolare le riserve valutarie, ma i rischi di crolli sono reali.

Migliori azioni di borsa per sfruttare la crescita dei mercati emergenti

 Le azioni europee che sono riuscite a performare meglio in borsa e a resistere alla crisi economica sono quelle esposte ai migliori mercati emergenti, in particolare quelli asiatici. D’altronde, questi paesi ad elevato tasso di crescita, mostrano una popolazione in aumento e una classe media con capacità di spesa sempre maggiori. I nuovi ricchi sono in costante crescita, il processo di urbanizzazione è in pieno sviluppo e la domanda di energia, servizi sanitari, beni di lusso, infrastrutture e risorse naturali non accenna a diminuire.

Il Gruppo Ima alza la cedola a un euro

 Ricavi netti in decisa crescita e esportazioni che sono andate molto bene nei principali mercati emergenti: sono questi i due elementi più rilevanti del 2011 di Ima, il gruppo Industrie Macchine Automatiche che è riuscito nel corso degli anni a conquistare una leadership fondamentale proprio nei settori del food e del farmaceutico grazie ai suoi macchinari automatici. I ricavi appena menzionati, infatti, hanno superato i 669 milioni di euro (+33% rispetto all’intero 2010), mentre l’export verso due economie in rampa di lancio come India e Cina hanno addirittura oltrepassato la soglia del 91%. Ma le buone notizie per Ima non sono soltanto queste. In effetti, bisogna sottolineare anche il rialzo del margine operativo lordo (+47%), quello dell’utile operativo (quasi 54%) e del risultato netto di periodo (+67,2% per la precisione).

Credit Suisse è pronta a chiudere la filiale di Taiwan

 Credit Suisse, uno dei gruppi bancari più importanti di tutta la Svizzera, ha deciso di chiudere le proprie operazioni creditizie di Taiwan, paese in cui è appunto presente una filiale: in questo modo, secondo le prime indiscrezioni di cui si è in possesso, si andrebbero a eliminare una ventina di posti di lavoro. Il Credit Suisse Ag Taipei Bank Branch, specializzato soprattutto in reddito fisso, tassi di cambio esteri e operazioni relative al mercato monetario, chiuderà quindi i battenti, una decisione privata su cui vige ancora il massimo riserbo. C’è comunque da precisare che il paese asiatico potrà ancora beneficiare dei servizi concernenti la ricerca azionaria e il trading commerciale della banca elvetica.

Fiorino ungherese influenzato dalla crisi dell’eurozona

 Il fiorino ungherese e le altre valute che appartengono ai mercati emergenti sono state protagoniste del rallentamento monetario di ieri: in particolare, è stata soprattutto la paura che l’Italia sia la prossima vittima della crisi del debito dell’eurozona a farla da padrona, ma anche le pessime performance dei listini americani hanno influito in maniera negativa. C’è da aggiungere, poi, che queste divise “emergenti” hanno sofferto in modo piuttosto significativo nelle ultime settimane, dato che gli investitori internazionali hanno preferito andare oltre le posizioni più rischiose, con un contesto complessivo di incertezza che viene dominato dal futuro sempre più oscuro per quel che concerne i governi di Roma e Atene.

Nestlè punta all’acquisizione della cinese Hsu Fu Chi

 Quando si parla di settore alimentare non può non venire in mente la Nestlè: il colosso elvetico è sicuramente più affamato dei suoi sostenitori e non è un caso che siano a buon punto le trattative per l’acquisizione di una concorrente cinese, la Hsu Fu Chi International Limited, azienda che vanta un valore di mercato pari a 2,6 miliardi di dollari. Sono circa due anni che la compagnia di Vevey ha dimostrato il proprio interesse, ma non è chiaro se sia giunti finalmente a una svolta finale.