Sfiducia nei mercati finanziari, attenzione sul boom dei mercati emergenti

Le origini delle attuali turbolenze vanno ricercate in una eccessiva propensione al rischio indotta da un lungo periodo di bassi tassi di interesse e dalla ricerca di rendimenti elevati da parte degli investitori. Il contesto economico caratterizzato da bassi tassi di interesse che ha contraddistinto gli Stati Uniti a partire dal 2001 ha determinato un aumento del volume dei mutui ipotecari per l’edilizia residenziale e, di conseguenza, un aumento dei prezzi degli immobili. In altri termini, mutui subprime sono stati erogati a clienti con profilo di rischio elevato e precedenti sfavorevoli in materia di crediti. Negli Usa oggi è atteso il discorso di Bernanke oltre al dato relativo alle vendite di case pendenti ed al credito al consumo.

Barile a 134,70 dollari, euro scambiato a 1,563 dollari

Il barile Usa chiude con un aumento di 2,77 dollari le contrattazioni al Nymex, quotandosi a 134,70 dollari sui future di luglio. Il dollaro debole

Dopo l’impatto della concorrenza il settore delle calzature riprende fiato

Dopo tanto sentir parlare di concorrenza nel settore delle calzature, di dumping, di prodotti dei mercati emergenti a bassissimo costo che spiazzano la concorrenza europea, Vito Artioli presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani, nel corso dell’assemblea generale dell’organizzazione imprenditoriale ha affermato:

Non siamo un settore decotto, perché abbiamo dimostrato, in un momento di cambiamenti strutturali del mercato internazionale, una capacità di ripresa che molti non si aspettavano.

Nel quinquennio compreso fra il 2001 e il 2005, infatti, il settore delle calzature ha risentito più di altri dell’impatto della crescente concorrenza mondiale. Lo confermano la chiusura di circa 700 imprese e la cancellazione di 15.000 posti di lavoro. La scarpa italiana è però ripartita alla grande chiudendo un ottimo 2007. L’anno scorso però, le esportazioni sono cresciute del 6,2% passando così dai 6,5 miliardi di euro del 2006 a 6,9 miliardi nel 2007. Questo soprattutto grazie ai prodotti in pelle e cuoio, quelli a maggior valore aggiunto che nel 2007 hanno generato da soli l’84% dell’export con un incremento del 7,3%.

Chi diceva che i mercati emergenti non erano più un buon investimento?

C’è chi sosteneva che i mercati emergenti avevano fatto il loro percorso, temporaneamente arrestatosi a causa della crisi finanziaria mondiale e dell’impennata dei costi delle derrate alimentari. Ma è davvero così? In realtà i grandi nomi della finanza continuano a puntare su di essi e gli investimenti ad indirizzarsi verso i paesi africani e asiatici. Deutsche Bank ha stilato un report sugli hedge funds secondo cui proprio il continente africano e i paesi mediorientali saranno i top performer. Ebbene sì, perchè i mercati emergenti la loro crescita la stanno proseguendo ed è una crescita magari più contenuta ma anche più consolidata, più strutturale, che attira non solo le speculazioni del momento ma anche investimenti di lunga durata, che puntano alle loro infrastrutture ed ai loro consumi.

Ordonez, membro del consiglio direttivo della Bce, intendeva proprio questo quando ha defintio i paesi emergenti “più pronti rispetto al passato ad affrontare le crisi finanziarie”. Certo le sfide che devono affrontare risultano più ardue ancora forse di quelle che stiamo affrontando noi, l’inflazione e i costi delle materie prime, ma hanno probabilmente più risorse di noi per vincerle.

Anche i mercati azionari si distinguono per una maggiore capacità di “riscossa”: mentre le piazze europee e Wall Street si accontentano di tornare felicemente alla tranquillità, il Bovespa brasiliano segna i massimo storici. E questo nonostante i paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) siano molto legati all’andamento del nostro ciclo economico.

Telecom: no a fusione con Telefonica, ma punta a rafforzamento in Brasile, Argentina e Germania

Non esistono progetti di fusione con Telefonica, così come non esistono progetti di aumenti di capitale della società. Per il 2008 ci siamo posti obiettivi realistici che riflettono le attuali potenzialità dell’azienda, obiettivi che tracciano un percorso importante di consolidamento, trasformazione e rilancio che pone le basi per una crescita futura. Abbiamo già adottato una politica dei dividendi sostenibile nel lungo termine. Decideremo gli investimenti con prudenza e selettività e sulla base di criteri rigidi nei tempi di ritorno e nei rischi di esecuzione.

Così il presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri, ha pronunciato all’assemblea dei soci.

Brasile, Argentina e Germania sono i tre mercati esteri su cui Telecom punta per il rafforzamento e lo sviluppo delle proprie attività internazionali. Lo ha confermato l’amministratore delegato, Franco Bernabè, illustrando ieri in assemblea le strategie di crescita del gruppo. Rafforzare la dimensione internazionale di Telecom Italia, consolidando la presenza del gruppo in Brasile e Germania e puntando sull’Argentina, disimpegnandosi dai mercati e dai settori non particolarmente attraenti. Sono queste le linee guida per lo sviluppo internazionale di Telecom Italia.

La stagflazione colpirà l’Unione Europea?

Il presidente della Bce ha affermato che l’aumento dei prezzi nel 2008 resterà abbondantemente al di sopra dell’obiettivo del 2% (tra il 2,6 e il 3,2% in base alle più recenti stime). Cause principali la crescita del costo dei prodotti alimentari, la crescita dei salari superiore alle previsioni ed ovviamente l’aumento dei costi dei prodotti energetici potrebbero far lievitare l’inflazione. Secondo la Commissione, i prezzi del greggio resteranno molto alti per tutto l’anno. Tutto questo spiega la riduzione delle previsioni di crescita dell’Eurozona per il 2008 di 0,4 punti percentuale (da 2,2% all’1,8%), nelle previsioni intermedie pubblicate dalla Commissione lo scorso 21 febbraio. Secondo il Presidente è necessario seguire la strada della moderazione salariale ed evitare aumenti automatici legati alla crescita dell’inflazione.

Joaquin Almunia, commissario Ue agli affari economici e monetari, commenta:

L’economia della zona euro continua ad affrontare difficoltà considerevoli e, malgrado i fondamentali restino solidi, comincia a sentire la crisi.

Nonostante la conferma che la condizione di fondo dell’economia è buona, soprattutto grazie alla forte crescita dei mercati emergenti , un elevato livello dei profitti aziendali, l’assenza di squilibri macroeconomici (conti esterni in equilibrio e buon livello di risparmio), la Commissione europea non ha aspettative del tutto positive.

Il gruppo Carraro raddoppia l’utile netto grazie ai mercati emergenti

Il cda del Gruppo Carraro ha approvato il bilancio 2007, chiuso con ricavi in forte crescita grazie all’aumento di domanda di componenti per i macchinari agricoli. Il fatturato si è attestato su 814 milioni di euro, +22% rispetto al 2006. La crescita del fatturato è dovuta anche all’acquisizione di Mini Gears (produzione di ingranaggi), escludendo la quale l’aumento si limita ad un +16% circa.

Il Gruppo Carraro, leader mondiale nei sistemi di trasmissione per i veicoli su strada e fuoristrada, ha colto al volo le opportunità offerte dai mercati emergenti, registrando un +65.4% in Cina, ed un +52,6% in Sud America.

Etf, il loro successo nel mercato italiano, vantaggi e svantaggi

Attualmente sono 221 gli Etf quotati nella Borsa italiana. Nel 2003, un anno dopo il loro debutto, avevano il valore di 530 milioni di euro, alla fine del 2007 10 miliardi. I contratti scambiati sono passati da essere 54’000 nel 2003 a 1’300’000 per un controvalore di 31,8 miliardi. Proprio nel mese di gennaio è stato registrato il record di contratti scambiati in un solo giorno: ben 16’000.

Il successo di questo strumento finanziario è principalmente dovuto al basso costo (i costi sono quelli insiti nel fondo che ci sceglie), addizionato poi alla vasta possibilità di scelta generata dalla fortissima crescita di sottostanti. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un boom dei sottostanti di mercati emergenti (paesi asiatici, in particolare India, e paesi sudamericani, i più richiesti in assoluto.

Brasile: rallenta la Borsa, è ora di investire nel mercato immobiliare?

Secondo l’indice Msci (Morgan Stanley Country Index) dei mercati emergenti il Brasile ha superato la Cina registrando una capitalizzazione di mercato di 509,10 miliardi di dollari (14,95%) contro i 481,80 (14,15%) del paese asiatico.

Le importazioni hanno dato un’accelerata improvvisa negli ultimi mesi passando dal +40% di novembre al +46,9%. Nel mese di gennaio le importazioni dei beni di investimento sono salite del 56,9% rispetto al 2008; a favorire questo trend il deprezzamento del dollare rispetto al Real, la valuta brasiliana, che permette alle aziende brasiliane di acquistare strumenti tecnologici innovativi e migliorare la propria azienda.

Nel frattempo secondo gli analisti di Citigroup però la Borsa brasiliana subirà un brusco rallentamento in questi primi mesi del 2008. Nel 2007 con 63 nuove quotazioni le aziende hanno raccolto in totale 30,8 miliardi di dollari di capitali contro i 14 milioni ottenuti con la sola Ipo che c’è stata da metà dicembre ad oggi. Questo sarebbe dovuto alla volatilità del mercato a causa del quale gli ultimi titoli quotati hanno registrato un calo in media del 6,4%.

Sud Africa: Mondiali e metalli preziosi, ma non solo

Continua il nostro “giro del mondo dei mercati”. Qualche giorno fa abbiamo cercato di capire se l’Africa stesse incominciando ad alzare la testa e se fosse giunto il momento di investire nel continente nero. Il paese africano che però la testa l’ha alzata già da molto tempo è il Sud Africa. Vedremo quali opportunità offre e se può essere considerato un “paese emergente”.

Il Sud Africa ha ormai una stabilità ed una credibilità tale da poter essere visto come un paese già “emerso”: la sua economia ha giovato, e giova tuttora, delle risorse che possiede in particolare metalli preziosi, come oro e platino, di cui è il maggior estrattore mondiale, e diamanti. In passato la sua economia era totalmente legata a questo settore, mentre ora grazie ad una maggiore diversificazione verso l’agricoltura, il settore finanziario ma anche il settore manifatturiero, sembra esservi meno intrecciata.

Nuovi mercati emergenti: Vietnam

Nell’ultima edizione del magazine di Credit Suisse, il Global Investor, viene affrontato il tema dei mercati di frontiera, mercati con una crescita inferiore rispetto ai cosiddetti paesi emergenti, ma che vantano potenziali capacità di commercio e sviluppo e che potrebbero rappresentare un ottimo investimento, per chi considera i BRIC ormai non più convenienti.

Gli ultimi 6 anni hanno visto un balzo in avanti incredibile dei BRIC, che trainati principalmente dalla Cina, hanno attirato un enorme mole di investimenti stranieri ed offrono opportunità interessanti anche come mercati interni, data la veloce crescita dei consumi. La loro crescita potenziale resta alta ma non è più “dinamica” come lo era un tempo, allora una soluzione potrebbe essere quella di scovare paesi in via di sviluppo, anticipando i tempi.

Per permettere agli investitori di individuare quali sono questi paesi Credit Suisse ha elaborato un indice che si basa sul benessere della popolazione, il potenziale macroeconomico, lo sviluppo dei mercati finanziari e la stabilità politica.

Investire in Brasile: boom di investimenti nel 2007

Parlare di boom dei mercati emergenti è ormai cronaca di tutti i giorni. Già nel 2007 con la crisi globale dei mutui subprime alle porte le aziende e gli investitori cominciavano a gettare lo sguardo verso BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), ma mentre tutti conosciamo le potenzialità e la forza dei mercati russo, indiano e cinese, quello brasiliano è sempre stato considerato di secondo livello. Il Brasile è un paese ricchissimo di risorse naturali ed è sempre stato visto principalmente come un “fornitore di materie prime“.

Molte aziende sono state costrette a rivedere questa definizione e molte altre dovranno farlo. Nel 2007 il Brasile ha visto investimenti stranieri diretti per la cifra di 34,6 miliardi, secondo quanto riportato dal Finacial Times. Secondo i dati del UNCTAD (Congresso delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo) gli investimenti diretti hanno addirittura superato del doppio quelli rivolti verso l’India e hanno portato il Brasile al secondo posto della classifica mondiale.

La sua ricchezza di risorse naturali, la cui domanda mondiale cresce incessantemente, ha senza dubbio rivestito un ruolo fondamentale in questo boom ma andando ad analizzare il tipo di investimenti ricevuti stupirà il fatto che i settori che maggiormente ne hanno beneficiato sono quelli manifatturiero (un terzo degli investimenti totali) ed edilizio.

Mercati emergenti: la Turchia

Quando parliamo di guardare ad est per investire nei mercati emergenti generalmente focalizziamo l’attenzione su Cina e India, rischiando di dimenticare la Turchia. Nonostante le frequenti tensioni interne, la Borsa di Instanbul è infatti risultata essere alla fine del 2007 il quinto listino mondiale per rendimento. Dalla metà degli anni ’80 l‘ISE (Instanbul Stock Exchange) è l’unica società autorizzata per gli scambi azionari delle 320 compagnie quotate nel listino della borsa turca.

L’indice di riferimento è l’IMKB; negli anni ha avuto un andamento piuttosto oscillante, in correlazione con l’instabilità della politica interna. Il mercato è comunque in forte crescita ed ha materializzato rendimenti ad un anno tra il 50% ed il 60%.

Mai come oggi è ora di puntare sui mercati emergenti e nel comparto Etf gli strumenti relativi a paesi come Brasile, Turchia e India guidano la classifica dei migliori rendimenti. Il 2007 è stato l’anno d’oro degli Etf turchi, anche di quelli quotati nelle borse europee.