Nigeria: petrolio, povertà e amministrazione civile

Si parla tanto di petrolio, aumento dei prezzi e di produzione da parte dell’Arabia Saudita. Forse però non tutti sanno che esistono Paesi africani dove di petrolio ce n’è ed anche tanto ma l’economia non cresce proporzionalmente rispetto alla ricchezza di questa risorsa. Esempio eclatante è la Nigeria che non riesce a crescere quanto dovrebbe a causa dell’instabilità politica, della corruzione, della cattiva gestione delle politiche macroeconomiche; i continui scontri etnico-religiosi hanno creato una situazione d’insicurezza generale all’interno del paese.

Barile a 134,70 dollari, euro scambiato a 1,563 dollari

Il barile Usa chiude con un aumento di 2,77 dollari le contrattazioni al Nymex, quotandosi a 134,70 dollari sui future di luglio. Il dollaro debole

Eni-Kazakistan: accordo raggiunto

Dopo giorni di incertezze e passi indientro, Eni chiude l’accordo per lo sfruttamento di Kashagan , il più grande giacimento petrolifero scoperto negli ultimi anni. Sette anni fa veniva stipulato il primo contratto che sanciva la guida operativa dell’Eni, ma oggi, a causa dei ritardi nelle estrazioni e l’aumento dei costi, si è imposta la necessità di revisionarlo. Le trattative tra i kazakhi ed il consorzio Agip Kco a guida Eni andavano avanti da giorni ormai, e sembravano ormai arrivate ad un vicolo cieco.

Gazprom punta sulla Nigeria

L’africa è considerata nella strategia delle più importanti aziende produttrici di idrocarburi una area prioritaria di grande espansione. Fino ad oggi la Gazprom aveva avviato dei progetti nel nord del continente africano, inoltre in un progetto di scambio con l’azienda tedesca Basf otterrà una partecipazione in Libia. Questa compartecipazione è dovuta al fatto che le riserve di idrocarburi iniziano a scarseggiare, quindi le grandi aziende hanno bisogno di ottenere quote nei vari progetti produttivi mondiali.