Atenei italiani, il Miur ammorbidisce il commissariamento

 Il muso mostrato dal Ministero dell’Istruzione alle università italiane non sembra più essere duro come nei mesi scorsi: l’ultimo testo normativo che è stato approntato a tal proposito dal dicastero di Viale Trastevere è il decreto denominato “Disciplina del dissesto finanziario delle università e del commissariamento degli atenei”. Come ci si comporterà dunque con quelle strutture che rischiano la bancarotta? L’intento è sempre quello di proporre un adeguato commissariamento, ma stavolta in una forma più leggera e meno severa. La legge in questione ha già ottenuto l’approvazione da parte del Senato e della Camera, quindi ora sarà il turno del Consiglio dei Ministri per quel che riguarda il suo esame.

PepsiCo concretizza il frazionamento dei business

 Gli azionisti di PepsiCo Incorporated potrebbe riuscire a guadagnare anche un interessante 49%, ma soltanto nel caso in cui l’ad Indra Nooyi dovesse rendere concreta la scissione del business delle bevande da quello degli snack: in pratica, si sta per realizzare uno smembramento molto simile a quello che ha visto coinvolta Kraft Foods. La conglomerata americana, leader mondiale proprio per quel che riguarda la commercializzazione di snack e seconda maggior produttrice di bevande, ha intenzione di non ripetere le performance finanziarie del 2010, quando il titolo perse quasi dieci punti percentuali. Tra l’altro, la compagnia di Purchase è riuscita a vaporizzare ben undici miliardi di euro del proprio valore di mercato in pochissimi mesi.

Il sistema bancario italiano é solido

 È stata questa l’affermazione del commissario Ue alla Concorrenza Joaquin Almunia, il quale ha definito il sistema bancario italiano “una fortuna per il paese” la cui solidità forse proteggerà il Belpaese dai rischi di liquidità che potrebbero invece derivare dall’incertezza nei mercati relativamente al debito pubblico italiano. Nonostante quindi il peggioramento della crisi sui debiti pubblici e le continue tensioni sui mercati di rifinanziamento, l’impatto sul sistema bancario potrebbe essere irrilevante, anche se non é da escludere in futuro la necessità di ulteriori ricapitalizzazioni per le banche nostrane, oltre a quelle già evidenziate per i nove istituti che non hanno superato i passati stress test in Europa.

Piano decennale per la crescita lanciato da Tremonti

 Lo avevano chiesto le parti sociali e l’Europa e il ministro dell’economia non ha tardato a dare una risposta. Un piano decennale per la crescita é il tavolo per lo sviluppo che si è svolto ieri al Tesoro. Il piano dovrà toccare quattro punti fondamentali: il lavoro, le imprese, il credito e lo Stato. Entro un mese il piano sarà pronto e getterà le basi per una nuova economia, più solida e affidabile. Sono questi i propositi del ministro, che per rilanciare la crescita passerà velocemente alla parte concreta, subito dopo il completamento dello studio del piano, si procedera’ alla “manutenzione” delle misure varate soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture. Il tavolo di confronto al Tesoro si riunirà ancora mercoledi della prossima settimana.

Standard & Poor’s risponde a Berlusconi: “Noi apolitici”

La decisione presa da Standard & Poor’s di declassare il rating italiano portandolo da ‘A+/A-1+’ ad ‘A/A-1’ ha fatto il giro del mondo, sono state tante le dichiarazioni rilasciate dai vari esperti di economia del settore europeo e dai vari capi di stato europei. Il tedesco Faz afferma che è un “colpo basso all’Italia”. Sul quotidiano economico Handelsblatt campeggia già la dichiarazioni di Berlusconi in merito a questa notizia: “Berlusconi furibondo per il declassamento dell’Italia”.

Piazza Affari dopo il down-grade di Standard & Poor’s

 Era solo questione di tempo; S&P già minacciava silenziosamente un downgrade all’Italia e probabilmente voleva aspettare la fiducia alla manovra per confermare le aspettative di crescita nulle, fatto sta che da oggi invece di una A+ il nome del Paese sarà accompagnato da una bella “A”.

Crescita nulla abbiamo detto, ed è proprio in base a questo che arriva il voto di S&P; secondo l’agenzia di rating infatti il Governo italiano non ha saputo prendere le misure per evitare la crisi ed incentivare la crescita e si prevede per il Paese un momento di stallo (se non recessione) causato proprio dall’impotenza della classe Governativa di fronte ai problemi.

A Luglio cresce il fatturato dell’industria

Il mercato industriale nel mese di luglio su livello nazione è aumentato dell’1,6% rispetto al mese precedente. Sul mercato interno è aumentato dello 0,3%, mentre su quello esterno c’è stato un aumento del 4,6%, e cresce rispetto l’anno prima del 4,5%. Lo rivela l’Istat, la quale specifica che l’aumento tendenziale corretto per gli effetti di calendario è stato del 7,7%.

Nel complesso, rivela l’Istat, il fatturato nei primi sette mesi dell’anno, è cresciuto di 9 punti percentuali rispetto al passato anno 2010. Il fatturato dei beni di consumo, invece, è aumentato dello 0,7 percento rispetto al mese di Giugno.

La scure di Standard & Poor’s sul debito pubblico italiano

 Il tanto temuto declassamento è arrivato: Standard & Poor’s ha provveduto a ridurre il rating relativo al debito pubblico del nostro paese da A+ ad A, sottolineando la fragile situazione politica e la debole crescita economica, due elementi che stanno limitando la capacità di reazione alla crisi. Anche l’outlook è stato giudicato come negativo, dunque non sono esclusi nuovi tagli nei prossimi anni. Il parere dell’agenzia americana è stato piuttosto chiaro, il consolidamento del bilancio viene visto come molto “lontano”, inoltre il livello raggiunto dallo stesso debito è più alto di quanto ci si aspettasse. Non si tratta proprio di uno scenario incoraggiante, anche perché le sfide macroeconomiche che l’Italia deve affrontare sono serie.

Prada: +74% per i profitti semestrali in Asia

 L’Asia sembra essere proprio il continente giusto per i profitti di Prada: come è noto, la spa milanese del lusso è stata protagonista di una importante quotazione mesi fa presso lo Stock Exchange di Hong Kong e i primi risultati cominciano già a vedersi, con un profitto semestrale (i dati si riferiscono ovviamente allo scorso 30 giugno) in crescita del 74%. I principali effetti benefici sono stati agevolati dall’apertura di nuovi negozi e dalla conseguente domanda da parte di consumatori e investitori asiatici. Nello specifico, il reddito netto è salito fino a quota 179,5 milioni di euro, mentre un anno fa questo stesso valore si era fermato a 103 milioni, il che equivale a dire che l’irrobustimento economico è stato più che concreto.

Grecia: taglio al settore pubblico entro metà ottobre

 Prima di ottenere il da 8 miliardi di euro entro metà ottobre, la Grecia dovrà attuare il taglio strutturale del 20% dei 750mila dipendenti pubblici o para-pubblici. La scorsa settimana il governo greco aveva già annunciato il licenziamento di migliaia di funzionari ma all’annuncio non era seguito il licenziamento vero e proprio per evitare una acerba protesta dei sindacati. Il premier George Papandreou, avendo ribadito la volontà di Atene  di rimanere nell’euro, dovrà quindi rispettare gli impegni presi con i creditori e questo periodo di austerità potrebbe comportare per il Paese un taglio di 150.000 dipendenti pubblici. I rappresentanti dell’Unione europea (Ue), Banca centrale europea (Bce) e del Fondo monetario internazionale (Fmi), prima di dare la sua approvazione alla nuova tranche del pacchetto di aiuti, desidera verificare che la Grecia inizi a porre un taglio alle spese.

Rincaro dell’IVA pesa sul prezzo della benzina

 L’aumento dell’IVA al 21% inizia a pesare anche sui prezzi del carburante. La nuova aliquota, entrata in vigore sabato dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale, venerdì, ha aumentato il costo della benzina in media di 1,4 centesimi al litro. Nello specifico il rialzo Eni è stato di 1,4 centesimi al litro sulla benzina, di 1,3 sul gasolio e di 0,5 sul gpl. Rialzo di 1,7 centesimi per Totalerg. Le medie ponderate nazionali tra i diversi marchi si attestano a 1,641 euro/litro per la benzina, mentre il gasolio é venduto a 1,525 euro/litro.  Anche se il rincaro é toccato alla maggior parte dei beni di consumo, ci sono alcune aziende che hanno deciso di non far ricadere l’aumento dell’imposta sul prezzo finale del bene (gruppi come Zara, Esselunga, Tim, Honda, Benetton).

Piazza Affari: open sotto a 14500 per il FTSE-Mib

 Apertura con il botto per il mercato italiano, che dopo la prima metà di questo Lunedì 19 Settembre 2011 concretizza il 2.25% di perdita sul listino delle blue-chips. I piani di ieri sullo sviluppo del derivato (su cui sconsigliamo da tempo l’overnight durante il week-end, non a caso) dovranno essere rivisti proprio per l’apertura fuori dal range di interesse; il gap aperto è di pochi punti di indice e difficilmente distoglierà la l’attenzione dalla situazione macro che ci ha spinto a questi livelli. Una totale sfiducia, a cui ha contribuito sicuramente la nostra posizione politica agli occhi del mondo, continua a manifestarsi sul listino con un sell-off senza precedenti. Per quanto male vadano gli indici Europei infatti, solo il nostro è prossimo al bottom di Marzo 2009.

Siemens abbandonerà definitivamente il nucleare

 Siemens Ag, maggior conglomerata europea per quel che concerne il settore ingegneristico, ha preso la sua storica decisione: l’annuncio è stato effettuato proprio nel corso della giornata di ieri, quando la compagnia di Monaco di Baviera ha fatto sapere di voler interrompere i propri business nucleari entro il 2022, con il blocco definitivo alla costruzione di nuove centrali. L’ad del gruppo, Peter Löscher, è stato piuttosto chiaro nelle proprie dichiarazioni, precisando che il capitolo in questione può considerarsi chiuso. Inoltre, è stato enfatizzato il progressivo e crescente avvicinamento al comparto delle energie rinnovabili, un cambiamento di rotta davvero importante. La decisione a cui ci stiamo riferendo vuole essere inoltre una risposta precisa all’opposizione sociale e politica che si sta scagliando contro il nucleare in Germania.

Ubs, costa cara l’infedeltà del trader Adoboli

 Oltre due miliardi di dollari: l’Unione delle Banche Svizzere (Ubs), una delle principali realtà creditizie elvetiche, si trova a fronteggiare una vicenda davvero ambigua e particolare, ma che poteva rivelarsi anche più grave di quello che poi è stato. L’istituto ha infatti perso ben 2,3 miliardi a causa delle operazioni condotte da un trader africano, Kweku Adoboli, per il quale sono già scattate le manette. Nello specifico, questi ammanchi sono stati provocati da alcune transazioni e negoziazioni finanziarie dello stesso Adoboli che non beneficiavano però della necessaria autorizzazione. Inoltre, si è trattato di vere e proprie speculazioni su diversi prodotti, tra cui, in primis, i contratti futures sugli indici azionari (il trader in questione aveva una certa predilezione per l’americano S&P 500 e il tedesco Dax), con gli ultimi tre mesi che sono stati costellati da un numero impressionante di operazioni.