Il settore tecnologico solitamente non subisce gli impatti negativi della crisi, forte del desiderio degli utenti, di munirsi degli ultimi apparati high tech, nonostante le finanze non vadano propriamente per il verso migliore. Il settore high tech é stato spesso trainato, soprattutto in Italia, da un ampio gruppo di clienti che non rinunciano a fare la fila nei negozi Apple alla prima di un melafonino, o che rinunciano alle vacanze per il tablet all’ultima moda. Anche in questo caso però potrebbe esserci un’inversione di tendenza.
Apple: Jobs lascia, Tim Cook è il nuovo ad
La lunga carriera di Steve Jobs all’interno di Apple, cominciata all’età di ventuno anni, è coincisa con la crescita progressiva del colosso informatico: l’ormai ex amministratore delegato lascerà però il suo incarico a breve, ma assumerà quello di presidente del consiglio di amministrazione, quindi bisogna fare i conti con una nuova era che si apre. Jobs lascia per i noti motivi di salute che lo coinvolgono da ben otto anni e la sua successione è stata affidata a Tim Cook, il quale vanta già una buona esperienza a Cupertino. Il discorso per rendere nota la sua decisione è stato toccante, ma ormai si volta decisamente pagina. Come affronterà la Apple il dopo Jobs? In fondo, si tratta del personaggio che ha trasformato la piccola azienda nella seconda società più proficua al mondo (la leadership spetta a Exxon Mobil), attraverso rivoluzioni tecnologiche, soprattutto nel campo della musica e della telefonia mobile.
Heineken, il calo dei consumi influisce sugli utili
Le bollicine europee sono meno frizzanti del solito: non è casuale che gran parte delle aziende attive nel settore della produzione e commercializzazione di birra stiano vivendo un momento difficile, ma cerchiamo di capirne il motivo. Uno dei casi emblematici è quello dell’olandese Heineken, la quale ha riportato proprio ieri dei profitti poco entusiasmanti per quel che riguarda il primo semestre di quest’anno. Inoltre, l’azienda di Amsterdam ha annunciato che i prossimi profitti non saranno i migliori in assoluto, anzi i volumi registrati a luglio e ad agosto non lasciano sperare in nulla di positivo. Quindi, anche l’outlook è debole e bisogna fare i conti con un preoccupante calo dei consumi, con i tagli governativi e con i possibili licenziamenti.
Ancora tagli per il Pil USA
Continua la vicenda che vede protagonisti l’outlook statunitense e le varie agenzie di rating. Dopo la deuncia da parte della commissione di Giustizia americana su Standard & Poor’s (rea di aver concesso un giudizio AAA troppo clemente verso una delle più grandi economie mondiali), sembra che il timore di guai giudiziari abbia colto altre agenzie d’oltreoceano. A meno di due settimane di distanza dal downgrading, il Dipartimento di Giustizia ha infatti messo sotto indagine l’agenzia S&P. In particolare si tratta di rating elevati assegnati agli strumenti finanziari legati ai mutui subprime, titoli tossici che sono stati ritenuti la principale causa della crisi finanziaria del 2008. La notizia è stata riportata da Il New York Times che ha sottolineato il fatto che l’ indagine proseguirà nelle prossime settimane.
Piazza Affari: ancora sul filo del rasoio
Il ritracciamento avuto nella seconda parte della giornata di ieri è arrivato precisamente ai 14600 punti indicati nel report della giornata di ieri, dove il Mercato è poi rimbalzato timidamente nelle ultime due ore di contrattazioni per aprire oggi a ridosso dell’area di resistenza.
L’area appunto è compresa tra 14850 e 15000 punti ed anche se la vedremo superata in close orario questo è solo il primo passo per il recupero che si confermerà con il superamento del top relativo del 22 Agosto oltre che con il benestare di Wall Street, con il Dow Jones che oggi è atteso in ritracciamento nelle prime ore. Da controllare la statica a 11100 punti e la resistenza a 11200, prossima alla chiusura della giornata di ieri a Wall Street.
Deutsche Börse e Nyse Euronext, la fusione è vicina
Deutsche Boerse e New York Stock Exchange-Euronext, la fusione tra le due piazza finanziarie è possibile e potrebbe diventare una realtà concreta a breve: a dire il vero, l’operazione è ancora una semplice proposta, ma i listini coinvolti hanno dato il loro beneplacito in tal senso. Inoltre, elemento sicuramente determinante, un primo via libera è stato fornito dal Cfius, acronimo che sta a identificare il Comitato sull’Investimento Estero negli Stati Uniti, un ente che ha un potere importante per quel che concerne decisioni di questo tipo e che per il momento non ha espresso alcun tipo di obiezione. L’assenso più importante, comunque, sarà quello che dovrà fornire l’Antitrust del Vecchio Continente, la cui pronuncia è prevista entro e non oltre il prossimo mese di dicembre. Per ora, però, ci sono i rilievi dello stesso comitato americano.
Foster’s disponibile a trattare il proprio prezzo di acquisto
Il nome della Foster’s Group Limited è noto soprattutto agli appassionati di birra: si tratta, infatti, di uno dei principali colossi attivi in questo campo, il quale sta dominando le cronache finanziarie degli ultimi giorni per la trattativa con SABMiller Plc. A che punto sono giunte le discussioni? Lo stesso gruppo australiano ha precisato di aver intrapreso un dialogo piuttosto aperto e sensibile, un fattore che pare sia stato compreso e apprezzato dagli azionisti. La Foster’s vanta attualmente uno dei migliori profitti all’interno del proprio mercato e nel caso di un rifiuto all’offerta britannica potrebbe anche essere in grado di garantire una cifra pari a cinquecento milioni di dollari australiani agli investitori; per il momento, infatti, il valore economico proposto viene ritenuto troppo basso e quindi non accettabile (si tratta di circa 9,5 miliardi di dollari australiani).
Tassi bassi rischiosi nel lungo termine
Tassi troppo bassi per un periodo troppo lungo sono rischiosi, é questa l’affermazione del membro dell’esecutivo Bce Jurgen Stark, secondo il quale tenere i tassi di interesse bassi per lungo tempo comporta dei rischi in quanto all’eccessiva assunzione di rischio e a investimenti sbagliati, contribuendo negativamente al possibilità di crescita dell’economia. I tassi bassi, ha aggiunto, rappresentano una falsa soluzione che fornisce incentivi completamente sbagliati. Il tedesco Stark ha un’opinione che é condivisa da molti membri della BCE e spegne gli entusiasmi di quanti pronosticano che Francoforte possa decidere al più presto di riabbassare i tassi, mossa ipotizzata da alcuni analisti.
Bank of America taglia 3500 posti di lavoro
La turbolenza che sta investendo i mercati miete altre vittime, dopo gli investitori l’ultimo fulmine colpisce gli impiegati della Bank of America. La prima banca americana in termini di asset taglierà 3.500 posti di lavoro entro la fine del prossimo mese. La notizia, citata dal Wall Street Journal, sottolinea che i primi a subire il licenziamento saranno gli addetti ai lavori dell’investment banking e del trading. Alcuni hanno giá ricevuto la notifica del licenziamento e il piano di ristrutturazione proseguirà nei prossimi giorni, comportando altre migliaia di tagli addizionali. Gli azionisti hanno chiesto una drastica riduzione dei costi poichè il rallentamento dell’economia americana ha significato una contrazione dei ricavi.
Libia: problema crediti per le aziende italiane coinvolte
Escludendo le aziende a maggior capitalizzazione su cui si è concentrata la discussione dell’effetto “Libia”, un’analisi più approfondita della Camera di Commercio italo-libica ha fatto emergere almeno altri 600 nomi di realtà coinvolte, di cui circa 50 con problemi sul recupero crediti (e non solo) secondo Reuters.
L’ammontare dei crediti da recuperare si stima in milioni di Euro; l’impegno dell’Italia sul territorio libico non è a 360° ma quasi, visto che si parla di una massiccia presenza nell’ambito delle infrastrutture (da parte dell’Anas per quanto riguarda un’appalto da 125.5 milioni di Euro) per iniziare.
Dow Jones contrastato, Milano indecisa
La chiusura del Mercato Americano nella giornata di ieri ha lasciato interrogativi e dubbi aperti senza dare un senso alla tenuta a cui stiamo assistendo sui Mercati. Più convincente è stato il Mib insieme all’Eurostoxx, anche se questo non basta ad invertire la tendenza e ridare sicurezza agli investitori che ancora non comprano come ci si potrebbe aspettare.
Petrolio, quotazioni altalenanti per le vicende libiche
Le vicende che stanno coinvolgendo la Libia, con la rapida avanzata delle truppe dei ribelli e il progressive sgretolamento del regime di Gheddafi, non potevano non avere conseguenze dal punto di vista economico: in effetti, non bisogna mai dimenticare che stiamo parlando di un paese che vanta una riserva di petrolio piuttosto importante, dunque l’oro nero risente di tutti questi eventi. A dire la verità, però, la commodity è stata protagonista di un andamento a due velocità nel corso delle ultime quotazioni. Nello specifico, il ribasso iniziale, con il livello che è sceso in modo progressivo fino agli ottantuno dollari al barile, è stato leggermente compensato dai guadagni successivi, i quali non sono però stati consistenti come ci si poteva aspettare in un primo momento. In particolare, le vendite hanno dominato in un lungo e in largo le contrattazioni iniziali, anche perché si è subito pensato che la nazione africana potesse riprendersi economicamente grazie alla fine della guerra civile che sta ormai infuriando da mesi; ma la fine del regime non è ancora certa al 100% e quindi non si può essere del tutto sicuri che la ripresa si avvii realmente.
Ford e Toyota unite dalle auto ibride
La rivalità e la concorrenza sono senz’altro due elementi peculiari del mercato automobilistico, ma spesso anche le collaborazioni portano i loro frutti: è il caso, ad esempio, di Ford e Toyota, le quali stanno pianificando appunto di sviluppare insieme un sistema ibrido che possa essere funzionale ai pickup e ai suv, in modo da venire incontro alle esigenze economiche relative al carburante. Per il momento, però, esiste soltanto un accordo preliminare che prevede la vendita di veicoli con tale tecnologia nel prossimo decennio, così come emerge in maniera chiara dai comunicati degli ultimi giorni della compagnia americana e di quella giapponese. In particolare, dovrebbe essere sfruttato il motore elettrico a gasolio sviluppato dagli stessi nipponici, la cui produzione è prevista nelle ordine delle 100mila unità entro i prossimi due anni.
Fondi Europei: al Sud rimangono inutilizzati
La proposta di Sarkozy e della Merkel sui fondi strutturali destinati all’Ue non é piaciuta al ministro degli Affari regionali Fitto, il quale ha sottolineato che noi italiani (e in particolar modo il Mezzogiorno), siamo i maggiori destinatari di tali risorse. Fondi che però, restano puntualmente inutlizzati, avrebbe dovuto ricordare il ministro. Secondo i dati della Svimez, il centro studi per il Mezzogiorno, il PIL pro capite delle regioni meridionali, cinque delle quali (Puglia, Sicilia, Calabria, Campania e Sardegna) destinatarie del recente warning europeo, dal 1951 al 2009 è sceso dal 65,3% al 58,8% di quello del Centro-Nord. Dei 43,6 miliardi di euro del programma 2007-2013, somma comprensiva del cofinanziamento nazionale, sono stati spesi appena per il 9,6% del totale.