Caos in Grecia fa tremare le borse europee

 Torna la paura sui mercati finanziari per la crisi della Grecia, dopo che negli ultimi giorni gli investitori erano stati scottati dall’annuncio shock di Bernanke sulla possibilità di ridurre il piano di quantitative easing entro fine anno ed eventualmente di azzerarlo entro la metà del prossimo anno. Negli ultimi mesi Atene sembrava sulla buona strada, grazie anche a 172 miliardi di euro di aiuti finanziari ottenuti dalla troika. La chiusura dell’emittente televisiva pubblica Ert ha scatenato vivaci proteste e dato vita a una nuova crisi di governo.

Proroga supplementare alla Grecia

 Continuano i “giochi di ombre” sulla Grecia, che alternativamente vedono il Paese prima in buono stato (o comunque impegnato sul fronte delle riforme e senza ulteriori esigenze di cassa) e poi di nuovo in pericolo. Certo è che ora il Paese si trova a dover affrontare un default controllato con riforme di austerità e con un debito non indifferente.

Niente più soldi alla Grecia?

 La crisi Greca è sicuramente uno dei punti più importanti di questo Agosto 2012; mentre l’anno scorso durante le vacanze degli italiani è scoppiato il pericolo sul mercato dei differenziali ed il clima di panico si è trascinato fino ad oggi, accompagnando le contrattazioni di tutto l’anno.

Grecia chiede proroga per tagli

 Atene potrebbe chiedere più tempo per il risanamento del Paese; la crisi che ha investito l’Euro ha costretto la Grecia in un default controllato che ora richiede misure eccezionali e tagli alla spesa extra per invertire la tendenza. La richiesta del premier Antonis Samaras è di un piano scaglionato in quattro anni. La variazione richiesta dal premier riguarda in particolare l’allungamento da due a quattro anni del piano di tagli sulla spesa pubblica.

S&P ribassa outlook Grecia

 La ripresa dell’Euro dipende da tanti fattori. Uno dei più importanti è sicuramente la situazione dei Paesi a rischio come Italia e Spagna, ma sopratutto Grecia; Atene è in default controllato da mesi ed il crollo verticale della fiducia è alimentato dal ritardo nell’applicazione delle nuove misure richieste dall’UE per giustificare gli aiuti monetari. A fronte di questa situazione arriva l’azione decisa di Standard & Poor’s che rivede al ribasso l’outlook della Grecia cambiandolo da “stabile” a “negativo”. 

Grecia deve uscire dall’euro secondo presidente IFO tedesco

 Hans-Werner Sinn, professore di Economia e Finanza Pubblica all’Università di Monaco di Baviera e presidente dell’istituto IFO, ha dichiarato che “l’uscita della Grecia dall’euro è sempre più vicina”. Secondo il professore tedesco, però, l’eventuale Grexit “non è un disastro per la zona euro e non certo per i greci”. In uno studio pubblicato su WirtschaftsWoche lo scorso 26 maggio, Sinn fa notare che in Germania si sta diffondendo sempre più un sentimento di insofferenza verso i paesi “cicala” dell’Europa periferica, in primis verso la Grecia.

Grecia forma il nuovo governo pro-euro

 Il leader del Pasok, Evangelos Venizelos, ha dichiarato che le forze politiche greche hanno raggiunto l’accordo per la formazione di un nuovo governo. La notizia è stata battuta già da tutte le principali agenzie di stampa internazionali. Il nuovo esecutivo sarà formato da Nea Dimokratia (partito di centro-destra), che avrà 129 seggi, Dimar (sinistra democratica), che avrà 17 seggi, e il partito socialista Pasok (33 seggi), che però non avrà poltrone nel nuovo esecutivo. Il nuovo governo greco avrà dunque 179 parlamentari di maggioranza su 300 membri complessivi, per cui il “cuscinetto” di sicurezza sarà pari a 29 voti.

Il voto in Grecia non placa la tensione sugli spread

 La vittoria del partito di centro-destra Nea Dimokratia alle elezioni politiche in Grecia sembrava essere il preludio ad una riscossa dei mercati finanziari, dopo tanti mesi trascorsi con il dilemma della Grecia dentro o fuori dall’unione monetaria. Nea Dimokratia, guidata da Antony Samaras, si è detta da sempre favorevole a mantenere il paese nell’euro e a voler rispettare il memorandum di intesa con la troika (Bce-Ue-Fmi). Tuttavia, passata l’euforia iniziale, i mercati stanno prendendo coscienza che i problemi nella zona euro non sono di certo finiti.

Target Euro/Dollaro giugno 2012

 L’incertezza sul destino della moneta unica europea continua ad aumentare ogni giorno di più che ci avviciniamo alle elezioni politiche in Grecia, in programma domenica 17 giugno. Gli euroscettici ritengono che la Grecia abbandonerà l’euro per tornare alla dracma, cancellando il debito e rifiutando in toto le misure di austerità imposte dall’Europa. I più ottimisti ritengono, invece, che la Grecia resterà nell’unione monetaria, in quanto i costi legati alla sua uscita potrebbero essere enormi e in grado di creare uno spaventoso effetto-domino al resto della periferia europea.

Spagna fanalino di coda dell’Euro

 La diffusione questa mattina dei dati relativi alle PMI Europee è stata commentata duramente dagli analisti, che registrano per la prima volta un cambiamento di “ruoli” nell’Eurozona insieme ad un peggioramento generale.

Jens Sondergaard, economista di Nomura, ha affermato che l’Eurozona si sta avviando nel secondo e terzo trimestre dell’anno verso la recessione, con il PMI che si conferma ai minimi di tre anni. L’indice è sceso a 45,1 punti a maggio (era a 45.9 ad aprile) mentre la situazione in Spagna registra un arretramento sui minimi del 2009. Alla luce di quanto è emerso dai dati, secondo un fattore puramente “numerico” il fanalino di coda dell’Eurozona è ora proprio la Spagna, che “spodesta” la Grecia aggravando la sua posizione di crisi. A pesare sul Paese sono sicuramente le condizioni sui consumi e sull’occupazione, ma il colpo decisivo è stata sicuramente la nazionalizzazione di Bankia, che ancora non è chiaro come verrà ricapitalizzata.

Il Wall Street Journal elogia il lavoro di Monti

 Monti come la Thatcher. Con queste parole esordisce oggi il più importante giornale del mondo, parlando del lavoro di Monti ed offrendo un punto di vista estremamente positivo sulla sua posizione. Già nei mesi scorsi diversi apprezzamenti sono arrivati da tutta Europa per il suo mandato e per come è riuscito ad allontanare l’Italia dal “rischio Grecia” con manovre coraggiose e soluzioni difficili. Pur essendosi tirato contro le famiglie di un intero Paese che esce da anni in cui i problemi sono stati accumulati e non risolti, l’operato del Governo tecnico è obiettivamente positivo visti i conti pubblici e la risposta del mercato; secondo il Wall Street Journal, se l’Italia non è la Grecia il merito è di un solo uomo, odiato dagli italiani ed elogiato dall’opinione pubblica internazionale.

Eurogruppo boccia accordo con la Grecia

 Brutte notizie per la Grecia, e per tutti gli osservatori che avevano sperato che l’intesa della maggioranza parlamentare che sostiene il governo ateniese di Papademos sulle richieste dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea avrebbe in qualche modo fornito il via libera per l’ottenimento degli attesi contributi da parte di Bruxelles, necessari e indispensabili per superare il terribile mese di marzo, all’interno del quale sono previsti rimborsi straordinari dei debiti pubblici. 

L’Eurogruppo ha infatti sostanzialmente bocciato (pur, con riserve di “ripescaggio”) l’accordo, affermando come siano necessari “altri 325 milioni di euro di tagli entro il 2012”. Considerando che Atene non ha altra scelta che rispettare i diktat di Bruxelles, i sindacati greci sono già allarmati sui pericoli di nuove contrazioni occupazionali, e preannunciano due giorni di sciopero.

Crisi Europa: previsto un taglio dei tassi Bce da Citigroup

 La mobilità per 30mila dipendenti statali approvata la scorsa settimana non ha cambiato praticamente nulla sullo scenario della crisi Greca; secondo le stime il Pil sarà del 2.5% ed i conti pubblici necessitano di manovre ben più radicali per risollevare le sorti del paese.

L’attenzione che i media danno alla Grecia sembra però volta a nascondere l’effettiva situazione generale dell’area Euro. I rating che arrivano da oltre oceano sono spesso esageratamente preventivi (sopratutto se sono emanati da persone che non hanno minimamente sospettato dei titoli tossici qualche anno fa’) rispetto alle effettive aspettative di rischio, ma non colpiscono a caso; il downgrade dell’Italia è forse il provvedimento più azzeccato visto che proprio il Bel Paese sembra essere altrettanto a rischio guardando i CDS sul debito di casa, anche se la recessione ancora non si manifesta nella sua totalità.