Svizzera e Lussemburgo: progressiva abolizione segreto bancario

 Gli esecutivi di Svizzera e Lussemburgo hanno fatto sapere di voler allentare le norme che regolamentano il segreto bancario: si tratta di un primo importante passo verso il recepimento delle normative dell’Ocse per quanto riguarda lo scambio di informazioni. Tra i due paesi è il Lussemburgo quello che si è mostrato più deciso in questo senso; il ministro del Tesoro e del Budget del piccolo granducato, Luc Frieden, insieme al suo omonimo austriaco Josef Proell, hanno infatti annunciato di essere seriamente intenzionati ad eliminare del tutto il segreto bancario, dichiarandosi pronti a scambiare informazioni in caso si verifichi una frode fiscale. La decisione è stata presa dopo che anche altri due stati europei, annoverati nella lista dei cosiddetti “paradisi fiscali”, ovvero Andorra e Liechtenstein, avevano dato il loro assenso allo scambio informativo per quanto riguarda le materie fiscali, soprattutto in previsione del prossimo dibattito del G20, il quale sarà prevalentemente incentrato sulla lotta all’evasione fiscale.

Uno studio dell’Ocse illustra la situazione dei “paradisi fiscali” nel mondo

 Secondo le ultime analisi e stime dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il “tesoro” che le banche dei cosiddetti paradisi fiscali possono vantare ammonta intorno a una cifra compresa tra i 4.000 e i 5.600 miliardi di euro. Uno dei principali intenti dell’Unione Europea e del G20 è proprio quello di mettere in luce questi flussi di denaro: tale iniziativa ha già messo in allarme numerosi paesi, tra cui la Svizzera e l’Austria e gli altri “paradisi” (tra i più noti ricordiamo il Principato di Monaco e il Lussemburgo). A parere dell’Ocse è necessario coordinare in maniera più adeguata il segreto bancario, per poter rispondere prontamente alle rogatorie internazionali in casi delicati come quelli dei paradisi fiscali.

 

Con la crisi finanziaria la Germania vuole allargare la lista nera dei paradisi fiscali a Svizzera e Lussemburgo

 E’ da anni ormai che si discute a livello internazionale del ruolo e dell’esistenza dei cosidetti paradisi fiscali, cioè quei luoghi dove il regime fiscale viene considerato altamente favorevole ai possessori di ingenti capitali. Ma ora che la crisi finanziaria ha creato un enorme problema di liquidità la questione torna in primo piano sopratutto nel vecchio continente. In Europa, infatti, i paesi inseriti nella cosidetta lista nera dei paradisi fiscali ufficcialmente sono il Liechtenstein , Andora, Monaco, ma certo è che da sempre la Svizzera e il Lussemburgo, per le loro regole in materia bancaria sono guardati con sospetto dai grandi paesi europei, Germania in testa. Berlino, infatti, da sempre è maggiormente attenta al contrasto di queste forme di fiscalità agevolata, come ha dimostrato il recente scandalo della scoperta dell’esistenza di centinaia di conti correnti di tedeschi, celati dietro le fondazioni del Liechtenstein e parcheggiati in banche del principato e svizzere, scoperti dai servizi segreti tedeschi, grazie ad un atto di corruzione costato al contribuente quasi 5 milioni di euro, andati nelle tasche di un infedele funzionario della società fiduciaria Lgt, appartenente all’omonimo gruppo bancario, il cui proprietario altro non è che il principato stesso.

Ricucci: da odontotecnico a immobiliarista della Magiste International

Secondo quanto sempre affermato dallo stesso Ricucci, la sua attività di immobiliarista è potuta iniziare grazie a un terreno agricolo di famiglia divenuto edificabile che lui avrebbe venduto ottenendo così il capitale iniziale da cui è partito per costruire il suo impero immobiliare, sempre basato sul meccanismo dell’acquisto e rivendita di terreni e immobili. Stefano cresce a Santa Maria Maggiore ed inizia a lavorare come cameriere. Diplomatosi, svolge l’attività di odontotecnico a Roma. Nel frattempo comincia la sua attività imprenditoriale acquistando e cedendo terreni agricoli e immobili nella capitale. Entra nel mondo della finanza italiana reinvestendo 100 milioni di euro di plusvalenze in alcune grandi casseforti, come Hopa (1,4%), Banca Popolare di Lodi (0,9%), Reti Bancarie (1%), Investimenti Immobiliari Lombardi (0,4%) e Banca Valori (1%). Continuando con le speculazioni, giunge a detenere il 5% circa di Capitalia, venduta nel 2003 con un guadagno di 120 milioni di euro.

Liechtenstein: cosa sta succedendo?

Le parole “Liechtenstein” ed “evasione fiscale” da qualche settimana riempono le pagine dei giornali. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo realmente.

Tutto è cominciato a metà febbraio quando un quotidiano tedesco ha annunciato la scoperta di evasioni fiscali per l’ammontare 3’400 milioni di euro nascosti in Liechtenstein. Il primo grosso nome al centro delle indagini è stato quello del numero uno delle poste tedesche,Klaus Zumwinkel. La polizia l’ha subito definita la più grande inchiesta fiscale mai vista in Germania e tra le persone coinvolte ci sarebbero molti dei personaggi chiave del paese i quali sono sfuggiti al fisco nascondendo denaro nel piccolo stato.

Ma perchè in Liechtenstein? Il principato è uno dei tanti paradisi fiscali del mondo. Un paradiso fiscale è uno stato in cui la normativa fiscale prevede una tassazione molto bassa e regole molto rigide sul segreto bancario attirando così ingenti capitali e sedi di società (le società offshore). Nel piccolo stato i servizi finanziari rappresentano circa un terzo del Pil totale e le 15 banche presenti gestiscono in totale un patrimonio che ammonterebbe a 100 miliardi di euro.