Nuove mosse contro la crisi: la Fed riduce i tassi, la FDIC si muove contro i pignoramenti

 Proseguono gli sforzi da parte delle istituzioni USA nel tentativo di porre le basi per la fine della crisi. Ieri si sono mosse sia la Federal Reserve che la FDIC. La Fed di Ben Bernanke ha ridotto i tassi di interesse di 50 punti base, portando l’obiettivo per i tassi overnight all’1%, il più basso dal giugno 2004. L’intervento di ieri era nell’aria ed è stato giustificato dalla necessità di sostenere i mercati finanziari, troppo colpiti dalla crisi e potenzialmente in grado di portare ulteriori riduzioni nella spesa, cosa che deteriorerebbe le prospettive di crescita dell’area USA. Parlando poi dell’inflazione la Fed ha dichiarato che per il quarto trimestre è atteso un rallentamento  dell’indice dei prezzi dovuto sia al forte calo delle commodities che al cattivo andamento della crescita. Se l’inflazione risultasse effettivamente in rallentamento potremmo assistere ad un ulteriore taglio dei tassi.

Nonostante i brutti dati macroeconomici in USA non crolla la fiducia

 A luglio negli Stati Uniti è stata registrata un’inflazione record del 5,6% dato in crescita dello 0,8% rispetto a giugno. Fattori determinanti sono stati, come nel resto delle economie mondiali, la corsa del prezzo del petrolio e delle commodities. Sono infatti cresciuti i prezzi di benzina, cibo, energia e trasporti ad una velocità che non veniva toccata dai tempi dell’ultimo shock petrolifero (1991). A complicare il quadro sono intervenuti poi i preoccupanti dati sui pignoramenti, in aumento del 55% rispetto allo scorso anno; sintomo che il mercato immobiliare è ancora lungi dall’assestarsi, così come i conti delle banche, proprietarie di un numero sempre maggiore di case che non trovano acquirenti. Significativo infine il dato sui salari, il cui potere di acquisto è sceso nell’ultimo mese dello 0,8%.

Immobili statunitensi in saldo per gli europei

Il collasso dei prezzi della case negli Stati Uniti sta macinando un record dopo l’altro, calando ancora dell’8,9% rispetto allo scorso anno. Mai nei 20 anni di storia dell’indice dei prezzi delle case statunitensi si era assistito ad un tale ribasso. Nel biennio 1990-91, quando ci fu una recessione nei prezzi delle case l’indice segnò un ribasso del 2,8%. Anche l’inflazione statuntense batte un colpo, salendo nel mese di gennaio più del previsto: +0,4% contro l’atteso 0,3%. Negli ultimi 12 mesi è salita del 4,3%, con il conseguente aumento dei prezzi dei beni alimentari e dell’energia.

Il calo dei prezzi delle case va di pari passo con l’aumento dei tassi di interesse e sono sempre di più coloro che non riescono a pagare le rete del mutuo. Nel mese di gennaio infatti abbiamo assistito ad un vero e proprio boom dei pignoramenti (+90%).

Nel frattempo anche l’euro segna un record oltrepassando la soglia psicologica dell’1.50 nei confronti del dollaro. Tutti questi fattori spingono gli europei ad investire comprando case negli Stati Uniti.