Carlyle sbarca a Wall Street con Ipo da 800 milioni di dollari

 La seconda società di private equity più grande degli Stati Uniti, Carlyle Group, sta per sbarcare a Wall Street con un’Ipo faraonica. L’obiettivo è collocare il 10% del proprio pacchetto azionario ad un prezzo che dovrebbe portare ad una raccolta compresa tra i 750 e gli 800 milioni di dollari. Lo sbarco alla borsa di Wall Street è previsto per l’inizio del mese di maggio prossimo. Con l’inizio della prossima settimana partirà anche il road show per preparare l’Ipo, grazie al contributo di 21 banche che dovranno poi collocare le azioni di nuova emissione agli investitori.

Neomobile approderà sul Nasdaq tra sei-nove mesi

 Neomobile, compagnia romana che si è fatta un nome piuttosto importante per quel che concerne il nuovo ecosistema della telefonia mobile, sta pensando sempre più spesso a una offerta pubblica iniziale: ma l’Ipo in questione non andrà a riguardare Piazza Affari, bensì il più ambizioso Nasdaq, il mercato borsistico elettronico di Wall Street. Ma questo approdo così importante in territorio americano non avverrà nell’immediato, bensì verso la fine di quest’anno. Il direttore operativo della società in questione, Claudio Rossi, è stato ancora più preciso e ha parlato chiaramente di un lasso di tempo compreso tra i sei e i nove mesi.

Settimana decisiva per l’offerta pubblica iniziale di Facebook

 Sembra finita l’attesa per la tanto sospirata offerta pubblica iniziale di Facebook Incorporated: la settimana che comincia oggi dovrebbe essere decisiva in questo senso, anche se ormai se ne sta parlando da diverso tempo. La compagnia americana sta vagliando l’ipotesi di una valutazione compresa tra i 75 e i 100 miliardi di dollari, nonostante le due fonti che hanno rivelato queste indiscrezioni abbiano preferito rimanere anonime. La tempistica potrebbe comunque cambiare da un momento all’altro, segno dell’incertezza che ancora regna sovrana. L’ipo in questione dovrebbe poi essere in grado di fornire i finanziamenti necessari per aiutare lo stesso social network a mantenere la propria espansione, oltre a fronteggiare la concorrenza delle principali rivali del web, vale a dire Google e Twitter.

Pessima performance di Intel a Wall Street

 Non si può certo parlare di un’ultima giornata positiva per il New York Stock Exchange: il segno meno ha caratterizzato tutti i principali indici azionari di Wall Street, ma non si è trattato di pochi punti, ma di cali di un certo rilievo e che invitano sicuramente a riflettere. In particolare, c’è da rimarcare come il Dow Jones e il Nasdaq siano stati protagonisti di un ribasso identico (-1.3%), mentre l’S&P 500 ha ceduto sul terreno ben 1,5 punti percentuali. Non è un mistero che ormai sia la crisi del debito europeo a dominare i sentimenti americani e queste contrattazioni ne sono una chiara testimonianza.

Una settimana da incubo per lo Standard & Poor’s 500

 Era addirittura dal 1932 (ai tempi della Grande Depressione e del New Deal) che le azioni americane non subivano una debacle come quella di questa settimana, il peggiore preambolo al Ringraziamento per l’indice Standard & Poor’s 500 da quasi ottanta anni appunto: inutile aggiungere che la crisi economica dell’eurozona l’ha fatta da padrona, con i policy makers americani che non sono riusciti a trovare un accordo sulla riduzione del budget federale. I peggiori cali sono stati quelli di Bank of America, di Hewlett-Packard e Caterpillar, con almeno 7,6 punti percentuali in meno, i quali fanno comunque riferimento al Dow Jones Industrial Average.

Un’ondata di licenziamenti sta travolgendo Wall Street

 Wall Street era riuscita a riprendersi dalla crisi finanziaria del 2008 grazie soprattutto al sostegno governativo: in primis, questo supporto fu rappresentato da ingenti prestiti da parte della Federal Reserve, un modo per scongiurare guai più grossi dal punto di vista economico e occupazionale. Tre anni dopo, invece, bisogna fronteggiare il fallimento dei prodotti finanziari “esotici” e le ingenti richieste di capitale, tanto che l’industria in questione sta vivendo un vero e proprio cambio di paradigma. La disoccupazione continua a dominare in maniera preoccupante, con le varie banche, assicurazioni e altre istituzioni che hanno annunciato ben 50mila tagli del personale nel corso dei quest’anno.

Occupy my wallet: ci si indigna anche trasferendo i risparmi

 Le opzioni per mostrare il proprio risentimento nei confronti di Wall Street sono davvero moltissime e ora stanno coinvolgendo persino le linee di credito messe a disposizione dalle principali banche americane: gli attivisti in questione consigliano dai siti web di trasferire i risparmi in questione dai conti correnti alle cosiddette Credit Union (come avvenuto appunto in questi ultimi giorni con il Bank Transfer Day promosso dalla ventisettenne Kristen Christian), ma vi sono anche altre delle alternative molto interessanti. Ad esempio, si parla diffusamente di investimenti che andrebbero a costituire una vera e propria rivolta, come i fondi a basso costo e quelli mutualistici.

Occupy Wall Street, crescono gli “indignados” americani

 Il fenomeno degli “indignados” spagnoli sta facendo scuola: le proteste di “Occupy Wall Street” stanno dilagando negli Stati Uniti, con richieste ben precise e uno slogan che non fa una grinza, “End the war, tax the rich”. Insomma, questo popolo multiforme chiede che finisca la guerra, ma soprattutto che si tassino i più ricchi. Ma da chi è composta esattamente tale folla? Si possono scorgere studenti, sindacalisti, ma anche gli operai: i loro appuntamenti e le loro tappe stanno diventando sempre più numerose, ad esempio hanno sfilato contro gli amministratori delegati delle multinazionali, ma li si ricorda, ad esempio, anche sul Ponte di Brooklyn.

La scure di Standard & Poor’s sul debito pubblico italiano

 Il tanto temuto declassamento è arrivato: Standard & Poor’s ha provveduto a ridurre il rating relativo al debito pubblico del nostro paese da A+ ad A, sottolineando la fragile situazione politica e la debole crescita economica, due elementi che stanno limitando la capacità di reazione alla crisi. Anche l’outlook è stato giudicato come negativo, dunque non sono esclusi nuovi tagli nei prossimi anni. Il parere dell’agenzia americana è stato piuttosto chiaro, il consolidamento del bilancio viene visto come molto “lontano”, inoltre il livello raggiunto dallo stesso debito è più alto di quanto ci si aspettasse. Non si tratta proprio di uno scenario incoraggiante, anche perché le sfide macroeconomiche che l’Italia deve affrontare sono serie.

Wall Street: ottimo rally per il Dow Jones Industrial Average

 Si può parlare con una certa ragionevolezza di un giovedì positivo per l’indice statunitense Dow Jones Industrial Average: le ultime contrattazioni, infatti, hanno fatto registrare dei guadagni piuttosto interessanti, soprattutto dopo che sono giunte delle notizie incoraggianti per quel che concerne l’eurozona e l’azione concordata delle varie banche centrali. Nel dettaglio, l’indice in questione ha subito un rialzo di 1,66 punti percentuali, attestandosi a quota 11.433,18 punti complessivi. Anche gli altri riferimenti a stelle e strisce si sono comportati egregiamente, comunque, come ad esempio il Nasdaq, protagonista di un importante +1,34%. In pratica, si sta assistendo a un vero e proprio rally, dato che gli indici sono in rialzo da quattro giorni consecutivi e di questi tempi è davvero oro colato.

Tonfo di Wall Street: perdite comprese tra il 5 e il 6%

 Obama non convince: il discorso del presidente americano era volto a calmare i listini finanziari, ma ha invece sortito l’effetto inverso. Il New York Stock Exchange ha chiuso la sua ultima seduta con perdite piuttosto pesanti, segno che il declassamento di Standard & Poor’s fa ancora sentire i suoi effetti. Nel dettaglio, i tre principali indici di riferimento hanno conseguito dei ribassi compresi tra i cinque e i sei punti percentuali: in particolare, il Dow Jones è riuscito a cedere il 5,55%, mentre lo Standard & Poor’s e il Nasdaq si sono fermati addirittura a, rispettivamente, -6,66% e -6,9%.

Il sorpasso di Morgan Stanley su Goldman Sachs

 La prima volta arriva prima o poi per tutti, così come accaduto ora per Morgan Stanley e il suo sorpasso ai danni di Goldman Sachs: il sorpasso è stato favorito dai dati del secondo trimestre del 2011, con degli investimenti bancari e un reddito fisso nettamente superiori. Nel dettaglio, il reddito di Morgan Staney è stato pari a 2,09 miliardi di dollari e gli investimenti si sono attestati a quota 1,47 miliardi, mentre le stime di Goldman Sachs si sono fermate rispettivamente, a 1,6 e 1,45 miliardi di dollari. C’è da dire che negli ultimi undici anni non era mai successo che la banca newyorkese sopravanzasse la rivale, ma ora la realtà è ben diversa.

Wall Street, i titoli bancari trascinano la seduta

 Il New York Stock Exchange ha fatto temere ancora una volta una chiusura negativa per quel che concerne le proprie contrattazioni, ma poi è riuscita a segnare dei rialzi importanti: in particolare, sono stati il settore tecnologico e quello bancario a guidare queste performance. Le banche, poi, hanno riservato le migliori sorprese. In effetti, oltre all’ottimo andamento di Microsoft, c’è da sottolineare quello di Bank of America (+3.14%) e di American Express (+2.48%), tra i migliori titoli in assoluto.

Wall Street: Coca Cola e petroliferi in territorio negativo

 I segni negativi hanno contagiato sia l’S&P500 che il Dow Jones: non si può dunque parlare di una contrattazione brillante per quel che riguarda l’ultima seduta di Wall Street. Nel dettaglio, le perdite sono state pari, rispettivamente, allo 0,28% e allo 0,49%, mentre il Nasdaq è riuscito a terminare la propria sessione in territorio positivo, grazie soprattutto all’ottimo andamento di Apple.