Grecia verso l’accordo banche-governo

 Per la Grecia si aprono le porte della ristrutturazione del debito: le banche creditrici si impegnano con il governo greco in una corsa contro il tempo per evitare il default. Il 20 marzo scadono 14.4 miliardi di Euro di titoli greci e le soluzioni non sono tante: bisogna trovare il denaro per pagare oppure questi bond non saranno rinnovabili, anche perchè i collocamenti mensili di titoli a brevissimo sono l’unica fonte di finanziamento della Grecia. Dopo una sospensione di qualche giorno, la trattativa che prevede la rinuncia da parte delle banche a circa 100 miliardi di crediti è ripresa anche se continuano ad esserci preoccupazioni sul mercato.

Rischio default multipli nell’area euro

 La grave crisi finanziaria che sta colpendo i mercati europei mette a rischio il rating nell’intera Unione Europea: l’agenzia di rating Moody’s ha sottolineato la precarietà della situazione e non sembra essere ottimista. Sembra che i mercati non siano assolutamente convinti delle capacità dei leader europei di tirar fuori dalla crisi i vari Paesi che si trovano in condizioni più critiche. I mercati finanziari hanno messo Italia, Spagna e ora anche Francia sotto crescenti pressioni e Moody’s lancia il monito.

Grecia settore pubblico: un’ondata di scioperi

 La situazione in cui versa la Grecia ha spinto, solo alcuni giorni fa, i governatori a prendere una decisione drastica: per ridurre la spesa pubblica occorre un taglio ai posti di lavoro statali. La risposta non si é fatta attendere: un’ondata di scioperi ha colpito la Grecia, taxisti, insegnanti, dipendenti ministeriali e altre categorie di lavoratori non hanno gradito le iniziative di rigidità che sono state annunciate dal governo di Atene, guidato dal premier socialista Papandreu. Il rischio di default del Paese é sempre in agguato e il premier non ha trovato, almeno per ora, altra via di uscita che non sia quella dei tagli.

Grecia: aiuti anticrisi, cosa succede se li rifiuta

 La Grecia è dinanzi ad un bivio, così come lo sono sia l’Unione Europea, sia l’FMI, il Fondo Monetario Internazionale. La quinta tranche di prestiti non è stata concessa in attesa che il Governo ellenico vari le misure di austerità, ma a livello politico e sociale le tensioni sono altissime. Al punto che, come riportato dal WSJ, i mercati stanno scommettendo per la Grecia su una “soluzione Argentina”; in pratica si tratterebbe di andare in default e scaricare sul resto d’Europa buona parte delle proprie sventure.

Grecia: Eurozona la salva dal crac

 L’Eurozona continuerà a sostenere a livello finanziario la Grecia mettendo sul piatto nuovi finanziamenti che si andranno ad aggiungere al pacchetto da oltre 100 miliardi di euro che già nei mesi scorsi sono stati stanziati. Ad annunciarlo è stato Jean-Claude Juncker, il presidente dell’Eurogruppo, cogliendo l’occasione per ribadire come per il Paese ellenico non ci sarà default né tanto meno la sua uscita dalla moneta unica.

Grecia a rischio bancarotta

 La Grecia è a rischio bancarotta. Quello che fino a qualche giorno fa, dai piani alti di Bruxelles, nessuno voleva ammettere, adesso torna prepotentemente in auge dopo le dichiarazioni di Christine Lagarde rilasciate al quotidiano austriaco Der Standard. Per i debiti sovrani sembra essere iniziata una nuova sezione della crisi con la conseguenza che per la Grecia, a questo punto, sembra inevitabile un default, seppure morbido.

Dubai World, rischio default: ecco chi deve tremare

Dubai World – holding dell’emirato – ha chiesto lo scorso mercoledì che venissero congelati per sei mesi i debiti accumulati (la bellezza di 59 miliardi di dollari): sono seguiti giorni di preoccupazione e ripercussioni anche sui mercati finanziari. Così, mentre gli sceicchi si apprestano a festeggiare il 38esimo anniversario dell’indipendenza di Abu Dhabi con il “più grande spettacolo pirotecnico nella storia dell’umanità” (fonte, il quotidiano Al Ittihad), crescono ancora i credit default swaps (Cds), ovvero il costo per assicurare il debito sovrano dell’emirato del Golfo, attestandosi a 708,96 punti base (+31% rispetto a ieri). In soldoni: occorrerebbero 708mila dollari per assicurarsi per cinque anni 10 milioni di dollari di debito sovrano.

Intanto, il primo effetto immediato di quanto accaduto al Dubai World sta nel fatto che Dubai è ora nelle posizioni di vertice all’interno della classifica dei paesi a rischio default: in vetta l’Ucraina con una probabilità che oscilla attorno al 57%, stessa probabilità anche per il Venezuela; segue al terzo posto l’Argentina, con una probabilità di default preventivata per il 46% e a ruota c’è proprio Dubai, il cui rischio default e del 39%.
Rispetto alla situazione attuale negli Emirati è peraltro intervenuto più di un esperto economista:

L’Ecuador insolvente non pagherà il debito estero perchè illegittimo

L’Ecuador è in default sul proprio debito estero. Lo ha annunciato, ieri, il presidente del Paese Rafael Correa. L’Ecuador ha un debito estero sovradimensionato, come afferma Correa, pari a 10,6 miliardi di dollari, di cui 3,8 miliardi vengono scambiati sui mercati internazionali, in quanto collocati nei Global Bond. Il presidente sudamericano ha annunciato che lo Stato non pagherà i 31 milioni di dollari di cedole sulle obbligazioni in scadenza lunedi prossimo.
Questa dell’Ecuador è la seconda insolvenza negli ultimi dieci anni. Il presidente Rafael Correa ha spiegato che non intende pagare il debito poichè esso appare illegittimo, in quanto

i titoli in scadenza sono inputabili alla ristrutturazione del debito dell’Ecuador avventa nel 2000, quando in seguito a una grave crisi finanziaria il Paese fu costretto a dollarizzarsi.

L’Ungheria come l’Islanda, chiede aiuto al fondo internazionale monetario per far fronte alle difficoltà del sistema bancario nazionale

 La situazione finanziaria che si sta sviluppando negli ultimi giorni in Ungheria ricorda molto da vicino quello accaduto in Islanda, dove il Governo ha dovuto nazionalizzare i principali istituti bancari del paese e chieder l’intervento del Fmi, per evitare il default. Le autorità ungheresi, infatti, hanno sollecitato il sostegno della Banca centrale europea e pianificato nuove misure per la stabilizzazione del sistema bancario, nel tentativo di contenere gli effetti della crisi finanziaria e che il paese non diventi la prossima Islanda. Gli investitori hanno duramente colpito gli asset dei nuovi paesi Ue, timorosi di una fuga di flussi di fronta all’elevata dipendenza di Budapest dai capitali stranieri e al massiccio indebitamento in valuta estera. Governo e banca centrale hanno cercato di mandare un messaggio tranquillizzante e far ripartire un mercato congelato e dipendente dagli swap in valuta estera, strumenti considerati cruciali per lo stato di salute delle finanze ungheresi.