Premafin ha approvato l’aumento di capitale sociale da 400 milioni di euro riservato a Unipol. Una scelta che tuttavia non ha escluso la possibilità di poter valutare ulteriori alternative, poiché d’altronde l’operazione con la compagnia bolognese sembra essere soggetta a condizioni sospensive. Nell’assemblea, si è arrivati ad avere gradualmente un quorum pari al 56,6 per cento del capitale, dopo una partenza timida, al 25,6 per cento.
Tutto bene, dunque? Non proprio, perché in assemblea il presidente Giulia Ligresti ha letto il parere del professor De Nova, che considera “inefficace” la revoca degli accordi di manleva legale che poco prima i legali Unipol avevano fatto pervenire a Premafin. Un parere che pertanto, unitamente al comportamento della holding, rischia di aprire un contenzioso legale che potrebbe complicare ulteriormente un già non facile scenario.
Il consiglio di amministrazione di Fonsai ha analizzato la proposta ricevuta da Unipol, deliberando – a maggioranza – la propria disponibilità a procedere all’operazione di integrazione sulla base della partecipazione degli attuali soci ordinaria di Fondiaria Sai, diversi da Premafin, pari al 27,45 per cento del capitale ordinario.
Stando a quanto anticipato da Reuters, le negoziazioni sulla fusione tra Unipol e il gruppo Fonsai – Premafin avrebbero probabilmente conseguito una importante accelerazione. A sostenerlo è stato un comunicato che fa riferimento a fonti “vicine alla vicenda” (ma non confermate), che avrebbero altresì aggiunto che una controproposta da parte di Unipol potrebbe già arrivare alla fine di una giornata che si sta rilevando come decisiva per la realizzazione di uno step fondamentale nella formazione del grande polo assicurativo italiano.
L’opa su Fonsai da parte di Unipol non è obbligatoria. A patto che si verifichino determinate condizioni, aggiunge la Consob, secondo la quale è possibile applicare le norme sull’esenzione dall’offerta pubblica d’acquisto su Premafin e Fonsai, mentre la Commissione di vigilanza sostiene che “non sia possibile assumere, al momento, una decisione in merito alla sussistenza dell’obbligo di Ppa “a cascata” su Milano Assicurazioni a seguito dell’aumento di capitale Premafin, in presenza di un quadro informativo incompleto”.
La vicenda Unipol – Fonsai, anticamera della realizzazione di uno dei principali poli assicurativi italiani ed europei, si arricchisce di un ulteriore tassello. L’Antitrust ha infatti affermato che l’operazione può procedere, ma solo e limitatamente ai c.d. atti non irreversibili. Può pertanto riprendere la serie di negoziazione sui concambi da fusione, ma non la loro fissazione formale.
Non sembra avere momenti di serenità la maxi transazione societaria che dovrebbe condurre Unipol e Fonsai a generare un gruppo assicurativo italiano di respiro internazionale, in grado di reggere la concorrenza del big Generali. L’ultima novità proviene dall’Antitrust, che poggiando le proprie considerazioni sul controllo di fatto di Mediobanca sulle Generali, sta condizionando l’operazione di integrazione tra Unipol e la società controllata dai Ligresti.
Che la vicenda che sta conducendo Unipol e FonSai alla realizzazione del maxi polo assicurativo italiano in grado di competere con Generali Assicurazioni non fosse priva di complessità era ben noto. A rendere ancora più critico lo scenario attuale, è la notizia secondo la quale lo stallo delle negoziazioni tra le due principali parti in causa potrebbe spingere i due principali creditori dei Ligresti (Mediobanca e Unicredit) a considerare l’ipotesi di una clamorosa messa in mora della Premafin, con l’escussione contestuale del pegno del 30% del capitale di FonSai detenuto dalla holding.
È durata più di quattro ore, e con esiti incerti, la riunione nella sede di Mediobanca finalizzata a trovare un’intesa sulla bozza sui concambi in vista della probabile imminente unione tra il gruppo Fonsai e Unipol: una maxi operazione della quale vi stiamo costantemente aggiornando oramai da diversi mesi, e che dovrebbe condurre alla realizzazione di un mega polo assicurativo nazionale, che potrebbe competere ad armi (quasi) pari con il big di riferimento, Generali.
Stando a quanto comunicato dalla compagnia, ammonterebbero a 31 milioni di euro i compensi corrisposti nel 2011 da Fondiaria Sai ai consiglieri di amministrazione e ai dirigenti strategici. Una mega erogazione che stride con la perdita da 1,03 miliardi di euro conseguita dalla compagnia (cumulativamente, la perdita triennale ammonta a oltre 2,4 miliardi di euro), e che si appresta a varare la propria seconda ricapitalizzazione, in attesa di essere protagonista della riorganizzazione del polo assicurativo.
Il consiglio di amministrazione di Fonsai ha di fatto confermato le necessità di ricapitalizzazione della società assicurativa. Una serie di dichiarazioni, quelle compiute dai vertici della compagnia, che giungono a margine dell’affermazione dei dati relativi al 2011, che andiamo ora a evidenziare in maniera più approfondita.