Ieri è stata la giornata delle banche centrali. Prima è stata la volta della Bank of England, che ha mantenuto i tassi fermi allo 0,5% (ma ha aumentato il piano di quantitative easing di 50 miliardi di pound), poi la BCE ha tagliato i tassi allo 0,75% e infine anche la Cina si è inserita nel novero delle central banks che hanno tagliato il costo del denaro. In realtà, la People’s Bank of China (PBOC) ha annunciato la riduzione dei tassi di interesse un’ora prima della pubblicazione dei tassi da parte dell’Eurotower.
Redazione
Banchieri internazionali più pagati al mondo
Greed is good diceva Gordon Gekko, spregiudicato e potente speculatore, nel film Wall Street di Oliver Stone (1987). L’avidità è buona. Sono passati venticinque anni da allora e l’immagine di una finanza avida e senza scrupoli è diventata ancora più nitida. Da allora gli scandali e i crack dei mercati si sono avvicendati con una frequenza impressionante. Il sistema finanziario è stato sull’orlo di sbriciolarsi nel 2008, mentre oggi la crisi dell’euro minaccia di mettere in ginocchio l’economia dell’intero pianeta.
BCE taglia i tassi a luglio 2012
La Banca Centrale Europea ha deciso di tagliare il costo del denaro nella zona euro di un quarto di punto percentuale, portando il livello dei tassi di interesse allo 0,75% dall’1%. Il livello attuale dei tassi è il nuovo minimo storico nella zona euro. Gli analisti finanziari si aspettavano un taglio del genere. La BCE ha anche azzerato il tasso overnight sui depositi bancari. Dopo l’annuncio dei tassi di interesse le borse europee si muovono contrastate, ma con una prevalenza di segni più. Forti vendite sull’euro, in risalita anche gli spread sovrani.
Unicredit darà più poteri ai country manager
A Piazza Cordusio prosegue il processo di riorganizzazione del business, in atto ormai dal 2010 quando Unicredit decise di eliminare le sette banche storiche di settore e di trasferirne le competenze alle divisioni interne in un progetto di decentramento territoriale. Unicredit – che cambierà pelle dal 2013 – vuole dire addio alle divisioni e dare maggiori poteri ai country manager, che disporranno di tutte le leve necessarie per rendere sempre più efficiente e trasparente la gestione della banca.
Come viene manipolato l’Euribor
I mercati finanziari sono stati scossi da qualche giorno da un nuovo scandalo legato alla “finanza malata”, ovvero comportamenti opportunistici di manager e banchieri volti a lucrare denaro senza tener conto delle possibili conseguenze negative per l’economia reale, ovvero a discapito di famiglie, risparmiatori, imprese e governi. La manipolazione dei tassi interbancari è venuta a galla oggi, ma viene praticata ormai da anni. In base al dossier in mano all’americana CFTC (Commodity Futures Trading Commission), il tasso più manipolato è stato soprattutto l’Euribor. Si tratta del tasso interbancario di riferimento per l’area euro.
Come la speculazione attacca famiglie, governi e aziende
Il recente scandalo del Libor, ovvero la manipolazione dei tassi interbancari alla City da parte delle grandi banche, è un altro tassello che va ad aggiungersi al grande mosaico della finanza malata che indirettamente provoca gravi danni economici a investitori, famiglie, governi e aziende. La finanza del XXI secolo è avvolta nell’opacità ed è diventata il vero burattinaio del mondo. Le grandi banche, soprattutto quelle anglosassoni, dominano i mercati e generano effetti spesso indesiderati all’economia reale. I prodotti maggiormente sotto accusa sono spesso over-the counter, ovvero non regolamentati.
Primo bond Snam Rete Gas
Oggi, quasi certamente a mercati chiusi, Snam Rete Gas annuncerà il lancio del suo primo bond dopo lo scorporo Eni-Snam. L’emissione obbligazionaria sarà riservata esclusivamente agli investitori istituzionali. Le banche che si occuperanno del collocamento sono già al lavoro per raccogliere gli ordini, che secondo Reuters ammonterebbero già a 2,5 miliardi di euro. L’ammontare definitivo ancora non è noto, ma alla fine dovrebbe con tutta probabilità attestarsi poco sopra il miliardo di euro. La scadenza del bond sarà di 4 anni, mentre l’ammontare minimo da sottoscrivere sarà pari a 100.000 euro.
Grecia deve uscire dall’euro secondo presidente IFO tedesco
Hans-Werner Sinn, professore di Economia e Finanza Pubblica all’Università di Monaco di Baviera e presidente dell’istituto IFO, ha dichiarato che “l’uscita della Grecia dall’euro è sempre più vicina”. Secondo il professore tedesco, però, l’eventuale Grexit “non è un disastro per la zona euro e non certo per i greci”. In uno studio pubblicato su WirtschaftsWoche lo scorso 26 maggio, Sinn fa notare che in Germania si sta diffondendo sempre più un sentimento di insofferenza verso i paesi “cicala” dell’Europa periferica, in primis verso la Grecia.
Irlanda torna sul mercato dei bond
Dublino torna a sorridere dopo circa due anni di inferno, schiacciata dal peso del deficit pubblico e di un settore bancario in macerie. Domani l’Irlanda tornerà sul mercato dei bond, dopo essere stata costretta ad abbandonare i mercati internazionali a seguito del piano di salvatagggio della troika, ovvero UE-FMI-BCE, da complessivi 85 miliardi di euro. Non accadeva da settembre 2010. Si tratterà però soprattutto di un test, visto che saranno emessi – come annunciato dall’agenzia per la gestione del debito (Ntma) – appena 500 milioni di euro di T-bills trimestrali.
Btp meglio delle azioni negli ultimi 15 mesi
Il vertice UE di Bruxelles, tenutosi lo scorso 28-29 giugno, è un evento in grado di creare i presupposti per forti riallocazioni nei portfolios dei grandi investitori istituzionali, ma anche dei piccoli risparmiatori retail. L’accordo raggiunto per mettere al sicuro l’euro e i paesi maggiormente in difficoltà potrebbe spingere molti investitori a considerare nuovamente appetibile l’investimento in titoli più rischiosi, in particolar modo l’equity. Negli ultimi 15 mesi, però, l’invesstimento in azioni italiane non ha di certo premiato, anzi è stato tra i peggiori a livello mondiale.
Come investire dopo summit UE fine giugno 2012
Giovedì e venerdì scorso i leader dell’Eurogruppo hanno raggiunto un accordo per il salvataggio dell’euro, attraverso una serie di misure tra le quali spicca senza dubbio lo scudo anti-spread. Da ieri, però, un paio di paesi dell’UE-17 (Finlandia e Olanda) hanno fatto sapere di non essere d’accordo sulle modalità operative dello scudo in quanto viene utilizzato il fondo ESM per acquistare i titoli pubblici dei paesi in difficoltà ogni volta che viene raggiunta una determinata soglia critica dello spread. Banche d’affari e agenzie di rating sembrano essere d’accordo sul fatto che sono stati fatti passi in avanti, ma restano delle perplessità.
Manipolazione tassi interbancari alla City
Lo scandalo Libor sta travolgendo la City e il governo britannico intende intervenire pesantemente contro i manipolatori dei tassi interbancari. Il premier David Cameron ha dato il compito a una commissione d’inchiesta parlamentare di indagare a fondo sul caso, lasciando un accesso privilegiato nella consultazione di documenti del governo attualmente in carica, dei precedenti governi e di tutti gli advisor. Cameron ha dichiarato che “tutti i banchieri che hanno agito in modo inappropriato dovranno essere puniti e a conclusione di questo processo il Regno Unito avrà le norme più severe e trasprenti al mondo”.
Finlandia e Olanda vogliono bloccare lo scudo anti-spread
Il nuovo meccanismo di stabilità europeo, ovvero l’ESM (European Stability Mechanism), non sembra avere la strada in discesa e rischia di diventare uno strumento controverso e non facilmente applicabile rispetto alla variabilità degli scenari sui mercati finanziari. Nonostante l’accordo raggiunto venerdì tra i leader dell’Eurogruppo, due paesi virtuosi del Nord Europa minacciano uno sgambetto all’euro e ai meno virtuosi stati membri della periferia europea. Infatti, Finlandia e Olanda hanno annunciato di essere pronte a bloccare l’acquisto di titoli pubblici sul mercato secondario da parte del fondo ESM.
Crisi M&A in Italia nel 2012
La crisi del debito sovrano, il crollo dei rating, la scarsa fiducia degli investitori stranieri e la recessione economica sono tra i principali fattori di negatività che hanno contribuito a far toccare il fondo al mercato italiano dei merger and acquisition (M&A), ovvero delle fusioni e acquisizioni. Il primo timestre dell’anno aveva già scattato una fotografia piuttosto nitida dello stato di salute dei M&A. Il trend è stato ampiamente confermato dal secondo trimestre, che porta così il bottino complessivo dei primi sei mesi dell’anno a 5,2 miliardi di euro.