Barroso presenta una road map alle banche

 Il fondo salva-Stati Efsf e la ricapitalizzazione delle banche sono gli obiettivi attorno ai quali ruota la proposta di risoluzione della crisi del debito presentata ieri da Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, di fronte al Parlamento europeo in seduta plenaria. La road map delinea la risposta complessiva necessaria per ristabilire la fiducia nella zona euro e nell’Unione europea, fiducia che é venuta a mancare alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto gli Stati del vecchio continente. Lo scopo é quello di spezzare il circolo vizioso sui dubbi circa la sostenibilità del debito pubblico, la stabilità del sistema bancario e la ripresa della crescita dell’Ue.

Grecia: dalla Troika il via libera alla sesta tranche di aiuti

 Banca Centrale Europea, Ue e Fondo Monetario Internazionale, il terzetto che ormai siamo abituati a chiamare Troika, sono i “medici” più importanti a cui si può affidare in questo momento la Grecia: la nazione ellenica, la quale versa in uno stato critico di salute, potrà comunque beneficiare di altre settimane di ossigeno, grazie all’approvazione della sesta tranche di aiuti finanziari, in attesa che lo stesso Vecchio Continente il G20 possano evitare il crack della nazione. Questo nuovo sostegno in favore del governo di Atene ammonta a otto miliardi di euro e la sua disponibilità diventerà concreta a partire dalla prima settimana di novembre, proprio quando la Grecia dovrebbe rimanere a corto di denaro cash.

Venizelos assicura: la Grecia manterrà le promesse sul credito

 Il ministro greco delle Finanze Evangelos Venizelos sta cercando in tutti i modi di gettare acqua sul fuoco: a suo parere, infatti, il governo di Atene verrà incontro a tutte le richieste dei creditori internazionali, provvedendo soprattutto a incrementare i tagli salariali e delle pensioni, dato che i leader europei sono ormai pronti a riaprire le trattative per un pacchetto di sostegno alla nazione ellenica e al suo debito. Come ha spiegato lo stesso Venizelos, tutto quello che è necessario fare ha una scadenza ben precisa e non deve andare oltre gli ultimi giorni di questo mese di ottobre.

Dexia impegnata a smantellare gli assets tossici

 Il board della banca franco-belga Dexia Sa si riunirà proprio nella giornata odierna per studiare tutte le opzioni percorribili e volte a smantellare i titoli tossici acquisiti in passato: l’istituto, infatti, è al centro delle cronache finanziarie per la sua critica situazione in merito agli assets finanziari, tanto che i risparmiatori e i clienti stanno già tremando nel timore dei possibili effetti negativi. Francia e Belgio hanno già provveduto a proteggere in maniera adeguata le loro unità locali, ma un accordo più ampio sembra al momento difficile, visto che nessuno vuole assumersi la responsabilità diretta per una crisi che sta facendo letteralmente evaporare i finanziamenti di breve termine del gruppo in questione. Nel dettaglio, gli assets tossici dovrebbero essere convogliati in un apposito veicolo, il cosiddetto “bad bank”, con un ammontare che gli analisti hanno stimato intorno ai 190 miliardi di euro, una cifra davvero imponente.

Irlanda: il premier Kenny intravede l’uscita dal tunnel

 Il premier Enda Kenny ne è sicuro, l’Irlanda aspira a diventare la prima nazione capace di uscire dal proprio programma di salvataggio economico: l’intenzione del governo di Dublino, sono sempre parole del primo ministro, è quella di vendere ulteriore debito anche nel corso del 2012, in modo da tornare sul mercato nel più breve tempo possibile. L’attesa più snervante, comunque, andrà a riguardare le nuove valutazioni delle agenzie di rating, i cui giudizi confermeranno se questa uscita dal tunnel sarà stata completa. Diversamente da altri paesi come Grecia e Portogallo, la nazione nordeuropea sta cercando di mostrare come si può risolvere una situazione complicata e ritenuta senza alcuna via di scampo.

Anche la Slovenia finisce nella morsa delle agenzie di rating

 Diventa sempre più difficile andare a individuare una nazione europea che possa dirsi al sicuro dalla scure delle agenzie di rating: l’ultima malcapitata è stata la Slovenia, la quale si è vista ridurre le proprie valutazioni di breve termine da parte di Fitch, a causa soprattutto dei forti rischi che il paese balcanico corre dal punto di vista della stabilità bancaria. Tra l’altro, anche la posizione fiscale di Lubiana è molto delicata e per questo motivo la compagnia francese ha declassato anche i giudizi relativi alla valuta locale. Nel dettaglio, il rating in questione è stato ridotto da AA ad AA-, il quarto più alto grado di investimento, lo stesso dell’Italia, il che la dice lunga sull’attuale momento dell’eurozona.

Danimarca, si inasprisce la crisi bancaria

 Il più che probabile default della Grecia sta praticamente oscurando le situazioni finanziarie di altri paesi europei, quando invece l’attenzione dovrebbe essere mantenuta alta anche ad altre latitudini: è il caso della Danimarca, alle prese con una profonda crisi del proprio sistema bancario, inasprita dal recente piano governativo volto a imporre una tassa sui prestatori. La misura fiscale in questione rappresenta una vera e propria minaccia, anche perché gran parte degli istituti della nazione scandinava non hanno accesso al mercato dei finanziamenti in questo preciso momento storico. Lo stress a cui sono sottoposte le banche stesse, inoltre, non aiuta a consolidare la stabilità di fondo.

Grecia pronta a tutto: ma non é il capro espiatorio

 Il Governo greco é pronto a tutto per superare questo periodo di crisi e ridare lustro all’antico Paese, ma allo stesso modo ci tiene a sottolineare che della questione ellenica non si faccia un “capro espiatorio” dell’Area dell’euro. Atene non è il problema centrale, in quanto detiene solo il 3 per cento del debito pubblico della zona, come ha affermato il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos in un discorso in questi giorni a Washington, smentendo anche la notizia riportata da alcuni quotidiani secondo cui sarebbe stata presa in considerazione un default ordinato con un ‘haircut’ del 50% per i creditori. Il governo quindi si dichiara pronto a prendere le iniziative necessarie, qualsiasi costo politico occorra, ma non vuole che si indichi la Grecia come l’origine di tutti i mali.

Monito Usa per Ue: rischio catastrofe

 Stati Uniti, Cina e Fondo Monetario Internazionale, sono fortemente preoccupati per i possibili futuri coinvolgimenti e le reazioni a catena che potrebbe generare la crisi europea. Dopo il G20 anche il Fondo monetario si impegna per la risoluzione della crisi dell’ Europa. Lancia l’allarme il segretario di Stato al Tesoro Usa Tim Geithner per i rischi «catastrofici di default a cascata» tra i Paesi europei e l’ International monetary and financial committee, l’ Imfc, l’ organo esecutivo del Fmi, annuncia il suo sostegno ai Paesi del vecchio continente. Non arrivano subito veri e propri interventi precisi, ma un monito degli USa soprattutto che, per il timore di un ritorno della recessione, insistono nel chiedere misure più forti facendo appello ai governi e alle autorità per fare ognuno la propria parte in questo periodo di austerità.

G20: tremila miliardi per le banche europee e l’Efsf

 Tremila miliardi di euro sono una cifra importante e di sicuro impatto psicologico: si tratta dell’importo complessivo di cui potrà beneficiare l’Unione Europea, un piano di dimensioni gigantesche che avrà come obiettivo principale quello di perfezionare la ricapitalizzazione di sedici banche del Vecchio Continente e di incrementare le risorse finanziarie a disposizione del fondo salva-stati (l’European Financial Stability Facility). Soprattutto, si tratta di quanto stabilito e discusso in questi ultimi giorni dalle nazioni del G20 che si sono riunite a Parigi per tentare di affrontare in maniera ordinata l’attuale crisi e scongiurare a tutti i costi un default catastrofico della Grecia.

Crisi economica, le previsioni per il 2011

 L’economia mondiale è di nuovo alle prese con una crisi finanziaria simile a quella di tre anni fa? Che cosa dicono esattamente le previsioni in tal senso? Sono queste le due domande che necessitano delle risposte più urgenti in questo momento, con gli alti spread sui debiti sovrani e i rischi default che incombono come grossi macigni: il raffronto tra il 2011 e il 2008 è quindi praticamente obbligatorio. Anzitutto, il precedente più “illustre” riguardò in prima battuta gli Stati Uniti per poi estendersi a macchia d’olio a tutto il resto del mondo, mentre stavolta la congiuntura sta nascendo dal continente europeo. C’è molto da imparare da quanto successo dal crack di Lehman Brothers in poi, così da ottenere delle previsioni attendibili per quest’anno: in realtà, però, attualmente si stanno commettendo gli stessi errori di non molto tempo fa, segno che la lezione non è stata affatto compresa.

La scure di Standard & Poor’s sul debito pubblico italiano

 Il tanto temuto declassamento è arrivato: Standard & Poor’s ha provveduto a ridurre il rating relativo al debito pubblico del nostro paese da A+ ad A, sottolineando la fragile situazione politica e la debole crescita economica, due elementi che stanno limitando la capacità di reazione alla crisi. Anche l’outlook è stato giudicato come negativo, dunque non sono esclusi nuovi tagli nei prossimi anni. Il parere dell’agenzia americana è stato piuttosto chiaro, il consolidamento del bilancio viene visto come molto “lontano”, inoltre il livello raggiunto dallo stesso debito è più alto di quanto ci si aspettasse. Non si tratta proprio di uno scenario incoraggiante, anche perché le sfide macroeconomiche che l’Italia deve affrontare sono serie.

Irlanda: probabile piano per gli obbligazionisti di Anglo Irish

 Un tiepido spiraglio comincia a brillare sugli obbligazionisti di Anglo Irish Bank: il ministro delle Finanze irlandesi, Michael Noonan, ha dichiarato espressamente che per questi soggetti dovrebbe essere predisposto a breve un apposito piano governativo che consenta di assorbire e recuperare le perdite subite. Lo stesso Noonan ha anche precisato che l’atteggiamento di Dublino sarà quello di intervenire quanto prima, anche perché le autorità europee si sono invece concentrate su un approccio maggiormente coercitivo.