La nuova Cai è pronta a partire ma i dubbi sul piano restano ancora tutti sul tavolo

 La nuova Alitalia  nata dalla fusione tra la “vecchia” compagnia di bandiera e Air One, dovrebbe operare a partire dal primo dicembre, scrive oggi il quotidiano francese La Tribune sul proprio sito web. Lo ha indicato, secondo il giornale economico, il presidente di Air France-KLM, Jean-Cyril Spinetta, ai sindacati e anche agli analisti riuniti giovedì e venerdì scorso per la giornata dedicata agli investitori. La scelta tra Air France-KLM e la tedesca Lufthansa come partner industriale avverrà a partire dal 12 novembre, scrive sempre la Tribune, secondo cui la compagnia franco-olandese ha indicato di essere pronta a entrare nel capitale della nuova Alitalia con il 20-25%. Jean-Cyril Spinetta ritiene che il suo gruppo sia in una posizione “migliore di Lufthansa” sul dossier, ritenuto “estremamente importante per la strategia di consolidamento di Air France-Klm in Europa”, scrive ancora il giornale.

La situazione di Alitalia sembra giungere al termine con l’ausilio della cordata italiana

La soluzione Alitalia potrebbe essere davvero vicinissima, come ha confermato anche lo stesso Ministro delle Attività produttive Claudio Scajola. In settimana, infatti, secondo le ultime indiscrezioni l’ad di banca Intesa, Corrado Passera, advisor per il Governo, presenterà il suo piano, per la vendita della conmpagnia, al ministero del Tesoro. Il piano come era prevedibile verterà su un forte ridimensionamento della compagnia, sia a livello di costi, in primis con tagli consistenti di personale, sia a livello di rotte e di operatività aziendale.

In poche parole Alitalia dovrebbe rinascere più piccola, dopo un fallimento morbido, secondo una nuova versione della legge Marzano, e fondersi con Airone per formare una nuova compagnia tutta italiana che possa riprendere il controllo almeno del mercato domestico. Ma i nodi sul tavolo della discussione restano ancora molti a cominciare dal piano esuberi, che ha già ricevuto forte critiche dal sindacato. E poi la questione Malpensa che la Lega vuole assolutamente rilanciare, per finire al problema dei debiti che potrebbe scoraggiare la famosa cordata italiana di cui tanto si è parlato e che forse ora comincia a prendere forma.

Alitalia all’ultima chiamata?

Secondo quelle che sono le prime indiscrezioni giunte dall’advisor Intesa il piano per salvare Alitalia starebbe prendendo forma. 5-6.000 esuberi, forte aumento delle rotte interne, magari con l’incorporazione di Air one, e riposizionamento su Malpensa. Insomma Corrado Passera, ad di Intesa, sembra non voler andare tanto per il sottile, e d’altra parte la situazione della compagnia di bandiera appare davvero sempre più disperata.

Quindi esuberi, taglio delle rotte poco redditizie per puntare invece su quelle domestiche, dove la percentuale di Alitalia ferma ormai al 40%, cifra assolutamente irrisoria se comparata al 80-90% di British ed Air France sui rispettivi mercati interni. E questo sembra non possa prescindere da un riposizionamento della compagnia su Malpensa, determinando l’ennesima capriola sul destino di quello che doveva essere il grande hub del nord. Ed ecco che così rientrerebbe nella partita, come era ampiamente prevedibile, Airone di quel Carlo Toto, estromesso dal vecchio piano del governo Prodi. L’imprenditore marchigiano, infatti, entrerebbe nell’affare senza dovere sganciare una lira ma solo portando gli asset della sua compagnia in Alitalia.

Può procedere trattativa Alitalia Air France. Bocciato ricorso AirOne

Il Tar aveva respinto il ricorso della compagnia privata italiana già dallo scorso 20 febbraio in sede di sospensiva. Essa riteneva che la decisione di Alitalia di trattare in esclusiva con Air France contrastasse con la competenza esclusiva del ministero dell’Economia e delle Finanze, unico soggetto legittimato a stabilire modalita’ e criteri di dismissione della partecipazione in Alitalia e con le norme che impongono procedure trasparenti e non discriminatorie nelle operazioni di dismissione di societa’ in mano pubblica. Ieri, lo stesso tribunale amministrativo, ha deciso che la trattativa in esclusiva tra Alitalia e il gruppo franco-olandese è legittima. Le corte, presieduta da Stefano Baccarini, ha quindi respinto il ricorso presentato da Air One che intendeva mettere uno stop all’accordo di esclusiva tra Alitalia ed Air France. In attesa dell’annunciato ricorso di AirOne (rappresentata dall’avocato Angelo Clarizia) al Consiglio di Stato, la trattativa in esclusiva, che durerà fino al 14 marzo, può andare avanti. Tuttavia all’accordo definitivo occorrerà il placet del nuovo esecutivo. Nel frattempo AirOne per acquisire Alitalia può sempre lanciare una controfferta, confrontandosi sul mercato, Sempreché la compagnia italiana accetti e Air France non presenti un’ulteriore controfferta, poiché secondo i giudici, nell’esclusiva non sono stati lesi i diritti di Air One che puo’ rilanciare in sede di offerta pubblica di scambio.

Alitalia italiana? AirOne ci prova anche con il Tar

Ap Holding di Carlo Toto ha confermato di avere pronta una proposta tutta italiana per Alitalia. Nei giorni scorsi AirOne ha infatti fatto ricorso al Tar del Lazio contro la trattativa in esclusiva intavolata dal governo con la compagnia francese Air France-Klm. Come già avevavo reso noto in precedenza, non ritengono che in questa trattativa siano stati rispettati i canoni di trasparenza. I tempi per Alitalia si allungano quindi: il ricorso a Tar e l’eventuale seguente ricorso al Consiglio di Stato impiegherebbero da sei mesi ad un anno.

Nel luglio dello scorso anno Ap Holding era stata molto vicina all’acquisizione di Alitalia in una gara che non vedeva la partecipazione di Air France, entrata invece in gioco nella fase successiva. Solo a questa è stata accordata la possibilità di presentare un’offerta, ed è questo che contesta Carlo Toto.

Il ricorso è stato notificato ad Alitalia, e qui le brutte notizie non sono mai da sole: il cda si è riunito per esaminare il budget 2008, allo scopo di contenere le perdite in attesa della cessione. La situazione sarebbe talmente drastica da imporre un ulteriore foraggiamento di capitale.