Banche italiane nessun rimborso dei prestiti BCE

 Le banche italiane non dovrebbero restituire subito il denaro preso in prestito dalla BCE nel corso delle ultime aste di rifinanziamento, che l’istituto di Francoforte ha lanciato per la prima volta nell’estate del 2009 per dare ossigeno agli istituti di credito europei usciti malconci dalla crisi finanziaria generata dal crollo dei mutui subprime e di Lehman Brothers. Tuttavia, in quell’occasione la durata delle aste dell’Eurotower erano di breve durata fino a dodici mesi. Lo scoppio della crisi dell’euro ha reso necessaria una nuova mossa in tal senso.

Trimestrale Intesa Sanpaolo, conti migliori delle attese

 Nel corso dei primi nove mesi dell’anno, la banca Intesa Sanpaolo ha registrato un utile netto in calo a 1,929 miliardi di euro. Ma come l’istituto ha voluto precisare, il maggiore introito dello scorso anno era dovuto a una plusvalenza netta derivante dalla cessione dell’attivita’ di securities services. I proventi operativi netti sono stati pari a 12.520 milioni di euro (registrando quindi un aumento dell’1,5%) con interessi netti per 7.239 milioni (in diminuzione dello 0,7%).

Si ritiene che il Gruppo Intesa Sanpaolo nel 2011 possa registrare un andamento coerente con il Piano di Impresa 2011-2013/2015 – si legge in una nota della banca-, che si pone l’obiettivo prioritario di garantire una redditività sostenibile nel medio periodo, sviluppando l’attività fondata sulla relazione di lungo periodo con la clientela, calibrando controllo dei costi e investimenti, presidiando la qualità del credito e rafforzando la liquidità e la patrimonializzazione.

Su quali titoli puntare a Piazza Affari in vista della ripresa dei mercati azionari

 Malgrado qualche segnale incoraggiante qua e là, il sentiment sulle Borse continua ad essere piuttosto negativo.  Per gli esperti di analisi tecnica le resistenze importanti dei principali listini mondiali, superati i quali dovrebbe (il condizionale è sempre d’obbligo in questi casi) esserci finalmente la tanto agognata ripresa delle quotazioni, sono ancora piuttosto lontane. La crisi economica spaventa quindi le Borse e nessuno azzarda previsioni sul futuro. E comunque le opinioni di economisti ed esperti sulla durata e la portata di questa crisi sono molto discordanti fra di loro, ma su una cosa però quasi tutti sembrano convenire: malgrado le incertezze dei mercati, molti titoli hanno raggiunto ormai quotazioni altamente interessanti, sia dal punto di visto grafico che sopratutto dal punto di vista fondamentale. Stiamo parlando per esempio della maggior parte dei titoli bancari italiani, colpiti indistintamente dal cicone subprime, malgrado la loro esposizione sia stata del tutto marginale. Intesa San paolo sopratutto ma anche Unicredito, ai prezzi attuali, sono per tutti, in un ottica di medio e lungo periodo, titoli su cui puntare. Gli ultimi dati di bilancio semestrali stanno li a dimostrarlo: le principali banche italiane continuano malgrado tutto a macinare utili.

La situazione di Alitalia sembra giungere al termine con l’ausilio della cordata italiana

La soluzione Alitalia potrebbe essere davvero vicinissima, come ha confermato anche lo stesso Ministro delle Attività produttive Claudio Scajola. In settimana, infatti, secondo le ultime indiscrezioni l’ad di banca Intesa, Corrado Passera, advisor per il Governo, presenterà il suo piano, per la vendita della conmpagnia, al ministero del Tesoro. Il piano come era prevedibile verterà su un forte ridimensionamento della compagnia, sia a livello di costi, in primis con tagli consistenti di personale, sia a livello di rotte e di operatività aziendale.

In poche parole Alitalia dovrebbe rinascere più piccola, dopo un fallimento morbido, secondo una nuova versione della legge Marzano, e fondersi con Airone per formare una nuova compagnia tutta italiana che possa riprendere il controllo almeno del mercato domestico. Ma i nodi sul tavolo della discussione restano ancora molti a cominciare dal piano esuberi, che ha già ricevuto forte critiche dal sindacato. E poi la questione Malpensa che la Lega vuole assolutamente rilanciare, per finire al problema dei debiti che potrebbe scoraggiare la famosa cordata italiana di cui tanto si è parlato e che forse ora comincia a prendere forma.

Alitalia all’ultima chiamata?

Secondo quelle che sono le prime indiscrezioni giunte dall’advisor Intesa il piano per salvare Alitalia starebbe prendendo forma. 5-6.000 esuberi, forte aumento delle rotte interne, magari con l’incorporazione di Air one, e riposizionamento su Malpensa. Insomma Corrado Passera, ad di Intesa, sembra non voler andare tanto per il sottile, e d’altra parte la situazione della compagnia di bandiera appare davvero sempre più disperata.

Quindi esuberi, taglio delle rotte poco redditizie per puntare invece su quelle domestiche, dove la percentuale di Alitalia ferma ormai al 40%, cifra assolutamente irrisoria se comparata al 80-90% di British ed Air France sui rispettivi mercati interni. E questo sembra non possa prescindere da un riposizionamento della compagnia su Malpensa, determinando l’ennesima capriola sul destino di quello che doveva essere il grande hub del nord. Ed ecco che così rientrerebbe nella partita, come era ampiamente prevedibile, Airone di quel Carlo Toto, estromesso dal vecchio piano del governo Prodi. L’imprenditore marchigiano, infatti, entrerebbe nell’affare senza dovere sganciare una lira ma solo portando gli asset della sua compagnia in Alitalia.

Alitalia: parole, parole, parole…

Oggi alle 14 ci sarà il tanto atteso incontro con i sindacati. Air France si è resa conto solo ora forse della forza delle nove sigle sindacali di Alitalia e ha deciso di “trattare ad oltranza“, posticipando la data del 31 marzo come termine massimo per trovare un accordo. Quanto contino i sindacati dopotutto non è una novità; secondo Emma Bonino, ministro delle Politiche comunitarie, è stata proprio la paura dei sindacati a fermare le offerte di altri pretendenti, quali Lufthansa, ma anche Texas Pacific, Emirates e China Airways.

Spinetta sembra quindi deciso ad andare avanti e magari fare anche delle concessioni: rumors parlano di una moratoria di 8 anni per Az Servizi e del riassorbimento nel gruppo dei piloti del cargo, comuqnue da chiudere con data 2010 improcastinabile.

La speculazione politica che si è scatentata intorno alla vicenda Alitalia, in cui ognuno fa del suo meglio a parole, ha fatto scendere in campo anche il presidente della Consob Lamberto Cardia, il quale ha invitato tutti i soggetti istituzionali e politici a parlare solo di fatti. Nell’intervista al Sole 24 ore che ha rilasciato Cardia ha criticato il fatto che un politico esprima un proprio desiderio su una società come Alitalia, innescando movimenti del titolo non reali.

Il risparmio gestito on line non decolla

E’ cresciuta nel 2007 l’offerta di fondi on line ma a tale incremento non è corrisposto l’aumento del numero di clienti che ne usufruisce. Dal 2006 ad oggi, nonostante siano aumentati sia i fondi disponibili che il numero delle Società di Gestione, i clienti del banking on line sono rimasti quelli del 2006: meno del 10% dei clienti di banche on line sfrutta la possibilità di consultare i propri fondi.

Sono quattro gli istituti bancari che offrono questo tipo di servizi con una diverisificata gamma di prodotti multimarca: Fineco, Iwbank, Banca Sella e Webank. Tutte e quattro hanno aumentato considerevolemnte il numero di fondi offerti nell’ultimo anno, soprattutto le prime due. Fineco è passata da 1000 a 2400 (+140%), Iwbank da 1400 a 2000 (+35%), mentre le altre due hanno una gamma di prodotti molto inferiore come quantità.

Come abbiamo detto però il numero di coloro che utilizzano i servizi on line per il risparmio gestito rimane sui 400 mila. Questo è quanto emerso dalla ricerca trimestrale Digital Finance, in cui si analizzano anche le possibili motivazioni. Una di queste sarebbe legata alla poca trasparenza. I player che non offrono multimarca sono decisamente “indietro” su questo versante, con siti carenti di informazioni, al contrario dei quattro player multimarca , i cui siti web rispondono abbondamente a questa esigenza.

Il settore bancario a Piazza Affari: la paura della recessione americana

Inizio d’anno particolarmente negativo per le borse. Il pericolo della recessione americana spaventa gli investitori. Ma quante reazioni sono dovute all’impatto psicologico e quante ad un reale rischio di recessione? La crisi della banche partita dagli Stati Uniti ha trascinato dietro di sé tutta una serie di settori industriali, come ad esempio quello automobilistico.