L’unione tra Panasonic e Sanyo conferma l’interesse delle due aziende per lo sviluppo del commercio dell’energia solare

 Panasonic Corp., la più grande azienda al mondo per quanto riguarda la produzione di elettronica da consumo, tenterà di acquistare il controllo della Sanyo Electric Co. dai suoi principali azionisti. L’azienda giapponese lancerà a breve una proposta formale di acquisizione a Goldman Sachs Group Inc., Sumitomo Mitsui Banking Co. e Daiwa Securities SMBC Co.: l’indiscrezione è stata fatta da un dirigente della Panasonic che però ha preferito rimanere anonimo, dato che il piano non è stato ancora reso pubblico. Ed Rogers, direttore generale della società finanziaria Rogers Investment Advisors Y.K., si è così espresso al riguardo:

Non deve destare sorpresa il fatto che vi siano unioni di questo tipo, soprattutto alla luce della recente crisi economica.

 

Goldman Sachs e le due banche giapponesi detengono attualmente azioni privilegiate pari al 70% del totale di quelle della Sanyo, una delle principali aziende mondiali per la produzione di batterie ricaricabili. Le azioni privilegiate dovrebbero raggiungere una cifra superiore ai 6 miliardi di dollari, se dovessero essere convertite in azioni comuni al prezzo di chiusura di ieri del mercato (145 yen). La Panasonic avvierà le trattative per l’acquisto della partecipazione di maggioranza della Sanyo al fine di allargare i suoi affari nel commercio dell’energia solare: Hiroyuki Okamoto, uno dei portavoci della Sanyo, ha affermato di non avere ulteriori informazioni riguardo ai negoziati.

 

La joint venture tra Jujitsu Ltd. e Siemens permetterà un aumento delle vendite dei server: si attende solo l’annuncio

 Fujitsu Ltd., la maggiore compagnia giapponese di servizi di software, è molto vicina a chiudere l’accordo per l’acquisto del 50% della partecipazione della Siemens AG: l’operazione è volta a creare una joint venture tra aziende di computer, al fine di aumentare le operazioni dei server. La società informatica asiatica potrebbe a tal fine spendere una cifra compresa tra i 50 miliardi  (515 milioni di dollari) e i 60 miliardi di yen: è atteso per la prossima settimana l’annuncio riguardo a questa intesa.

 

Un acquisto di questo tipo permetterebbe alla compagnia di Tokyo di avere il controllo completo sulla Fujitsu Siemens Computers Holding BV per poter espandere le vendite di computer in Europa, visto che il mercato giapponese si trova ancora in difficoltà. Per quanto invece riguarda la Siemens, la compagnia tedesca vedrebbe di buon occhio l’intesa, alla luce dei piani del direttore generale Peter Loescher, il quale punta a focalizzare le operazioni della società sul settore energetico, industriale e nei servizi sanitari. Michael Busse, analista economico di Magonza (Germania), ha così commentato la notizia:

Se si assume il punto di vista della Siemens si può sicuramente guardare con ottimismo al futuro. In questo ambiente, infatti, la società tedesca dovrebbe essere lieta di ottenere denaro dall’accordo.

 

Japan Tobacco aumenta le sue stime di crescita per il 2008 ed è pronta a far sbarcare oltreoceano la sua produzione

 La Japan Tobacco Inc., terza azienda al mondo per quanto riguarda la produzione e il libero commercio delle sigarette, ha provveduto a innalzare le sue previsioni di profitto per tutto il 2008 di circa 8,1 punti percentuali. Il reddito netto della società asiatica è infatti previsto in crescita di ben 160 miliardi di yen (circa 1,6 miliardi di dollari) nei dodici mesi che si concluderanno nel prossimo marzo: il dato è davvero interessante e notevole, soprattutto se viene confrontato con le stime di crescita che sono state stilate lo scorso luglio, le quali prevedevano un aumento dei profitti pari a 148 miliardi di yen.

 

L’annuncio del cambiamento di previsioni è stato dato dalla stessa compagnia giapponese in una dichiarazione alla borsa di Tokyo. La Japan Tobacco, che tra l’altro fornisce i suoi prodotti ad importanti aziende come la Camel e la Mild Seven, è inoltre in procinto di espandere la sua produzione oltreoceano, al fine di compensare i cali fatti rilevare nel mercato domestico: in effetti, in Giappone i legislatori considerano le tasse sul tabacco troppo elevate, anche perchè le tariffe delle sigarette sono pian piano scese considerevolmente. Le vendite di tabacco oltreoceano sono poi in una fase di stallo, a causa in particolare del rilevamento da parte dell’azienda britannica Gallaher Group Plc., avvenuto lo scorso anno.

Mitsubishi UFJ è entrata nella peggiore crisi degli ultimi 21 anni: imminenti le vendite di azioni per sostenere il capitale

 Mitsubishi UFJ Financial Group Inc., la banca giapponese che ha investito 9 miliardi di dollari in Morgan Stanley, ha annunciato che provvederà a vendere una cifra superiore ai 990 milioni di yen (10,7 miliardi di dollari) in azioni per dare nuovo vigore al suo capitale. Mitsubishi, che rappresenta la più grande banca della nazione asiatica, potrebbe vendere inoltre più di 600 miliardi di yen in azioni comuni nei 12 mesi seguenti al prossimo 4 novembre: per quanto riguarda invece le azioni privilegiate, verranno vendute agli investitori per una somma pari a 390 miliardi di yen.

 

La banca giapponese ha conseguito oggi la maggior perdita degli ultimi 21 anni: diversamente dagli istituti creditizi statunitensi ed europei, costretti ad accrescere il proprio capitale, Mitsubishi sta sostenendo il suo bilancio tramite l’acquisto delle partecipazioni di Morgan Stanley e andando a prendere il controllo della affiliata statunitense. Keisuke Moriyama, analista bancario giapponese, ha espresso la sua opinione riguardo la situazione della banca asiatica:

Le banche giapponesi vorrebbero utilizzare il capitale per accrescerlo ed investirlo in banche straniere, il che rappresenta un fattore positivo. Se non dovessero avere denaro a disposizione, non ci sarà nessuna trattativa.

Aviva scommette sui prossimi rimbalzi tecnici dell’equity sopratutto in Giappone ed Usa

 L’orizzonte è ingombro di nuvoloni neri ma nella strategia Aviva Investors c’è spazio per approfittare di rimbalzi di breve nell’azionario giapponese e americano, sovrappesando lo yen e cautelandosi con l’esposizione a scadenze ravvicinate del reddito fisso. Ci aspettiamo un ‘global hard landing’ e siamo quindi corti sull’equity spiega in un’intervista Gabriele Miodini, responsabile per l’Italia di Aviva Investors “tranne che per un sovrappeso tattico del 10% sul Topix e del 20% sullo S&P 500”. Un’altra carta da giocare sta nell’approfittare delle valutazioni risicate di singoli titoli e settori come quello farmaceutico, oltre che delle emissioni cosiddette “high yield”. “Se sei bravo a selezionare questi bond hai rendimenti da equity e un profilo di rischio da bond”, sottolinea Miodini, ricordando che l’aumento dei tassi di fallimento e la divaricazione degli spread con i titoli di stato rappresentano attualmente un “entry point” attraente.

Sharp rivede al ribasso le sue previsioni di crescita: la società giapponese risente della crisi delle vendite di elettronica

 Sharp Corp., la maggiore compagnia di telefonia mobile e di televisori a cristalli liquidi del Giappone, ha dovuto abbassare le sue previsioni di profitto per il 2008 del 43%, dopo che la crisi economica globale ha reso critica la situazione della domanda del settore elettronico. Il reddito netto dovrebbe probabilmente scendere del 41% nell’anno che si concluderà il 31 marzo 2009, raggiungendo quota 60 miliardi di yen (580 milioni di dollari): la cifra è notevolmente inferiore rispetto ai 105 miliardi di yen previsti dagli economisti giapponesi.

 

Le vendite dovrebbero invece rimanere invariate a 3,42 trilioni di yen. La Sharp prevede il suo profitto più basso degli ultimi sei anni, anche perchè le vendite del settore della telefonia mobile nella nazione asiatica si sono indebolite e la domanda di prodotti elettronici è in declino ovunque. La crisi finanziaria porterà a dei guadagni più bassi rispetto a quelli preventivati dalla compagnia, così come ha anche ribadito Toshishige Hamano, vicepresidente esecutivo della Sharp. Amir Anvarzadeh, direttore della KBC Financial Products di Londra, ha affermato che:

Il rallentamento verificatosi nella domanda di telefoni mobile in Giappone è la principale preoccupazione per ora. La pressione sul prezzo degli schermi LCD dovrebbe essere di ausilio.

Deutsche Bank diventa il principale istituto per garanzie ipotecarie giapponesi grazie alla sua maggiore flessibilità

 Deutsche Bank AG, la maggiore banca della Germania, ha superato Morgan Stanley come miglior venditrice di garanzie ipotecarie in Giappone, dopo che la società di Wall Street ha ridotto le sue operazioni a causa della crisi dei mutui subprime. La banca tedesca, che ha sede a Francoforte, ha fatto rilevare quest’anno vendite per 128,3 miliardi di yen (1,23 miliardi di dollari), che rappresentano il 61% del mercato totale. Morgan Stanley ha ridotto la sua quota di mercato di 11 punti percentuali rispetto al 40% dello scorso anno. Takenari Yamamoto, direttore della struttura finanziaria di Standard & Poor’s, ha affermato che:

Deutsche Bank, in quanto banca, può operare con maggiore flessibilità rispetto alle banche di investimento, dato che ha la possibilità di mantenere i prestiti nel suo bilancio.

 

Le vendite del comparto di garanzie ipotecarie è globalmente calato quest’anno a causa della loro scarsa diffusione che ha reso poco redditizio per le banche sottoscrivere nuovi prestiti e venderli successivamente agli investitori come bond. Otto delle dieci banche di investimento che hanno generato ipoteche commerciali tra il 2006 e il 2007 sono attualmente in fase di incorporazione con altre compagnie. Deutsche Bank ha venduto circa 21,9 miliardi di yen di debito sostenuto da 18 uffici, l’80% dei quali si trovano a Tokyo.

 

Per il Giappone la recessione è quasi certa, dubbi sulla politica monetaria mentre il dollaro recupera sullo yen

 Ancora brutte notizie dal Giappone: nell’ultimo trimestre l’economia nazionale è arretrata del 3% a causa soprattutto dei consumi e del calo delle esportazioni. Nel secondo trimestre dell’anno si è quindi avuta un’accelerazione verso il basso, cosa che ha stupito in quanto le attese erano per un calo annualizzato del 2,4%. Nel primo semestre invece il calo è stato dello 0,7%,  questo è il dato peggiore dal 2001, anno di recessione per l’economia giapponese. Scendendo nei dettagli possiamo dire che a soffrire sono stati in particolare i consumi, scesi dello 0,5% sia quelli delle imprese che quelli dei consumatori. I consumatori hanno poi assistito a causa dell’inflazione ad una perdita di potere di acquisto dei loro stipendi.

Il Giappone lascia i tassi invariati per stimolare la crescita

 La banca centrale giapponese ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse allo 0,5%.

Atsushi Mizuno, membro del consiglio direttivo, ha commentato tale scelta in una conferenza stampa tenutasi ad Aomori.

“Crediamo che il rischio che si verifichi un peggioramento della domanda domestica sia in aumento a causa degli alti prezzi dell’energia e delle materie prime. Nel portare avanti la politica monetaria ci siamo concentrati sui rischi di rallentamento dell’economia.”

Secondo le ultime stime infatti l’economia Giapponese quest’anno avanzerà solo dell’ 1,2% per raggiungere livelli attorno all’ 1,5% nel 2009.
Primo e unico obiettivo è quindi quello di sostenere la crescita in un paese che sta tuttavia assistendo ad un’accelerazione dell’inflazione, ai massimi degli ultimi 15 anni (1,9% è il dato di giugno).

Shinsei Bank è in procinto di acquistare l’unità finanziaria giapponese della General Electric

Shinsei Bank, la prima banca giapponese controllata da investitori stranieri, si è accordata per acquisire le unità finanziare di consumo della General Electric , la multinazionale attiva nella teconologia e nei servizi, per 580 miliardi di yen (5,4 miliardi di dollari). La Shinsei acquisirà la divisione Lake della General Electric con sede a Tokyo.

Jeffrey Immelt, direttore esecutivo di General Electric, ha anzitutto la pressione di rianimare le azioni dopo aver annunciato una sorprendente caduta dei profitti per il primo quarto del 2008 in Aprile: attualmente dispone di più di 100 miliardi di dollari di assets finanziari (i valori materiali e immateriali di sua proprietà). L’istituto di credito giapponese è in declino da quando sono state adottate misure sui tassi di interesse nel 2006 e dopo le pratiche di riscossione da parte del governo del paese.