Caro prezzi: un settembre bollente tra cartoleria, telefonia, bollette e caro petrolio

 Dopo un estate calda arriva un settembre bollente con nuovi aumenti, dai libri e cartoleria, si passa ai telefonini ,bollette del gas, luce e rifiuti per non dimenticarci Rc Auto ed i mutui bancari, il caro prezzo della benzina. Gli aumenti stimati dalle associazioni dei consumatori sono di circa 600 euro: riscaldamento 170-180 euro, luce e gas 100 euro, gli alimentari 120 euro, Rc auto 45 euro, libri di testo 70/80 euro in più. Le aperture delle scuole porteranno degli aumenti stimati : il diario è aumentato infatti del 5% nei supermercati (a 12 euro) e del 7% nelle cartolerie (a 14,50 euro), mentre quello di uno zaino di marca è cresciuto del 4% nei supermercati (a 52 euro) e dell’8% nelle cartolibrerie (a 62 euro). Stesso incremento invece per i quaderni (+4%) con un prezzo di circa 2 euro, mentre per gli astucci vuoti ci sono aumenti del 6% nei supermercati (a 9,90 euro) e del 9% nelle cartolerie (a 11,50 euro).

Mercato auto agosto 2008 -26,4%

Fiat salva la faccia al mercato dell’auto, il marchio italiano si difende a colpi di vendite e di immatricolazioni e senza nessun timore della recessione economica non frena il suo crescere dal 1996.

Mentre il mercato delle auto affonda, seminando panico tra gli analisti ed i consulenti finanziari, Fiat Group Automobiles, grazie alla sua forte campagna di promozione tra prezzo e qualità e nuove vetture come la cinquecento riesce ad immatricolare 25.500 vetture ottenendo una quota del 33,1 per cento. Le immatricolazioni totali hanno registrato un calo del 26,42% a 77.156 unità contro 104.857 dell’anno 2007. I dati del ministero dei Trasporti comunicano che nei primi otto mesi le auto immatricolate sono state 1.531.598, in calo del 12,4% rispetto allo stesso periodo del 2007. Nel mese di agosto i passaggi di proprietà delle auto sono stati di 238.695 unità, con un negativo del 15,10% rispetto al 2007, furono registrati 281.137 trasferimenti di proprietà. Fermo restando che i guadagni maggiori sono stati per i titoli dell’auto (Stoxx del settore + 1,7%), quelli che dall’inizio dell’anno più hanno sofferto il rincaro energetico.

Pil USA: crescita oltre le attese, ma attenzione a consumi e mercato del lavoro

 Sono stati pubblicati nel pomeriggio di ieri i numeri sul PIL statunitense. Le aspettative erano per una velocità di crescita annualizzata dell’ 1,9%, ma i dati sui primi sei mesi si sono attestati al 3,3%. Il dato quindi ha stupito positivamente gli economisti, ma serve cautela nell’interpretarlo. Sono molti infatti gli aspetti che potrebbero frenare l’ottimismo portato da questa crescita sopra le attese. A trainare l’economia degli Stati Uniti in questo semestre sono state le esportazioni in forte crescita, le quali hanno contribuito alla salita del PIL come non accadeva da quasi trenta anni (+3,1%). Le esportazioni tuttavia hanno beneficiato da una parte di un dollaro decisamente debole rispetto alle altre valute e dall’altra di economie importatrici (Europa e Giappone in primis) che non avevano ancora subito tutti gli effetti della crisi. Non è quindi scontato che nel secondo semestre la bilancia commerciale (export – import) possa continuare a migliorare visto il recente recupero del dollaro e i dati sulla crescita di Giappone e Europa.

Per Standard & Poor’s l’Italia è a rischio recessione tecnica: crescita zero nel 2008, migliore il 2009

 Dopo Bankitalia, che nel proprio bollettino economico di luglio ha ridotto le stime di crescita per l’Italia allo 0,4%, è arrivato il turno di Standard & Poor’s. La prima agenzia di rating al mondo si è espressa ieri intorno alla economia europea, fornendo le proprie previsioni di crescita per le più importanti economie del vecchio continente. Se Francia e Germania nel 2008 riusciranno a crescere nonostane la crisi (+1,5% Francia; +1,7% Germania), le economie europee con i fondamentali più debole resteranno priticamente ferme. Per l’Italia Standard & Poor’s prevede una crescita dello 0,1%. Sul nostro paese grava inoltre il richio recessione “tecnica”, intendendo con questa espressione una diminuzione dell’economia lungo due trimestri consecutivi. Recessione tecnica prevista anche per Spagna ed Irlanda con la Spagna in particolare che rischia di vedere un tracollo del settore immobiliare e delle costruzioni.

Nonostante i brutti dati macroeconomici in USA non crolla la fiducia

 A luglio negli Stati Uniti è stata registrata un’inflazione record del 5,6% dato in crescita dello 0,8% rispetto a giugno. Fattori determinanti sono stati, come nel resto delle economie mondiali, la corsa del prezzo del petrolio e delle commodities. Sono infatti cresciuti i prezzi di benzina, cibo, energia e trasporti ad una velocità che non veniva toccata dai tempi dell’ultimo shock petrolifero (1991). A complicare il quadro sono intervenuti poi i preoccupanti dati sui pignoramenti, in aumento del 55% rispetto allo scorso anno; sintomo che il mercato immobiliare è ancora lungi dall’assestarsi, così come i conti delle banche, proprietarie di un numero sempre maggiore di case che non trovano acquirenti. Significativo infine il dato sui salari, il cui potere di acquisto è sceso nell’ultimo mese dello 0,8%.

Robin Hood Tax o bufala?

Si attendeva solo che si concretizzasse quanto previsto dalla Robin Hood Tax. In realtà qualcuno comincia ad affermare che si tratti solo di una bufala:

Rischia di pesare troppo su un singolo settore di impresa e di avere effetti negativi per i consumatori.

L’allarme è lanciato da Tullio Lazzaro, presidente della Corte dei Conti, durante l’audizione alle commissioni congiunte Bilancio e Finanze di Camera e Senato su Dpef. Il presidente riconosce il valore degli obiettivi della Robin Tax ma mette in guardia dai rischi.

Da una parte il criterio di tassazione solo di alcuni settori potrebbe rivelarsi un modo per colpire uno specifico segmento imprenditoriale. In sostanza Lazzaro dice che le maggiori tasse per aziende petrolifere, assicurazioni e banche di gas che in questi anni hanno goduto di maggiori incassi, assomiglia troppo a una “punizione” per un solo settore. A questo punto le aziende tassate sarebbero tentate di aumentare i prezzi ed ecco che il peso della Robin Hood Tax ricadrebbe, ancora una volta, sul povero consumatore.