Il Consiglio Ecofin ha finalmente trovato l’intesa per il varo delle misure di rafforzamento, una operazione che è destinata in particolare alla governance dell’economia europea: si tratta del cosiddetto “six-pact”, il patto comunitario che racchiude al suo interno ben sei atti di tipo legislativo. Quali sono, di preciso, questi atti? Come è noto, le sessioni dell’Ecofin sono sempre precedute da quelle dell’Eurogruppo ed è stato in questa occasione che la Commissione Europea, il Parlamento e la presidenza polacca di turno hanno dato vita a un compromesso sulle questioni. In effetti, non è un caso che l’annuncio ufficiale delle misure finanziarie sia giunto direttamente da Jacek Rostoeski, il ministro delle Finanze della stessa Polonia.
Politica Economica
La Grecia rimarrà nell’eurozona: parola di Merkel e Sarkozy
Il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere Tedesco Angela Merkel ne sono certi, la Grecia rimarrà nell’eurozona: il colloquio internazionale tra i leader dei due principali paesi europei non poteva che riguardare questo argomento, visto che c’è l’intenzione di fronteggiare con decisione la crisi del debito. L’euro ha reagito ovviamente anche a questo annuncio, apprezzandosi in modo ulteriore. Parigi e Berlino sono entrati infatti in contatto col premier ellenico George Papandreou, il quale è ben lontano dall’aver raggiunto i propri obiettivi di riduzione del deficit di bilancio. Secondo gran parte degli analisti, inoltre, si tratta di una sottolineatura importante: è ovvio che si tratta solamente di parole e dichiarazioni, ma sono proprio queste a far gonfiare in continuazione la moneta unica.
Crack di Solyndra, a rischio la politica energetica di Obama
Il calo progressivo dei consensi elettorali, le difficoltà economiche e ora perfino la bancarotta di Solyndra Llc: si tratta delle batoste che, una dopo l’altra, stanno colpendo il presidente americano Barack Obama. In particolare, l’ultima che è stata citata è risultata quantomeno inattesa, anche perché ora minaccia seriamente gli incentivi del governo e una delle politiche a cui la Casa Bianca teneva di più, vale a dire quella delle energie rinnovabili. La compagnia di Freemont, attiva nella produzione di pannelli solari da diverso tempo, aveva comunque già annunciato il proprio ricorso al tristemente celebre Chapter 11, nonostante avesse ricevuto delle garanzie federali e prestiti per ben 527 milioni di dollari. Questo denaro non è bastato per tenere in vita l’azienda californiana e ora bisognerà cercare una strategia alternativa.
Francia: il ministro Pecresse rassicura sugli istituti di credito
Le preoccupazioni erano già diventate altissime, l’agenzia di rating Moody’s sarebbe pronta a declassare i tre principali colossi bancari di Francia, Bnp Paribas, Société Générale e Crédit Agricole: ci ha quindi pensato una esponente del governo transalpino a rassicurare sulla situazione a cui stiamo facendo riferimento e il compito non poteva che spettare al ministero del Budget. La titolare del dicastero, Valerie Pecresse, ha infatti voluto sottolineare che la situazione non è così drammatica come viene dipinta nel corso di un’intervista all’emittente televisiva Canal Plus. Secondo l’opinione del ministro, infatti, il credito francese rimane ancora solido, quindi bisogna continuare a nutrire fiducia nei suoi confronti, nonostante i titoli azionari stiano declinando ormai da diversi mesi.
La Cina acquisterà titoli dall’Italia?
Un’Italia indebitata che si rivolge ai Paesi asiatici. La notizia dei colloqui tra il ministro delle Finanze italiano Giulio Tremonti e Lou Jiwei, presidente del fondo sovrano cinese China Investment Corp, ha fatto il giro dell’Europa. I cinesi potrebbero essere disposti a comprare titoli del debito pubblico italiano, un modo più sottile per dire che la Cina correrà in aiuto del nostro Paese. Nulla di ufficiale, la notizia, lanciata dal Financial Times e dal Wall Street Journal, ha sottolineato che non è chiaro se i colloqui porteranno a grossi acquisti di bond da parte di Pechino e che l’Italia è considerata da molti analisti «troppo grande da salvare».
Bilancio Ue 2014: bocciatura da otto paesi
Italia, Germania, Gran Bretagna, Austria, Francia, Finlandia, Svezia e Olanda: sono queste le otto nazioni europee che non hanno espresso la loro approvazione nei confronti del bilancio comunitario, richiedendo a gran voce delle modifiche, in particolare un taglio importante delle spese per il periodo compreso tra il 2014 e il 2020. Si è trattato, quindi, di una iniziativa congiunta e che è stata resa nota a Bruxelles mediante un’apposita lettera in cui sono state messe in luce le future prospettive economiche e finanziarie. Il Consiglio Affari Generali non ha potuto che prendere atto di questa posizione così decisa; in effetti, è stato ribadito che il momento storico attuale è caratterizzato da sforzi finanziari molto impegnativi da parte degli stati per fornire un adeguato sostegno al Vecchio Continente, dunque si deve tenere conto anche di questo elemento quando si stimano le spese pubbliche.
Superindice OCSE conferma rallentamento economia
Il Composite Leading Indicator (CLI) dell’OCSE è un indicatore anticipatore dell’andamento dell’economia nel breve termine (presume l’economia a sei/nove mesi dopo la rilevazione). È curato dall’Ocse e a luglio ha segnalato un ulteriore rallentamento di alcune delle principali economie mondiali. Per l’Italia ha mostrato un calo a 99,6 da 100,3 segnalando una stagnazione per l’economia. L’indicatore relativo ai paesi dell’Ocse mostra invece una discesa a 101,6 da 102,1, mentre quello sui paesi del G7 mostra un calo a 102 da 102,5. Dalle statistiche elaborate dall’Ocse emerge un quadro che mostra una spesa pubblica in Italia in linea alle altre principali economie anche se con qualche differenza rispetto ad alcune voci di spesa pubblica.
Cipro, trattative con la Russia per il prestito finanziario
Non c’è soltanto la posizione della Grecia da valutare con la massima attenzione all’interno dell’Unione Europea: ci si sta infatti dimenticando anche della piccola Cipro, alle prese con una situazione finanziaria critica e un declassamento dopo l’altro per quel che concerne i propri rating creditizi. Ma qualcosa si sta smuovendo anche da questo punto di vista. In particolare, il ministro delle Finanze russe Alexei Kudrin ha fatto sapere proprio nel corso della giornata di ieri che il governo di Mosca è in trattative con quello di Nicosia per fornire un adeguato prestito in tempi brevi. Tra l’altro, lo stesso Kudrin non ha confermato e nemmeno smentito che l’isola del Mediterraneo abbia richiesto una somma superiore ai 2,5 miliardi di euro in relazione ai prossimi cinque anni, una indiscrezione che è comparsa in più di un giornale cipriota nei giorni scorsi.
Obama propone un piano occupazionale da 447 miliardi di dollari
La scossa che il presidente Barack Obama intende imprimere all’economia americana dovrà essere davvero forte: l’ultimo piano strategico si riferisce al mondo del lavoro, tanto che al Congresso ne è stato proposto uno da ben 447 miliardi di dollari, anche se bisognerà fare i conti con i tagli alle tasse. Il leader della Casa Bianca, rivolgendosi ai deputati in sessione unita, ha richiesto ben sei volte l’appropriatezza del programma in questione, il quale è destinato a potenziare la spesa nelle infrastrutture e a porre un freno definitivo ai licenziamenti. La domanda rimane una soltanto, vale a dire quale sarà il momento più opportuno, di fronte alla crisi nazionale, per far qualcosa per aiutare il sistema economico.
La manovra al Senato: la giornata del voto di fiducia
I riflettori politici ed economici di ieri erano tutti concentrati su Palazzo Madama: il Senato era infatti chiamato a votare la tanto sospirata e travagliata manovra finanziaria da 54 miliardi di euro e al termine della consultazione, la fiducia al maxiemendamento è stata approvata con 165 voti favorevoli e 141 contrari (gli astenuti sono stati tre per la precisione). Ora il provvedimento in questione dovrà passare alla Camera. Nel dettaglio, ci sono molte nuove misure economiche: anzitutto, bisogna però ricordare che la manovra stessa è valida per il 2013, l’anno che è stato scelto per il raggiungimento dell’obiettivo di bilancio.
Madrid si scaglia contro le economie di Grecia e Italia
Il “J’accuse” degli anni Duemila deve essere tradotto in spagnolo in quanto proviene direttamente da Madrid: Josè Blanco, portavoce dell’esecutivo iberico, si è infatti scagliato contro il nostro paese e contro la Grecia a causa dei comportamenti assunti dal punto di vista economico. In particolare, Roma e Atene, secondo la visione spagnola, non starebbero rispettando gli obiettivi relativi al risanamento dei conti, provocando in tal modo nuove turbolenze nei mercati. L’intervista di Blanco è stata molto precisa e diretta, il clima europeo, già di per sé non molto promettente, verrebbe peggiorato dal mancato rispetto degli obiettivi da parte di queste stesse nazioni, soprattutto quella ellenica, la quale non è riuscita nemmeno a presentare un adeguato piano di aggiustamento.
Bernanke: il debito sovrano dell’Europa è gestibile
La stampa americana è riuscita a ottenere delle fondamentali lettere che sono state inviate due mesi fa dal numero uno della Federal Reserve, Ben Bernanke, a due senatori americani: si tratta di documenti importanti e illuminanti, in quanto ci consentono di comprendere in maniera dettagliata qual è il punto di vista di Washington in merito alla crisi del debito sovrano che sta attanagliando il continente europeo. Nello specifico, lo stesso Bernanke si era rivolto a metà luglio ai deputati Tom Coburn (Oklahoma) e Bob Corker (Tennessee), spiegando come l’esposizione delle compagnie finanziarie americane al debito comunitario potesse essere “gestibile”.
Manovra e licenziamenti: le modifiche dell’articolo 8
Una delle misure della manovra finanziaria che sta facendo più discutere è quella che riguarda da vicino il mondo del lavoro: il riferimento principale va all’articolo 8 del provvedimento, il quale già non viene visto di buon occhio dai sindacati per le modifiche che sono state apportate. Il tema dei licenziamenti, quindi, sta tornando di stretta attualità. Nel dettaglio, grazie ai nuovi emendamenti, tutti quegli accordi che vengono posti in essere a livello aziendale possono includere una deroga alle leggi nazionali sul lavoro e alle norme relative; questo vuol dire che il licenziamento, anche quello delle imprese con più di quindici lavoratori, potrà diventare più semplice e senza una giusta causa, contravvenendo a quanto disposto dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, vale a dire quello relativo al reintegro nel posto di lavoro.
Grecia fuori dall’euro creerebbe effetto domino
Un sistema valutario che, da una parte sembra forte, avendo superato ampiamente il valore di monete storiche come il dollaro. D’altra parte però, le basi che reggono questa recente alleanza chiamata Unione economica ed europea, risultano essere meno forti di quanto si potrebbe pensare. L’ipotesi della Grecia fuori dall’euro aleggia nella CEE e il cancelliere tedesco, Angela Merkel esprime subito il suo dissenso, sottolineando che debba essere una misura da non prendere nemmeno in considerazione, un’uscita dall’euro non dovrebbe rappresentare una possibilità per alcuno dei Paesi membri.