Mizuho sosterrà il capitale vendendo numerose azioni privilegiate

 Mizuho Financial Group Inc., seconda banca del Giappone per quanto riguarda il volume delle entrate, sta pianificando di vendere circa 300 miliardi di yen (3,3 miliardi di dollari) in azioni privilegiate al fine di dare nuovo vigore al capitale, ridotto da un numero crescente di prestiti sbagliati e dalle perdite negli investimenti azionari. Il direttore generale della banca asiatica, Terunobu Maeda, ha confermato l’operazione durante una conferenza stampa a Tokyo. Tali titoli, i quali non possono essere convertite in azioni comuni, potrebbero essere vendute principalmente ad investitori istituzionali giapponesi. Mizuho, che ha già investito una cifra pari a 1,2 miliardi di dollari in Merrill Lynch & Co. quest’anno, sta tentando di sfruttare i suoi investitori, dopo che la crescita dei debiti e le perdite nelle società azionarie hanno causato il drastico taglio delle previsioni per i profitti delle cinque maggiori banche del Giappone.

 

Altri prestatori potrebbero agire allo stesso modo, anche perchè il Nikkei 225 Stock Average ha già perso più di 24 punti percentuali nel mese di ottobre. David Marshall, direttore gestionale della società Fitch Ratings, ha rilasciato al riguardo una intervista:

Le banche giapponesi stanno cominciando a divenire scarsamente capitalizzate. Credo che per esse abbia maggior senso dare più vigoria al capitale, al fine di preservare la fiducia nei loro confronti.

Nel dettaglio, Mizuho ha fatto rilevare la sua seconda perdita netta negli ultimi tre trimestri. Il titolo della banca giapponese è sceso di 6,6 punti percentuali ed ha chiuso a quota 254,5 yen alla borsa di Tokyo.

 

Mitsubishi UFJ è entrata nella peggiore crisi degli ultimi 21 anni: imminenti le vendite di azioni per sostenere il capitale

 Mitsubishi UFJ Financial Group Inc., la banca giapponese che ha investito 9 miliardi di dollari in Morgan Stanley, ha annunciato che provvederà a vendere una cifra superiore ai 990 milioni di yen (10,7 miliardi di dollari) in azioni per dare nuovo vigore al suo capitale. Mitsubishi, che rappresenta la più grande banca della nazione asiatica, potrebbe vendere inoltre più di 600 miliardi di yen in azioni comuni nei 12 mesi seguenti al prossimo 4 novembre: per quanto riguarda invece le azioni privilegiate, verranno vendute agli investitori per una somma pari a 390 miliardi di yen.

 

La banca giapponese ha conseguito oggi la maggior perdita degli ultimi 21 anni: diversamente dagli istituti creditizi statunitensi ed europei, costretti ad accrescere il proprio capitale, Mitsubishi sta sostenendo il suo bilancio tramite l’acquisto delle partecipazioni di Morgan Stanley e andando a prendere il controllo della affiliata statunitense. Keisuke Moriyama, analista bancario giapponese, ha espresso la sua opinione riguardo la situazione della banca asiatica:

Le banche giapponesi vorrebbero utilizzare il capitale per accrescerlo ed investirlo in banche straniere, il che rappresenta un fattore positivo. Se non dovessero avere denaro a disposizione, non ci sarà nessuna trattativa.

BPI venderà 15 miliardi di pesos in bond: la banca filippina è alla ricerca di nuove acquisizioni

 La Bank of the Philippine Islands, il principale istituto bancario della nazione asiatica per valore di mercato, ha approvato un piano per poter vendere ben 15 miliardi di pesos (315 milioni di dollari) in bond: l’operazione è volta a finanziare le nuove opportunità di acquisizione. La banca filippina, nota soprattutto per la sua attività di prestito, potrebbe vendere una cifra che si aggira tra i 10 e i 15 miliardi di pesos in quello che dovrebbe essere la vendita più sostanziosa per quanto riguarda una banca del paese asiatico.

 

Jaime Augusto Zobel de Ayala, portavoce della Bank of Philippine Islands e membro della Ayala Corp., ha annunciato la scorsa settimana che il gruppo potrebbe essere interessato nell’acquisizione dell’unità filippina della American International Group Inc. Jojo Gonzales, analista della Philippine Partners Inc. di Manila, ha così commentato l’annuncio:

Non credo che pagheranno interessi così alti sui bond. Il sistema finanziario della nazione asiatica è ancora molto liquido. BPI è una garanzia per quanto riguarda i servizi bancari, oltre ad essere la banca più proficua: non è stata coinvolta in nessun fallimento ed è pronta ad accrescere il suo capitale.

 

Le bugie di Profumo nella disperata difesa contro la speculazione sul suo istituto

 Quello che lascia maggiormente sconcertati forse di fronte alla notizia della ricapitalizzazione da 6 miliardi di Unicredito è l’atteggiamento tenuto da chi, fino a pochi mesi fa, era considerato uno dei migliori banchieri non solo italiani. E’, infatti, inaccettabile, sopratutto in un simile clima da panico dei mercati, il fatto che si decida un grosso aumento di capitale dopo che per giorni non si è fatto altro che rassicurare gli investitori che mai e poi mai sarebbe stata necessaria una simile operazione. Ed è ancora più grave giustificare il tutto con frasi di circostanza sulle incredibili condizioni di mercato che sarebbero state sottovalutate. E la reazione dei mercati in apertura, con il crollo delle quotazioni, è inequivocabile.

Il governo belga tenta di mantenere attiva Fortis, dopo che i Paesi Bassi hanno rilevato le operazioni olandesi del gruppo bancario

 Il Belgio sta esplorando tutti i metodi possibili per mantenere attiva Fortis SA, il gruppo bancario e assicurativo che ha sede a Bruxelles, dopo che le operazioni finanziarie e i servizi della compagnia nei Paesi Bassi sono state rilevate dal governo olandese. Didier Reynders, ministro delle finanze belga, ha già provveduto a informare la stampa riguardo la situazione:

Stiamo continuando a lavorare su tutti i metodi per vedere se il gruppo sia o meno capace di garantire tutti i depositanti.

 

Il ministro si è però rifiutato di commentare l’indiscrezione secondo la quale il Belgio potrebbe nazionalizzare le attività di Fortis all’interno del paese. Il governo dei Paesi Bassi ha acquistato le operazioni olandesi di Fortis per una cifra pari a 16,8 miliardi di euro, all’indomani del fallimento di un piano di salvataggio. Il gruppo bancario e assicurativo belga aveva già speso 24,2 miliardi di euro per l’acquisto degli asset di ABN Amro Holding NV lo scorso anno, proprio mentre il mercato dei subprime statunitensi cominciava a declinare.

La crisi finanziaria e le possibili conseguenze per i piccoli risparmiatori. Siamo in una botte di ferro?

 In queste settimane non passa giorno che non arrivino notizie più o meno preoccupanti in merito allo stato dell’economia o in merito alla solidità di alcune banche. Ultime in ordine cronologico sono state le parole pronunciate ieri dal presidente della Banca Centrale Europea che ha sottolineato il forte rallentamento della crescita in Europa. Negli ultimi giorni inoltre abbiamo visto che non sono solo le banche americane quelle esposte al rischio fallimento. E quindi giusto domandarsi quali conseguenze potrebbe subire il sistema italiano e in ultima analisi quali sono i rischi che corre il piccolo risparmiatore. Per rispondere a questa domanda è necessario guardare l’attuale situazione da più punti di vista, divideremo quindi tra conseguenze dirette e conseguenze indirette.

Al via l’accordo sulla rinegoziazione dei mutui a tasso variabile, attenzione però ai costi

 Il 29 agosto è il termine entro cui banche ed intermediari finanziari dovranno comunicare le informazioni riguardo la possibilità di rinegoziare il mutuo sulla prima casa. Tutte le banche hanno infatti aderito alla convenzione tra Abi e ministero dell’Economia riguardante i mutui prima casa a tasso variabile stipulati prima del 28 maggio 2008 e caratterizzati da tassi variabili. Con questa operazione le banche vogliono venire incontro a coloro che adesso si trovano in difficoltà perché hanno visto crescere in modo significativo la rata del mutuo negli ultimi tre anni (i tassi sono aumentati in Europa dal 2% al 4,25%).