Il declassamento coinvolge anche sette banche italiane

 I declassamenti portano come principale conseguenza altri declassamenti: Standard & Poor’s ha affilato ancora di più la propria scure e, dopo il debito pubblico italiano, si è scagliata anche contro i principali istituti di credito del nostro paese. L’agenzia americana di rating ha infatti provveduto a tagliare la valutazione relativa a ben sette banche, una operazione che, casualmente o meno, è coincisa con un altro declassamento, vale a dire quello deciso da Moody’s nei confronti di Fiat. Non c’è dubbio che il gruppo maggiormente colpito sia Intesa Sanpaolo: in effetti, nonostante le rassicurazioni dell’amministratore delegato Corrado Passera, il rating di lungo termine è stato rivisto al ribasso, cos’ come quello di ben tre controllate, vale a dire Banca Imi, Cassa di Risparmio di Bologna e Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo (in tutti e tre i casi si è passati da A+ ad A).

Standard & Poor’s risponde a Berlusconi: “Noi apolitici”

La decisione presa da Standard & Poor’s di declassare il rating italiano portandolo da ‘A+/A-1+’ ad ‘A/A-1’ ha fatto il giro del mondo, sono state tante le dichiarazioni rilasciate dai vari esperti di economia del settore europeo e dai vari capi di stato europei. Il tedesco Faz afferma che è un “colpo basso all’Italia”. Sul quotidiano economico Handelsblatt campeggia già la dichiarazioni di Berlusconi in merito a questa notizia: “Berlusconi furibondo per il declassamento dell’Italia”.

La scure di Standard & Poor’s sul debito pubblico italiano

 Il tanto temuto declassamento è arrivato: Standard & Poor’s ha provveduto a ridurre il rating relativo al debito pubblico del nostro paese da A+ ad A, sottolineando la fragile situazione politica e la debole crescita economica, due elementi che stanno limitando la capacità di reazione alla crisi. Anche l’outlook è stato giudicato come negativo, dunque non sono esclusi nuovi tagli nei prossimi anni. Il parere dell’agenzia americana è stato piuttosto chiaro, il consolidamento del bilancio viene visto come molto “lontano”, inoltre il livello raggiunto dallo stesso debito è più alto di quanto ci si aspettasse. Non si tratta proprio di uno scenario incoraggiante, anche perché le sfide macroeconomiche che l’Italia deve affrontare sono serie.

Rating debito USA: la Cina chiede garanzie

 Negli Stati Uniti l’Amministrazione presieduta da Barack Obama è ufficialmente passata alla storia, negativamente però. Questo dopo che, per la prima volta nella loro storia, l’America non è più il Paese più affidabile al mondo; Standard and Poor’s ha infatti abbassato sabato scorso il rating sul debito degli Stati Uniti da “AAA” ad “AA+”.

Crack Parmalat: Standard & Poor’s dovrà pagare 784mila euro

 La vicenda che ha coinvolto Parmalat una decina di anni fa comincia a coinvolgere solo ora altri protagonisti: l’esempio più emblematico è quello di Standard & Poor’s, la celebre agenzia di rating, la quale è stata severamente condannata dal Tribunale di Milano. La sanzione consiste nel pagamento di ben 784mila euro e delle spese legali, una cifra enorme ma che trova un adeguato fondamento nei fatti. In effetti, la compagnia statunitense paga lo scotto di aver valutato in maniera erronea l’azienda di Collecchio dal 2000 fino a pochi mesi prima del fallimento, un errore che è costato molto salato.

Enel: Standard & Poor’s conferma rating, outlook negativo

 Dopo la revisione dell’outlook, da “stabile” a “negativo”, sull’Italia, l’Agenzia di rating Standard & Poor’s ha allo stesso modo modificato il proprio orientamento su alcuni dei colossi quotati in Borsa a Piazza Affari. Tra questi c’è anche Enel, sulla quale Standard & Poor’s ha da un lato confermato i rating, ma dall’altro ha variato l’outlook da “stabile” a “negativo”.