Facebook, la valutazione sale a cento miliardi di dollari

 Facebook Incorporated sta considerando in maniera piuttosto seria di aumentare di altri dieci miliardi di dollari la sua offerta pubblica iniziale: la valutazione del maggior social network al mondo salirebbe quindi a cento miliardi complessivi, una cifra davvero imponente. L’ipo in questione dovrebbe essere completata entro la fine di quest’anno, come è emerso da alcune indiscrezioni, anche se una tempistica esatta in tal senso non è ancora stata determinata con precisione. I cento miliardi in questione rappresentano una cifra doppia rispetto a quella preventivata a gennaio, quando la compagnia annunciò ufficialmente l’investimento di 1,5 miliardi di dollari da parte di Goldman Sachs.

Altroconsumo: in aumento le tariffe dell’acqua

 I due referendum sull’acqua non hanno modificato più di tanto la situazione del comparto idrico nel nostro paese. Come ha accertato l’associazione di consumatori Altroconsumo in una delle sue ultime indagini, infatti, l’aumento delle tariffe ha riguardato un po’ tutta Italia, con doppie cifre pericolose in tre città, vale a dire Palermo (+35%), Trieste (+25%) e Roma (+21%), una situazione che si può riscontrare anche in altri comuni. Una leggera stabilità dei prezzi, invece, è stata riscontrata a Catania, Potenza e Brescia. Come risultata da questa stessa analisi, inoltre, Firenze risulta essere la città in cui vi sono i prezzi più cari a parità di consumi, ovvero circa 503 euro all’anno; seguono a non molta distanza Arezzo, Pesaro e Pisa.

Rischio default multipli nell’area euro

 La grave crisi finanziaria che sta colpendo i mercati europei mette a rischio il rating nell’intera Unione Europea: l’agenzia di rating Moody’s ha sottolineato la precarietà della situazione e non sembra essere ottimista. Sembra che i mercati non siano assolutamente convinti delle capacità dei leader europei di tirar fuori dalla crisi i vari Paesi che si trovano in condizioni più critiche. I mercati finanziari hanno messo Italia, Spagna e ora anche Francia sotto crescenti pressioni e Moody’s lancia il monito.

Ocse: crisi del debito é grande minaccia mondiale

 Molti italiani sono stati “sedotti” ad acquistare il debito pubblico: al fine di ridare fiducia ai mercati, i tassi di prestito dell’Italia hanno raggiunto il 7%. Solo alcuni giorni fa sono stati emessi 567 milioni di euro di obbligazioni, un livello giudicato insostenibile nel tempo, per un paese che vive un momento di austerità, con un debito di 1.900 miliardi di euro (pari al 120% del suo PIL). La crisi debitoria che sta attraversando la zona euro costituisce la principale minaccia dell’economia, come sottolineato dall’Ocse nell’Economic Outlook reso noto nei giorni scorsi. Lo scenario presentato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha tagliato le proprie stime di crescita, indicando un forte rallentamento della ripresa mondiale.

Analisi Tecnica: Euro/Dollaro entra in una nuova fase

 Il rialzo iniziato i primi di Ottobre scorso ha spinto il cambio fino a quota 1.4240 per poi iniziare una discesa simmetrica alla fase di up-trend che sembra essere culminata a sua volta dove il movimento ciclico era iniziato; secondo i classici canoni dell’analisi di Hurst quello che vediamo sullo schermo è un ciclo intermedio neutro con top al centro che a sua volta chiude ed apre una fase di medio periodo sull’Euro/Dollaro.

Attualmente tracciando i livelli ribassisti di Fibonacci vediamo che i movimenti avuti sul grafico a 4 ore in termini di swing di prezzo sono stati coerenti con le statiche di ritracciamento e per questo quelle che ora sono le resistenze del mercato saranno valide per tutta la prima parte della nuova fase (circa 1 mese e mezzo).

Black Friday, gli americani tornano a spendere

 Si è parlato molto, negli Stati Uniti ma non solo, del cosiddetto “Black Friday” e delle sue conseguenze: le preoccupazioni finanziarie sono ancora forti, inutile negarlo, ma i consumatori americani hanno reagito con decisione. In effetti, i principali affari sono stati conclusi già nel corso di quella giornata, visto che si trattava del primo giorno dei saldi stagionali, dunque in molti non hanno voluto lasciarsi scappare delle occasioni imperdibili. Negozianti e clienti hanno avuto motivi importanti di soddisfazione. In particolare, le vendite sono state superiori di ben 6,6 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un incoraggiamento fondamentale in vista degli acquisti che verranno fatti a Natale.

Volkswagen, la leadership dipenderà dalle vendite di Skoda

 Skoda, la compagnia automobilistica ceca che venne salvata dal fallimento del comunismo da Volkswagen Ag, punta a una crescita doppia rispetto a quella del colosso tedesco: l’obiettivo del gruppo di Plzen è quello di dar vita alla nuova macchina popolare, dopo i recenti sforzi che sono stati profusi in tal senso da Wolfsburg. La trasformazione a cui si sta facendo riferimento dovrebbe avvenire proprio nel corso di questa settimana, quando il brand lancerà la nuova Citigo, una vettura compatta e urbana, con un prezzo piuttosto abbordabile per quel che concerne la Repubblica Ceca, vale a dire meno di diecimila dollari. La sfida della Skoda è una chiave di volta importante proprio per i piani commerciali di Volkwsagen.

Termini Imerese, presidio permanente degli operai

 Mentre il ministero dello Sviluppo economico sotto la guida di Corrado Passera sta lavorando per trovare al più presto una soluzione sulla vicenda Termini Imerese, prosegue il presidio permanente dei metalmeccanici dello stabilimento che, ricordiamo, ha cessato definitivamente la produzione automobilistica giovedì scorso. Organizzato un tavolo riunito dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera al quale é stata convocata anche la Fiat, i sindacati, Dr Motor, Invitalia e Regione Sicilia, un incontro che potrebbe rappresentare una svolta per la vertenza dello stabilimento.

Fitch: declassamento e outlook negativo per otto banche italiane

 Resa dei conti per otto istituti italiani: la discesa dei tassi di interesse e al contrario, l’aumento dei costi della raccolta hanno messo alle strette le banche italiane di media dimensione, che si trovano così a fare i conti con il giudizio dell’agenzia internazionale Fitch, che ieri ha rivisto al ribasso la valutazione a lungo termine e l’outlook di alcune banche nostrane. L’Italia “probabilmente è già in recessione” sottolinea l’agenzia di rating Fitch in una nota. Tempi duri e outlook negativo per Bpm, Popolare di Sondrio, Credito Emiliano, Credito Valtellinese, Bper, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza e Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio.

Una settimana da incubo per lo Standard & Poor’s 500

 Era addirittura dal 1932 (ai tempi della Grande Depressione e del New Deal) che le azioni americane non subivano una debacle come quella di questa settimana, il peggiore preambolo al Ringraziamento per l’indice Standard & Poor’s 500 da quasi ottanta anni appunto: inutile aggiungere che la crisi economica dell’eurozona l’ha fatta da padrona, con i policy makers americani che non sono riusciti a trovare un accordo sulla riduzione del budget federale. I peggiori cali sono stati quelli di Bank of America, di Hewlett-Packard e Caterpillar, con almeno 7,6 punti percentuali in meno, i quali fanno comunque riferimento al Dow Jones Industrial Average.

Bankitalia: Visco chiede intervento per i giovani

Non c’è una ricetta per uscire dalla crisi – avverte – bisogna solo lavorare molto, ascoltare e riflettere. Ascoltare i giovani, che sbagliano quando chiedono.

È la volta di Ignazio Visco, il governatore di Bankitalia sottolinea la necessità dell’Italia di uscire dall’euro, di improntare la politica su un rigido sistema di bilancio, ma soprattutto di investire nei giovani. Si studia poco e si studia male, non sono pochi i laureati più capaci che decidono di “fuggire” all’estero dove il loro lavoro viene maggiormente remunerato. Il neo Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nel corso del suo intervento alla rassegna “Investire in conoscenza: giovani e cittadini, formazione e lavoro” riporta l’aneddoto di Federico Caffè, il quale diceva sempre che bisogna avere il coraggio di riformare, non quello di difendere posizioni preesistenti.

Bot e Cct, i rendimenti volano al 6,5%

 Nel week end i BoT a sei mesi e i CTz a 24 mesi, hanno raggiunto rendimenti che hanno impressionato: i Buoni semestrali sono stati venduti per 8 miliardi al 6,504% (+2,969% rispetto al 3,535% dei BoT collocati solo un mese fa). I CTz biennali per 2 miliardi hanno raggiunto il 7,814% (+3,186% contro il 4,628% dell’asta precedente). E’ come se sulle scadenze a corto raggio gli investitori chiedessero di essere meglio remunerati rispetto alle scadenze a lungo termine. Chiudere le aste a qualsiasi costo: é questo l’obiettivo dello Stato, e i rendimenti sono letteralmente schizzati. Per acquistare un BOT gli italiani in questo contesto hanno bisogno di maggiori garanzie o perlomeno rendimenti più elevati. La manovra aggiuntiva del neo premier Monti, sembra essere più indirizzata sull’imposizione di nuove misure fiscali che su un sistema che incentivi la crescita economica.

Meglio investire in Btp o nell’Oro?

 Se c’è una domanda abbastanza condivisa nell’ultimo periodo è proprio questa; con i rendimenti dei Btp così alti è meglio investire in titoli di Stato o nei classici Lingotti d’oro? La realtà però è che come quasi sempre non esiste una risposta visto che la domanda è sbagliata.

I due mercati (uno il Mot e l’altro dei Metalli Preziosi) sono estremamente differenti proprio per come i prodotti finanziari sono strutturati; le influenze sui valori dei due diversi prodotti sono completamente diverse e sopratutto l’aspetto più importante è che il grado di rischio è completamente diverso.

Mentre sui titoli di Stato il rischio è determinato in pratica dal rating ad esso collegato, sul mercato del Gold ci si basa sulle previsioni ed il grado di rischio è pari a qualsiasi altro strumento finanziario, con però il vantaggio che storicamente stiamo parlando di uno degli up-trend più stabili nella storia.

L’Islanda si oppone al piano del miliardario Huang Nubo

 Il governo islandese ha ufficialmente rifiutato al miliardario cinese Huang Nubo il permesso di acquistare un terreno nella parte settentrionale dell’isola scandinava: la motivazione è presto detta, un trasferimento di proprietà di questo tipo sarebbe incompatibile con le leggi che vigono in questo Stato. Dunque, Reykjavik non consentirà a questo investitore asiatico così facoltoso di farsi avanti con la sua compagnia, la Beijing Zhongkun Investment Group. In pratica, l’intenzione di Huang era quella di acquisire un terreno di circa trecento chilometri quadrati, almeno è questo quanto trapela dal Ministero degli Interni.