Enel e la strategia per ridurre il debito: forse in vendita anche la rete gas

Al via la strategia di Conti per ridurre i debiti: vendita della rete ad alta tensione e probabilmente anche della rete gas per dedicare maggiori sforzi alle energie rinnovabili (ricordate la centrale ad idrogeno che sarà realizzata a Venezia?). Per la dorsale ad alta tensione la principale interessata è Terna, la società che già possiede il 98% della trasmissione elettrica nazionale, con cui la trattativa sarebbe già in corso. L’operazione frutterebbe ad Enel 1,5 miliardi di euro.

Conti ha negato che si tratti di una trattativa in esclusiva, ma per il momento l’unica offerta ad essere valutata è quella di Terna; qualora la trattativa non dovesse portare i risultati voluti allora saranno valutate altre offerte. La parte di rete elettrica ancora non in mano a Terna è di 19 mila chilometri.

Ma Conti non si accontenterebbe e sembra che stia pensando di mettere in vendita anche la rete gas. Enel possiede attualmente 30 mila chilometri di rete, grazie ai quali serve 1200 comuni, il 12% dell’utenza nazionale.

Enel inaugura il cantiere per la prima centrale a idrogeno mondiale

Sarà a Venezia la prima centrale a idrogeno mondiale a produrre energia a taglio industriale, per la precisione nel polo di Marghera. Ieri è stato aperto il cantiere che entro un anno si trasformerà in un una centrale in funzione ed entro un anno e mezzo l’energia prodotto sarà in commercio.

La centrale costa all’Enel 47 milioni, di cui 1 è arrivato come contributo dalla regione Veneto. Produrrà 16 Megawatt grazie alla turbina General Electric mossa dall’idrogeno e la sola sostanza che rilascerà nell’aria sarà vapore acqueo.

La centrale a idrogeno sarà in grado di coprire idealmente il fabbisogno di 20 mila famiglie circa. L’ad di Enel, Fulvio Conti, ha ricordato il piano della propria società che prevede 6,8 miliardi di investimenti, più di 4 mila megawatt di capacità in più e 600 milioni per le energie rinnovabili, il tutto entro il 2012.

Blue Chips italiane: Telecom, Enel e Fiat

Per chi gioca a poker le blue chips sono le fish blu, quelle che hanno il valore più alto. La borsa è in effetti un gioco d’azzardo e le blue chips sono le azioni “meno azzardate”, quelle più sicure, perchè delle grandi società, con una storia alle spalle di solidità e stabilità, e, in teoria, una garanzia per chi vi investe.

Le blue chips sono così definite in base al volume degli scambi che le riguardano e alla loro popolarità, quindi della loro presenza nei portafogli degli investitori. Sono tutte società ad alta capitalizzazione. Le blue chips appartengono principalmente agli indici S&P Mib e Midex, e sono 84 circa, per una capitalizzazione totale pari a 772 miliardi.

Nelle scorse giornate i mercati sono nuovamente scesi al ribasso, fino a registare nuovi minimi dell’anno. Attendersi una ripresa dei mercati a breve risulta improponibile, quello in cui è possibile sperare è un mese di marzo ed aprile senza brutte sorprese e con “un po’ di respiro per la borsa”. Vediamo come si stanno comportando alcune tra le principali blue chips italiane e cosa potremme aspettarci nel prossimo futuro.

Enel vola grazie a Endesa

Enel chiude il 2007 con i ricavi e gli utili in crescita: secondo i dati preliminari il gruppo ha registrato un +13,2% nei ricavi, a 43,6 miliardi di euro contro i 38,5 del 2006. Il margine operativo lordo ha superato i 10 miliardi di euro con un incremento maggiore del 25%. L’indebitamento finanziario netto si è attestato a 56 miliardi di euro, in conseguenza all’acquisizione del 67,5% del capitale sociale di Endesa.

Come sottolineato da Fulvio Conti, amministratore delegato, malgrado Endesa sia stata consolidata proporzionalmente solo a partire dall’ultimo trimestre, il suo contributo si è già fatto sentire. Il balzo del margine operativo lordo ha permesso di confermare il dividendo a 0,49 ad azione, cosa che molti analisti ritenevano improbabile.

Il dato sull’indebitamento stona tra gli altri, ma è dovuto alla campagna acquisti portata avanti da Enel in Spagna in cordata con Acciona, costata 27 miliardi. Anche sul fronte russo l’Opa su Ogk-5 potrebbe costare altri 2,5 miliardi. Alcune case di rating in vista della attesa crescita dell’indebitamento avevano già rivisto al ribasso le raccomandazione, ma Fulvio Conti si è detto sicuro che già a partire dal 2008 il debito possa cominciare a ridursi.